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Going Underground
06/12/2013 15.18.15
Almeno su Roma, siamo tornati agli albori. Quando ti affacci a concerti con 20-30 spettatori per gruppi che arrivano da oltreoceano c’è solo da constatare che non è per niente facile tenere accesa la fiamma della musica nell’ormai paludoso underground nostrano…
Il principio che ha sempre animato la c.d. musica underground è stato, all’origine, il bisogno di arrivare a un prodotto creativo attraverso una ricerca sonora fuori dai parametri commerciali tradizionali. Esiste ancora questa netta separazione di genere, o qualcuno ci marcia ancora pesantemente per mantere una sterile rendita di posizione?
Non conosco a fondo l’evoluzione della musica underground di altri posti che non siano Roma e dintorni. Da sempre ho osservato con interesse e rispetto le sollecitazioni che arrivavano alla nostra periferia dell’Impero, da Londra, da New York, da Parigi e da Berlino. La sopravvivenza in Italia di una cultura musciale indipendente è sempre stata ispirata da stili di vita e modelli creativi importati dal mondo anglosassone (punk, dark, mods e via dicendo), con una piccola particolarità da non trascurare: ad ogni diversa sfumatura di queste sottoculture, strettamente musicali, si è sempre associata una connotazione politica.
Al'inizio, i mitici anni ottanta, questo era giustificato dalla difficile e controversa situazione politica del nostro paese, fortemente condizionata dal dualismo tra comunisti e non comunisti, tra rossi e neri. In mezzo a questa tenaglia si sono mossi con difficoltà tutti i nuovi musicisti e creativi dell’epoca, dovendo sempre rispondere alla domanda: ma tu sei schierato? Sei di sinistra o di destra?
E’ una vecchia maledizione che ha permesso alle teste piatte (non solo a quelle rasate), di massificare anche il variegato mondo della cultura musicale underground con una forte connotazione di appartenenza politica (redskins vs skinheads, zecche vs pariolini, mods rossi vs mods non allineati). In Italia, nelle grandi realtà metropolitane, ancora sopravvive questo approccio ideologico e, quello che meraviglia di più, è che è stato tramandato a quegli sparuti giovani eredi delle diverse culture underground che si ritrovano a dover scegliere se schierarsi sul versante rosso o in quello nero.
E’, probabilmente, solo la coda nostalgica e decadente di un fenomeno, quello delle sottoculture musicali indipendenti, che si esaurirà per un fisiologico calo delle vocazioni, ma che ancora oggi esercita una certa influenza su un terreno creativo dove dovrebbero nascere le nuove idee innovative per dare nuova linfa alla musica e lo stimolo per nuove mode alternative.
Ad oggi, il nostro underground è ancora condizionato da questa eredità ideologica che pervade, più in generale, quasi tutti i settori del Belpaese. E’ questo un problema che si devono incominciare a porre i musicisti che vogliono dire qualcosa di nuovo, ma anche gli organizzatori dei concerti ,i giornalisti musicali e i cacciatori di talenti.
Quando l’affascinante mondo della musica underground comincia a puzzare di muffa è arrivato il momento di aprire tutte le finestre, sempre che si riesca ancora a stimolare la voglia del pubblico di scendere negli scantinati per scoprire nuovi mondi.
(f.b.)
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Dress Code
21/11/2013 13.38.59
L’attesissimo tour degli Arcade Fire è appena iniziato con le date nordamericane e già fa notizia. Ma non per gli infuocati sold out, quanto per una postilla annessa all’acquisto del biglietto: chi volesse partecipare ai loro concerti deve presentarsi vestito di tutto punto, giacca e cravatta per gli uomini, abito elegante per le donne.
Questa bizzarra richiesta è già valida per le prime date americane, mentre ancora non è noto ufficialmente il calendario delle date europee. Intanto nella loro prima uscita londinese, al Roundhouse, qualcuno dei fortunati partecipanti ha ovviato alla provocazione di Win Butler e co., mettendosi in maschera e aggirando in maniera surreale il dress code imposto dagli Arcade Fire.
L’iniziativa non è nuova e ricorda i capricci di Prince che per il suo “Purple Rain Tour” pretese che ogni partecipante ai suoi concerti indossasse almeno un indumento viola.
