A Quiet Guy “Copri estranei”   di Domenico Capitani

Sono paesaggi, momenti, infrazioni allo scorrere del tempo. Sono fratture alla velocità, sono ostacoli alla fretta. È un esordio che vi consiglio di fermare tra le vostre mani. Alessandro Mogni in arte A Quiet Guy reindirizza il suono verso visioni di provincia e ci regala un disco spettacolare come “Corpi estranei” dentro cui deve bastarci la sola chitarra elettrica e pochissimo altro dettato un’elettronica raffinata. Sono finestre dentro il sentire della vita quando finalmente ci si ferma un poco… Mi sarei atteso un video prima di tutto visto la potenza cinematica di ogni singola traccia. Gli ostinati inquietati alla Lynch che troviamo dentro “S.1 e.4 Una questione irrisolta”, le rese incondizionati alla monotonia di un paesaggio di frontiera osservato da un vetro finestra durante un giorno qualunque, di pioggia magari di “S.1 e.1 Nessun prologo”… spiragli di abitudini rock dentro “S.1 e.6 Amore, è un cane che si morde la coda” (torna sempre il messaggio di ciclicità) dove appaiono soluzioni più strutturate e dinamiche, una cassa in battere che da il tempo e nervosamente attende l’epilogo di qualcosa che in forma di loop mai si rivela. E il disco inizia come finisce o anche il contrario: è un eterno loop nel modo e nelle visioni. Non è un caso che tutto si chiude con un titolo come “S.1 e.7 Il principio”. Erano strutture per arricchire un reading, era un modo per sopravvivere alla provincia della Pianura Padana, erano e sono tutt’ora un rifugio anche per me che lo ascolto di continuo. Un disco davvero ispirato. Non ha niente di nuovo e di sconvolgente. Ha tutto di personale. E non servono chissà quali trovate sonore e di scrittura quanto si ha tanto da dire… Articolo del  07/03/2025 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati