Sembra irlandese, decisamente inglese a tratti, sembra new wave ma anche molto deve a forme di pop rock radiofonico. E vince nei suoni grezzi ai bordi. Esce “Solipsistic Horizon” il nuovo disco degli OBICI ovvero il duo formato da Francesco Armani e Maurizio Viviani. E se la ricerca di una dimensione utopica è il centro, il suono allora pare fermo, granitico, deciso, come fosse scavato nella pietra a forgiare antiche testimonianze. È un ascolto che sfida i tempi moderni e colora di grandissima ispirazione mezzi decisamente rock, analogici, quasi da vinile degli anni ’90.
Partirei dal brano "Catafalco", unico in italiano. Ho come l'impressione che anche qui la voce richiami tinte esterofile vero? Brano in italiano cantato da Maurizio che ha vissuto per anni a Londra e ha suonato in gruppi che cantavano solo in inglese. Più che esterofilia la definirei assenza di prese di posizione e libertà creativa totale.
Siete molto apolidi, restando sul tema. Non so se il noise inglese e berlinese o l'underground americano. Voi che ne dite? Sono tutti territori che abbiamo frequentato. Tra tutti i sicuramente sceglierei l'underground americano anche perché è provinciale come lo siamo noi e infatti l'ho sempre sentito vicino alla mia essenza. Siamo apolidi e ce ne vantiamo in quanto abbiamo lasciato che tutto fluisse dentro questi pezzi senza nessun preconcetto.
Che poi si ha sempre il pregiudizio di trovare intimità, "chiusura" dentro scenari di provincia e di confine come il vostro. Da dove arriva la vostra contaminazione? Ha una ragione precisa? Come ho accennato, al contrario è spesso la provincia che guida le più estreme avanguardie. Dopotutto i Nirvana erano un gruppo di provincia oppure, volendo esagerare, pensiamo al Black Metal norvegese degli anni 90... Personalmente ho combattuto e combatto tuttora con la provincia che è dentro di me e questa battaglia, la voglia di negare sé stessi pur non potendolo mai fare fino in fondo, è la benzina per spingersi sempre più lontano.
Perché temi sul solpsismo, sulla dimensione solitaria anzi unica dell'io? Sentite sia un cuore ormai decentrato della società moderna? Il titolo si riferisce in particolare alle tematiche dei testi ed è stato scelto ad opera finita. Si tratta quindi anche di un'ammissione di colpa, scusate se ho parlato troppo di me! Ma è anche vero che siamo sempre più chiusi in noi stessi, nonostante le relazioni in tempo reale che la tecnologia ci permette. Inoltre siamo sempre alla ricerca dell'approvazione altrui a discapito di quello che siamo realmente. Quindi penso possa essere un valore universale questo percorso che attraverso il fallimento, la scalata e la vetta ci fa ritrovare un'immagine più nitida di noi stessi.
Dal vivo come si risolve tutto questo suono? Dal vivo siamo diventati un trio grazie ad Andrea Villi che suona la chitarra con noi. Riproporre questi brani come sono stati registrati sarebbe impossibile in visto il numero di tracce sovrapposte, quindi abbiamo deciso di proporre una versione diversa, ma coerente, dei brani: Più semplice, più diretta, più rock!
Articolo del
11/12/2024 -
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