Ma quello che scatena le proteste successive all’annuncio degli Arcade Fire è quel tipo di pretestuosità tipico delle starlette da quattro soldi. Il gruppo canadese, dopo il costante e crescente successo degli ultimi anni, si poteva inventare qualcosa di più innovativo e coreografico, anche se da quello che trapela dall’entourage della band, tale richiesta è motivata dal vezzo di confezionare un homevideo della prossima tourneè dove il look del pubblico sia coerente con quello sfoggiato sul palco dai componenti degli Arcade Fire.
In realtà sarà curioso vedere se questa clausola del “dress code” elegante verrà applicata rigidamente e quali potranno essere le conseguenze agli ingressi dei cancelli quando decine o centinaia di spettatori muniti di biglietto dovessero essere lasciati alla porta perché non ritenuti all’altezza del vestiario richiesto per l’occasione. Sicuramente potrebbe nascere qualche problema antipatico, magari scoppierà pure qualche rissa, oppure si creerà quell’atmosfera nostalgica tipica delle discoteche in stile Club 54 quando dopo ore di fila si veniva scartati all’ingresso perché ritenuti non abbastanza cool per il prestigioso locale.
E se il tour dovesse toccare anche l’Italia cominciate a rispolverare il completino di Armani e di Dolce & Gabbana..oppure ancora meglio.. una bella maschera di Pulcinella
(f.b.)
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La bella e la bestia
19/11/2013 13.19.10
Ascoltando 'Long Time Gone', il primo singolo del disco Foreverly in uscita nei prossimi giorni e già disponibile in streaming, si può assaporare una ghiotta anteprima del curioso binomio tra Norah Jones e Billy Joe Armstrong.
E l’effetto è piacevole. L’idea del cantante dei Green Day di rendere omaggio agli Everly Brothers, uno dei gruppi seminali della grande tradizione americana, farà piacere non solo agli appassionati del rock delle origini. “Songs Our Daddy Taught Us”, il disco degli Everly Brothers uscito nel 1958, è stato di ispirazione a molti dei grandi chitarristi e compositori inglesi e americani degli anni sessanta.
Ma per ottenere il massimo risultato in questa operazione di raffinato revival, Billy Joe Armstrong aveva necessità di nobilitarlo con un’interprete di alto rango. Ed ecco perché, grazie ad un fortuito incontro tra i due durante uno show insieme a Steve Wonder, il cantante dei Green Day ha alzato il telefono e ha chiesto a Norah Jones di chiudersi per nove giorni in uno studio e registrare le tracce di Foreverly.
Un appuntamento al buio, come loro stessi lo hanno definito, che è stato facilitato dalla passione comune per gli Everly Brothers. Un fuori pista che rivela un lato nascosto di uno dei paladini del punk e conferma la grande versatilità della divina Norah
(f.b.)
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Polvere di stelle (anzi di Rockets)
17/11/2013 4.20.50
Per un breve periodo, soprattutto in Italia, i Rockets imperversavano in televisione con il loro look futuristico (ripreso ironicamente da Elio e le Storie Tese a San Remo nell’esibizione finale della “Terra dei Cachi"), inscenando spettacoli dal vivo carichi di effetti speciali e di raggi laser.
Lo “space rock” del gruppo francese era in realtà uno scimmiottamento a metà strada tra i Kraftwerk e i Cugini di Campagna, ma la loro versione di “On the Road Again” fu talmente azzeccata per quel periodo da lanciare i Rockets nelle parti alte delle classifiche nostrane, coronando il successo di vendite con la vittoria del Telegatto nel 1980 come miglior gruppo straniero.
Era un’altra epoca, e mentre oltremanica e oltreoceano esplodeva la new wave e si affermavano Bruce Springsteen e gli U2, l’Italia rendeva gli onori a questo gruppo di extraterresti destinato a scemare presto con la fine dell’effetto sorpresa e un loro veloce ritorno nell’anonimato. Oggi i Rockets tornano agli onori delle cronache grazie a una vicenda piuttosto squallida, una specie di truffa assicurativa alla Totò e Peppino.
