Quindici tracce intense, toccanti, provocanti quelle dell’album che contiene la colonna sonora del film “I diari di mio padre”, realizzata da Iosonouncane (al secolo Jacopo Incani), un album che fa parte della collana Il suono attraversato, che raccoglie le musiche scritte negli ultimi anni dall’artista per il cinema e il teatro.
Uscito nel mese di settembre 2025 per l’etichetta Tanca, l’album è la perfetta descrizione musicale del lavoro cinematografico di Ado Hasanovic che racconta l’agosto del 1993, quando Bekir Hasanović, il padre, documenterà con una videocamera la quotidianità a Srebrenica nei terribili giorni della guerra e della pulizia etnica.
Nel documentario Il figlio Ado utilizza i diari e i filmati girati da Bekir per rappresentare la figura paterna e mostrare come lo stesso fosse riuscito a sopravvivere alla “Marcia della morte”, la fuga collettiva di quasi quindicimila bosniaci che dalla zona di Srebrenica si mossero per arrivare tre giorni dopo a Potočari, dove si trovava la forza ONU che avrebbe dovuto proteggerli e invece non lo aveva fatto né, purtroppo, lo fece.
Ne arrivarono meno della metà e a trenta anni dal genocidio (era il 1995) da quella terra martoriata ancora emergono nuovi corpi, quasi a ricordare una tragedia minimizzata in Europa, e che oggi si sta ripetendo in altre parti del mondo.
Il lavoro musicale di Iosonouncane si snoda nella rappresentazione dei vari momenti nel documentario dimostrando però sempre una grande unitarietà espressiva.
Il pezzo iniziale, “VHS”, denso di vibrazioni e modulazioni, pur indefinito, suscita un senso di smarrimento e di malinconia diffuso mentre “Funerali” è ben più descrittivo, con l’inizio che ricorda il suono della campana, e i successivi suoni di synth che richiamano alla mente un armonium, pezzo breve ma intenso con una melodia delicata che si snoda sul sottofondo per abbandonarsi agli echi finali.
Bella l’introduzione del contrabbasso in “Bekir” e la conseguente melodia, suonata da una melodica (clavietta) che sembra quasi una voce che racconta una storia, una melodia che poi verrà ripresa in “Srebrenica”, in modo più chiaro, nitido, con un accompagnamento di cori synth.
Suoni che rimbalzano con un effetto particolare al quale contribuisce la melodia, in “La confessione”, mentre si risolve in una riflessione musicale “Campane”, con quell’indugiare esteso, quasi una ricerca ipnotica sospesa nel tempo.
Letteralmente una scansione sonora il pezzo “Ultimi diari”, con quei suoni ambientali che si innestano sul sottofondo assillante, capace di suscitare emozioni importanti, ben diverso da “Deportazione” con le sue continue espansioni e allontanamenti, quasi un respiro, con voci occultate che si perdono nei suoni profondi del finale.
Vale la pena di osservare che l’album non è una semplice, anche se ben congegnata, somma di pezzi, ricavati da melodie e suoni ambientali sapientemente costruiti.
È invece la risultanza di un processo di produzione musicale basato su un procedimento culturale profondo, che ha visto il campionamento di alcune parti del Requiem (K626) di Mozart, l’isolamento di alcuni passaggi, poi rallentati, con l’aggiunta di stratificazioni synth, ma anche la creazione del tema musicale del film, quello che si può ascoltare in “Bekir” e “Srebrenica”.
Nel complesso il lavoro di Jacopo Incani si rivela una composizione strumentale di alto profilo artistico, realizzata da un artista coraggioso che ha voluto trasfondere in musica non solo la memoria, ma anche le emozioni catturate dalla videocamera di Bekir Hasanovic, il padre del regista, durante l'assedio di Srebrenica. Da ascoltare, per non dimenticare.
TRACKLIST 1. VHS 2. Funerali 3. Bekir 4. 02 agosto 1992 / Separazione 5. Fatima Fuma 6. Feriti 7. Il Silenzio di Bekir 8. Srebrenica 9. La confessione 10. Campane 11. Casa Pazza 12. Ultimi Diari 13. Deportazione 14. DNA 15. Fatima
Articolo del
02/10/2025 -
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