La stagione del Rock Progressivo italiano dei primi Anni Settanta torna a vivere grazie ad un Festival organizzato qui all’Auditorium, articolato in tre serate, tutte molto interessanti.
Salgono sul palco per primi gli Osanna, il gruppo rock napoletano guidato da Lino Vairetti, chitarra e voce, che esordisce con un ricordo di Claudio Rocchi, artista appartenente alla stessa generazione, scomparso proprio qualche giorno fa. Anche Claudio avrebbe dovuto esibirsi nella terza serata di un festival che aveva organizzato con l’entusiasmo di sempre, malgrado il male che lo aveva colpito e che non gli garantiva un futuro. Allora gli Osanna quasi si sostituiscono a lui e gli dedicano una splendida versione di La realtà non esiste, un piccolo gioiello nascosto, una slow ballad” preziosa inserita in Volo Magico N° 1, un gran bel disco di Claudio Rocchi del 1971. L’interpretazione di Lino Vairetti è assolutamente all’altezza del valore della canzone e al termine del brano Lino è visibilmente commosso e augura un “Buon viaggio!” al fratello Claudio. Poco dopo gli Osanna iniziano in loro concerto con Animale senza respiro, un brano tratto da Paleopoli un album del 1973. Seguono Mirror Train e Taka Boom in un misto di hard rock, musica progressiva e fusion che nel fragore il suo tratto distintivo. Da segnalare la presenza fra gli Osanna di uno special guest eccezionale come David Jackson dei Van Der Graaf Generator che fornisce all’esibizione della band un contributo esaltante sia al sassofono che al flauto traverso. I continui scambi fra i gruppi del Rock Progressivo inglese (King Crimson, Emerson Lake & Palmer, VDGG e Gentle Giant) e le realtà emergenti della scena italiana dei primi Anni Settanta è stato un fenomeno da non sottovalutare per meglio capire lo spessore artistico e la fertilità sul piano compositivo e delle idee musicali, che ha segnato in positivo quel periodo.
Un brivido di commozione attraversa il pubblico quando gli Osanna eseguono L’Uomo dal disco omonimo del 1971, una lunga suite che alterna parti solo strumentali ad una sezione vocale di carattere epico e fortemente profetica nelle liriche. Il brano è infarcito di citazioni hendrixiane, come Purple Haze e dall’intervento al sax di David Jackson che esegue Theme One, un classico del repertorio VDGG. A metà concerto sale sul palco un’altra vecchia conoscenza: Gianni Leone de Il Balletto di Bronzo e ci regala uno straordinario assolo alle tastiere che porta nuova linfa al concerto. Personaggio trasgressivo e irriverente, anche lui napoletano di origine, con gli Osanna fino al momento in cui decise di formare una band tutta sua, Gianni Leone morde la scena grazie ad un live act effervescente che ricorda il glam rock e per merito anche di una perfetta intesa con Lino Vairetti con cui è sempre rimasto in contatto. Molto intensa l’esecuzione di Everybody’s Gonna See You Die, rock frenetico dotato di una ritmica incalzante, seguita da altri due brani tratti da L’Uomo, ballate davvero belle e senza tempo come In un vecchio cieco e Vado verso una meta. Lino Vairetti mescola con assoluta disinvoltura italiano, inglese e dialetto napoletano in un’orda selvaggia di suoni che ricordano l’epoca delle prime sperimentazioni in musica, un periodo indimenticabile, fatto di incursioni visionarie nel futuro.
Pochi minuti dopo entrano in scena due figure davvero insostituibile per il movimento italiano di rock progressivo: Vittorio Nocenzi e Francesco Di Giacomo alias Banco del Mutuo Soccorso, formazione romana che può contare su una storia musicale davvero importante , insieme alla P.F.M. uno dei gruppi italiani più conosciuti all’estero. Si esibiscono con l’ultima edizione del Banco, quella che vede l’apporto di Filippo Marcheggiani alla chitarra ed eseguono brani storici come ad esempio Canto nomade per un prigioniero politico tratta da Io sono nato libero del 1973 e come 750.000 anni fa...l’amore? tratta da Darwin, un concept album del 1972, considerato da diversi critici musicali una delle migliori opere rock di tutti i tempi. La vocalità profonda di Francesco Di Giacomo, il suo lirismo epico, si innestano ancora a perfezione con il tessuto musicale che si dipana attraverso il pianoforte e le tastiere di Vittorio Nocenzi, all’interno di un discorso musicale che non conosce confini, che non accetta limiti e che spazia fra musica classica, hard rock, free jazz e - per quanto riguarda i testi - forme di pura poesia. Le parti strumentali - fatte di lunghe suite elettrizzanti che danno un senso al viaggio musicale improntato alle liriche di Francesco Di Giacomo - superano le parti cantate e il concerto ci riporta a quelle soluzioni armoniche, fatte di continue sovrapposizioni e cambi di ritmo, che hanno caratterizzato i primi anni Settanta. Anche Francesco Di Giacomo, a nome di tutta la band, ricorda con un velo di tristezza la scomparsa di Claudio Rocchi, “uno di noi, uno della nostra generazione” e la serata è interamente dedicata a lui.
Il concerto prosegue ma - al momento della esecuzione di Non mi rompete, un altro classico del Banco, tratto da Capolinea - entra in scena anche Rodolfo Maltese, ex Homo Sapiens, chitarrista storico della formazione, che ritrova per l’occasione i suoi compagni di avventura. Il tuffo nel passato continua senza mai interrompersi ed ecco che arrivano nell’ordine L’Evoluzione, il brano di apertura di Darwin, che viene dedicata a Pier Vittorio Tondelli, importante scrittore e saggista italiano morto nel 1991, e R.I.P.”(Requiescant In Pace), tratta da B.M.S.. Il pubblico è letteralmente in delirio, ma i tempi sono stretti e l’esibizione di due band come Osanna e Banco è già andata oltre i soliti limiti d’orario che regolano l’attività dell’Auditorium. Omaggiati a gran voce dal pubblico i componenti del Banco, vecchi e nuovi, salutano e ringraziano caldamente i presenti e Francesco Di Giacomo saluta tutti con un “Siate moderatamente felici!"
Articolo del
27/06/2013 -
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