Fabrice Quagliotti, uno dei superstiti della formazione originale, che vive in Italia, dalle parti di Como, è stato denunciato dalla Procura per simulazione di reato, avendo denunciato il furto dalla sua abitazione del disco d’oro e di quello di platino, riconoscimento dato ai Rockets grazie all’enorme successo di vendite di Plasteroid datato 1979. Per tale furto, avvenuto nel 2010, Quagliotti aveva già riscosso diecimila euro dall’assicurazione inscenando su facebook un appello affinchè fossero restituite le due reliquie per il loro enorme significato affettivo…. Ma il fatto più grave è che questa vicenda è venuta fuori perché, non contento del rimborso per il falso furto dei due dischi (d’oro e di platino), Quagliotti c’ha riprovato, senza successo, simulando il furto della sua Bmw che, in realtà, aveva affidato ad un immigrato per rivenderla in Senegal.
Un quadro desolante e decadente, da sottobosco criminale, così come da sottobosco musicale erano i Rockets, con i loro effetti speciali da extraterrestri della musica…
(f.b.)
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I suoi primi quarant’anni
16/11/2013 0.04.59
Come Jerry Hall negli anni sessanta, Kate Moss a cavallo dei due secoli ha rappresentato la perfetta congiunzione tra il mondo della moda e quello della musica, raffigurando ancora la sintesi di quell’icona femminile che tutti i grandi musicisti vorrebbero vedersi accanto.
La topmodel inglese è ormai una figura a se stante, in un periodo in cui le rockstar hanno perso lo smalto dei bei tempi, lei è rimasta sempre sulla cresta dell’onda forte di una incredibile e inarrestabile bellezza. A gennaio del 2014 la divina Kate compirà i suoi primi quarant’anni nel migliore dei modi: una copertina sul mensile Playboy che nello stesso anno festeggia il suo sessantesimo compleanno.
Una scelta simbolica che testimonia non solo un omaggio alla modella inglese ma anche la scelta di un simbolo femminile tutt'altro che remissivo e bamboleggiante. La biografia e gli scandali di Kate Moss sono strettamente interconnessi al mondo della musica e alla sua burrascosa relazione con il primo Pete Doherty con cui ha condiviso amore e droghe finendo sulle copertine dei giornali di tutto il mondo per la sua celebre sniffata che le costo l’annullamento di tutti i contratti.
Sembrano passati secoli, ma in realtà era il 2005. Oggi la Moss, oltre ad essere ancora ricercatissima per sfilate e set fotografici è anche ambita dai maggiori marchi di cosmesi in veste di testimonial e arriva a guadagnare 10 milioni di dollari l’anno.
La sua vita sentimentale si è clamorosamente stabilizzata quando è convolata a nozze nel luglio del 2011 con Jamie Hince, chitarrista dei Kills e si è presa anche la briga di assumere il ruolo di madrina dei figli di Paul Simonon (bassista dei Clash).
Un quadro rassicurante che le permette di togliersi lo sfizio di posare senza veli alle soglie di quei tanto temuti quaranta che fanno tremare le donne di mezzo mondo. E mi sa che questa volta, dai tempi del liceo, è tornato il momento di andare in edicola a ricomprare una bella copia di Playboy
(f.b.)
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Trenta Dj che girano su Londra
14/11/2013 13.29.40
Esterofilia.. o ammirazione… Pensare che domani sera sulla London Eye ci saranno trenta navicelle sospese con altrettanti DJ ad animarle genera un moto di sana invidia e di ripetuta consapevolezza che la creatività nella musica non ha limiti.
Mettendo da parte i soliti discorsi sulla marginalità che ci attanaglia (dalla musica alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico), è bello buttare un occhio oltremanica per prendere qualche boccata d’ossigeno.
Domani sera sulla London Eye, la ruota panoramica londinese che svetta in pieno centro, trenta DJ posizioneranno le loro consolle all’interno di altrettante navicelle per pochi eletti che potranno ballare sospesi tra musica e panorami mozzafiato. Ci saranno i migliori per ogni categoria (Richie Hawtin, i Rudimental, Erol Alkan, il dj newyorchese Todd Terry, il dj e produttore discografico inglese Gilles Peterson, Derrick May, Craig Richards, Fabio & Grooverider, Green Velvet, Jah Shaka, Goldie, Derrick Carter, Boy Better Know, DJ EZ, Danny Rampling, Sasha, Dusky, Eats Everything).
Una serata da far girare la testa anche ai più incalliti frequentatori delle disco di tutto il Regno Unito. L’evento sarà disponibile in streaming, tutte le 30 capsule verranno trasmesse contemporaneamente su Channel4.com per alimentare l’invidia e l’ammirazione di coloro che saranno costretti a seguire l’evento in pantofole.
(f.b.)
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