Uscito il 23 ottobre 2024, per l’etichetta The Beat Production (produzione realizzata nell’ambito del progetto Lazio Sound, finanziato dalla Regione Lazio e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri) e anticipato dal singolo “Shell of Fears”, “EX SYNC”, il primo album dei biVio, band internazionale di Roma con uno stile particolare ricco di contaminazioni derivate dal rock e dal folk, con significativi sound di sintesi.
biVio è un gruppo costituito da Natalia Bacalov (voce e violoncello), Martin Sevrin (voce e chitarra), Homero Prodanm (voce e basso) e Lorenzo Capparucci (batteria), che con questo album regala all’ascoltatore un prodotto musicale di altissimo livello artistico e tecnico, con una pluralità stilistica derivante da molteplici e percepibili influenze.
Il gruppo nasce nel 2018 a Parigi, come duo, dato dall’incontro della cantante Natalia Bacalov con il chitarrista Martin Sevrin; trasferitisi a Roma nel 2020, iniziano a produrre e arrangiare i loro primi pezzi inglobando prima il bassista argentino Homero Prodan e successivamente il batterista Lorenzo Capparucci, grazie al quale la sezione ritmica del gruppo viene a consolidarsi.
I biVio pubblicano nel 2021 due live session, nel 2022 vincono a Lazio Sound nella categoria “Songwriters heroes”, esibendosi successivamente in concerto sia in Italia (Milano, Roma, Faenza, Torino) che all’estero, fra l’altro al prestigioso Sziget Festival di Budapest, proseguendo poi la carriera artistica con la pubblicazione di vari singoli e con altre esibizioni.
EX SYNC è quindi il primo album di inediti dei biVio, composto da undici brani.
“Clessidra”, il primo pezzo, ha un’intro particolare di chitarra con sonorità urbane che poi sfociano in una trama continua dove inizia il canto in doppio; gli ultimi trenta secondi, grazie al suono del violoncello che si mescola con le altre sonorità, divengono quasi un fluire nello spazio tempo, che si propone come viatico fra l’onirico e il reale per il resto dell’album.
Il secondo pezzo “Lockdown in heaven” è un progressive rock con una struttura particolare, una intro data dalla sola voce femminile abilmente armonizzata e che dopo quasi un minuto conduce l’ascoltatore alle significative parole “Lockdown in heaven” che, insieme alla musica, forniscono un senso di sospensione etereo.
“Shell of fears”, il singolo tratto da EX SYNC, ha una bella ritmica, possente, in alcuni tratti dance, in stile anni ’80 grazie anche ai suoni di synth vintage, dove le parole parlano di un rapporto particolare, di libertà limitata, di immobilità appunto all’interno di un guscio di lacrime.
“Igor (Take me far away)”, dedicata evidentemente a qualcuno che non c’è più, è una sorta di rimpianto, ma anche una speranza commossa di ritrovarsi, in qualche modo, grazie a un impossibile “clone”, con le parole di una voce modulata che si muovono all’interno di un ritmo serrato, di una musica fatta da melodie che si intrecciano, fra suoni acustici ed elettronici.
Brano oscillante fra la beguine, lo swing e altri pattern ritmici, “Down the fields” narra del recupero del tempo della natura, del recupero della propria stessa libertà, fatta di sensazioni che non riusciamo più a provare ormai presi da ritmi scanditi dalla tecnologia che ci pervade.
Abbastanza acustico il pezzo “Anoche Ayer”, introdotto da suoni ambientali a volte violenti, in spagnolo narra all’ascoltatore di ricordi vividi, fatti di dettagli, ricordando in questa che diviene una vera e propria elegia della morte, la “Canción otoñal” di Federico Garcia Lorca.
A ritmo di bolero “Questa non è una poesia” parla dell’indifferenza generalizzata della società odierna tracciando, grazie alla bella voce della cantante, “... l’eco lontana di una poesia // Che non si arrende e ci esorta a cambiare via...” e quindi facendo prefigurare una speranza per un futuro migliore con l’osservazione “...In mezzo a tante dissonanze c’è un’armonia ...”.
“Vague à l’âme” è il viatico per il brano successivo, tanto per la musicalità quanto per il testo, una sorta di inno alla ricorsività dei tentativi di fuga dalla propria stessa malinconia.
In “Le grand carrousel” le sonorità create grazie a inedite e arditissime distorsioni introducono a un pezzo metal, che con l’aumentare progressivo e parossistico della velocità strettamente connesso alle parole del testo, in francese, dà veramente l’idea della giostra, confluendo alla fine quasi in un rumore bianco.
“Pink way” è un reggae particolare, struggente, sospeso, con il motivo della chitarra che alla fine del pezzo si perde nell’etere lasciando intravedere spazi lontani e che nell’interludio apre uno spazio sonoro al basso sapientemente suonato.
Infine “Martin Eden”, il pezzo che chiude l’album, è un brano riflessivo e struggente, molto lungo, oltre sette minuti, con una bella intro proposta dalla voce libera e sostenuta solo dalla trama intessuta dalla chitarra, per passare poi a un primo robusto pattern ritmico, con un cambio pattern sulle parole “Farewell, farewell...”, scandite dalla bellissima voce femminile su un sottofondo musicale davvero potente. La seconda strofa ha lo stesso ritmo della precedente prima di confluire nuovamente, con il cambio di pattern, nell’inciso “Farewell, farewell...”. A metà il pezzo sfocia in una parte pressocché strumentale, molto elaborata, con la continua scansione delle parole “Martin” e “Eden”, per terminare con sonorità pressoché urbane su un tessuto quasi sinfonico.
Ispirato chiaramente dal romanzo di Jack London il brano musicale dei biVio, così come il romanzo, è un autentico inno alla volontà umana, confermato dalle parole “Free your inspiration // There's no time left to blame // Your lack of education // The hunger and the shame // So trust your dedication // The sparkle in your brain // Ready for perspiration” e dove “... the sparkle in your brain ...” tanto ricorda “... a myriad maggots of desire gnawing in his brain ..." dell’originario testo di London.
Con sonorità che ricordano alcune colonne sonore di Philip Glass, è sicuramente un piccolo capolavoro all’interno di un contesto, quello di tutto l’album, che regala all’ascoltatore orizzonti musicali impensabili.
LINE UP< Natalia Bacalov (voce, violoncello), Martin Sevrin (voce, chitarra), Homero Prodan (voce, basso), Lorenzo Capparucci (batteria)
TRACKLIST Clessidra Lockdown in heaven Shell of fears Igor (Take me far away) Down the fields Anoche Ayer Questa non è una poesia Vague à l’âme Le grand carrousel Pink way Martin Eden
Articolo del
11/11/2024 -
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