“Il jazz di oggi, e ancor più quello di domani, è frutto della creatività post-globale. La sua evoluzione, non dipenderà più solo dalla scena di New York, Los Angeles, Londra o Berlino ma da quella di Lima, Abidjan o Baku; dalle nuove tecnologie; dalla diffusione tramite le piattaforme TikTok, Twitch e YouTube; dall’Intelligenza artificiale, per arrivare ad una totale ibridazione” Mario Ciampà Direttore artistico RJF
Si è aperta con l’esibizione di Lakecia Benjamin, nella serata del primo novembre 2024, la 48 edizione del Roma Jazz Festival, una manifestazione sempre più specchio di culture e tecnologie, strumenti analogici e piattaforme digitali, crocevia di un’umanità costantemente in movimento dentro e fuori i confini del corpo fisico.
Luoghi divengono storie, vite si intrecciano sino ad una messa a fuoco vividissima di volti appartenenti a uomini e donne, voci che accompagnano l’ascoltatore migrante in questo viaggio tra i mondi.
L’Auditorium Parco Della Musica Ennio Morricone, la Casa Del Jazz e il Monk sono le alcove ricorrenti di questo lungo pellegrinaggio tra i suoni che si concluderà il 23 novembre di quest’anno (ma ci sarà anche una postilla più in là nel tempo con il recupero il 23 aprile 2025 del concerto di Kamasi Washington).
Con le sue 3 nomination ai Grammy, Lakecia (alto sax) è una delle figure di spicco di quel nuovo corso del jazz sempre più contaminato dalle più disparate influenze, dal funk all’R&B, correnti musicali che non hanno mancato di riproporsi in modo armonico nel suo magnifico album del 2023 “Phoenix”.
All’Auditorium giunge accompagnata da una band coesa e affiatata di brillanti musicisti: EJ Strickland alla batteria, Oscar Perez al piano e Elias Bailey al contrabasso, ciascuno dei quali non è manchevole di tempo e spazio per imprimere la propria impronta caratteristica al flusso sonoro.
La Benjamin scivola sul palco come una cometa, ammaliando il pubblico con il suo abito d’oro scintillante, dialogando a più riprese con i suoi pensieri e le sue paure, coinvolgendone le coscienze in una danza che è empatia, pace, gioia, vita.
Il sax si insinua tra le pieghe dell’anima, ne mescola e rinsalda le fratture, grida tanto quanto la voce di Lakecia una rinascita della luce nel cuore dell’umanità.
«Volevo creare un album, Phoenix, che rifletta i tempi in cui viviamo, a livello spirituale ed emotivo e raccontare una storia in cui gli ascoltatori si possano identificare – racconta l’artista -. Mi sento come una fenice, e so che tutti ci sentiamo così. Chiunque al mondo, in questo preciso momento, combatte le sue battaglie, con i suoi alti e bassi, da cui costantemente impara. È la natura umana. Dobbiamo tutti risorgere dalle nostre ceneri. E la musica può esorcizzare i nostri mali». – Lakecia Benjamin.
Articolo del
04/11/2024 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|