BENVENUTO SU EXTRA! MUSIC MAGAZINE - La prima rivista musicale on line, articoli, recensioni, programmazione, musicale, eventi, rock, jazz, musica live
|
|
|
DePookan
“Sang et Cendre”
di
Domenico Capitani
|
Parliamo di questo secondo disco del progetto DePookan: esce “Sang et Cendre” a rompere un silenzio di oltre 30 anni. Tra cultura celtica, suono world e quel rock dei bassifondi indipendenti. C’è un filo sottile che unisce la realtà dal rituale fantastico. E in questo disco, quel filo unisce la razionalità di un suono che attinge dal mondo al costume celtico di un futuro che mi appare distopico e tornato alle primigenie modalità di esistenza. Siamo qualche millennio oltre l’intelligenza artificiale: vedo però spade e fiaccole accese, linguaggi nuovi, e mondi sonori dove i Balcani e highlands scozzesi sembrano far parte della stessa cultura, pur conservando sempre una propria identità. E così “Talyesin Merlino”, primo singolo estratto, sembra proprio il manifesto di questa trivialità antica, di linguaggi nuovi inventati dalla portavoce di tutto, Susy Berni, che mostra anche una recitazione vocale che mi affascina, mi fa “vedere” questo disco, mi ci fa entrare dentro. E le percussioni che cavalcano rituali e il muro di suono che sembra fatto di anfibi e stivali, di fucili protonici e spade e cavalli. E poi? Provate a scorrere al brano successivo. Troviamo “Eleen Aroon” e subito ci troviamo in Turchia, ci troviamo nell’antica Persia tra vasi decorati e castelli da cui fuggire. Come dentro le sfumature arabe di “Schule Agra” che precede il vero punto nevralgico del disco che, al mio ascolto, è “En Mes Pays” dove viene messo di tutto: dal rock epico a stelle strisce fin dentro il mantra che Susy Berni ripete come incantata da magie oscure per tutto l’inciso. E così via… la produzione dei DePookan che rompono un silenzio discografico durato per oltre 30 anni è notevole, mai persa dietro soluzioni comode e densa di rimandi, di contaminazione, di mescolanze che sulle prime ci sembrano impossibili. Si pensi alla suite finale titolata “Peace” dove l’arcano e l’umano primitivo si incontrano e dove il suono davvero si avventura in ricerche e libertà di forme… restando dentro la sintesi, valore di merito per questo disco. Si deve guardare. Non si può lasciare da parte la potenza cinematica di questo lavoro. Anzi, probabilmente, su disco, possiamo apprezzare la minima parte dei DePookan.
Articolo del
22/10/2025 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|
//www.youtube.com/embed/fKOw9-6VP84?si=wnQi4CMw1R8amyMB
|
|
|
|
|
|
|
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|