-
Ferro battuto
27/01/2014 18.31.10
La storia delle gabelle è lunga e controversa. Sulla questione delle tasse, giuste o ingiuste che siano, sono caduti imperi e si sono ribellati nei secoli i popoli di mezzo mondo. Ma al di là della loro odiosa origine, le tasse vanno pagate e quelli più allergici a farlo sono spesso le grandi star. Per una questione dell’ eccessivo carico fiscale imposto da Sua Maestà, i Rolling Stones sono emigrati in Francia all’inizio degli anni settanta e in quel periodo hanno partorito un doppio lp, Exile on Main St., che rimane un loro capolavoro indiscusso.
All’inizio del ventunesimo secolo, il grande Luciano Pavarotti patteggiò con il fisco italiano un pagamento di 25 miliardi delle vecchie lire, dopo aver eluso le tasse con il solito vecchio metodo del trasferimento della residenza all’estero. Adesso è il turno di un altro notabile della musica italiana, quel Tiziano Ferro che pensava di cavarsela acquistando una casa a Manchester e abbonandosi in palestra per dimostrare che fosse abitualmente in Inghilterra, mentre conduceva la sua vita nella natia Latina.
Il suo ricorso è stato respinto e ora dovrà pagare al Fisco italiano le tasse su redditi evasi per 3 milioni di euro.
E’ vero il detto che nessuno è fesso in patria, ma ormai anche il più disinformato dei nostri concittadini milionari dovrebbe sapere che chi sta sotto la luce dei riflettori sta automaticamente sotto la lente d’ingrandimento degli ispettori del fisco.Quindi per fare gli emigrati come si deve, bisogna effettivamente trasferirsi all’estero e magari, come hanno fatto Mick Jagger e soci, assaporare in questo esilio il gusto e la nostalgia di casa.
(f.b.)
|
|
-
C’era una volta Mtv
06/01/2014 16.24.45
Dopo aver ridimensionato i giganti dell’industria discografica adesso il web attacca senza pietà anche i network televisivi musicali costringendoli a rapidi cambi di rotta per trovare nuovi mercati e, soprattutto, per sopravvivere. Il fenomeno Mtv, che per almeno vent’anni ha dominato incontrastato sui canali di mezzo mondo fornendo inizialmente tonnellate di video e contenuti musicali, è costretto oggi a fare i conti con un calo spaventoso di audience.
Mtv Italia, dopo aver notevolmente rivoluzionato i palinsesti con una graduale trasformazione a canale generalista a scapito della tradizionale programmazione di video e concerti, è in piena ritirata strategica. Oltre a dover ricorrere a molti e dolorosi licenziamenti, il canale musicale che per anni ha avuto un quasi monopolio dell’audience adolescenziale e giovanile, deve reinventarsi per sopravvivere sul mercato.
Un declino che è stato coraggiosamente combattuto con la sperimentazione di nuovi format (I soliti idioti, Il Testimone, ecc.) ma che non sembra essere sufficiente a soddisfare le aspettative di Viacom, la multinazionale che è subentrata a Telecom nella proprietà del network italiano di MTV. Sicuramente su questa crisi, pesano una serie di clamorosi errori del recente passato, testimoniati dalla grande anarchia di contenuti che ha caratterizzato l’ultimo periodo di Mtv, soprattutto sui canali del digitale terrestre.
E’ vero che ormai l’importanza del videoclip nell’ambito musicale è notevolmente calata, ma un network che aveva il primato assoluto in termini di fornitore di anteprime e di cultura musicale, non può pensare di mantenere il suo pubblico con un palinsesto che propone programmi a metà tra il Grande Fratello e le inchieste della Gabanelli. Difficile dare consigli in un marasma cosi complesso come quello dell’offerta televisiva, ma a questo punto le uniche scelte possibili per Mtv sono quelle o di ritornare ad essere l’ammiraglia dei contenuti musicali o cambiare completamente pelle per competere con quei canali, tipo Italia 1, che ogni tanto inseriscono in mezzo alle pubblicità, qualche programma ad uso e consumo del famigerato targer giovanile.
(f.b.)
|
|
-
C’era una volta Mtv
06/01/2014 16.24.10
Dopo aver ridimensionato i giganti dell’industria discografica adesso il web attacca senza pietà anche i network televisivi musicali costringendoli a rapidi cambi di rotta per trovare nuovi mercati e, soprattutto, per sopravvivere. Il fenomeno Mtv, che per almeno vent’anni ha dominato incontrastato sui canali di mezzo mondo fornendo inizialmente tonnellate di video e contenuti musicali, è costretto oggi a fare i conti con un calo spaventoso di audience.
Mtv Italia, dopo aver notevolmente rivoluzionato i palinsesti con una graduale trasformazione a canale generalista a scapito della tradizionale programmazione di video e concerti, è in piena ritirata strategica. Oltre a dover ricorrere a molti e dolorosi licenziamenti, il canale musicale che per anni ha avuto un quasi monopolio dell’audience adolescenziale e giovanile, deve reinventarsi per sopravvivere sul mercato.
Un declino che è stato coraggiosamente combattuto con la sperimentazione di nuovi format (I soliti idioti, Il Testimone, ecc.) ma che non sembra essere sufficiente a soddisfare le aspettative di Viacom, la multinazionale che è subentrata a Telecom nella proprietà del network italiano di MTV. Sicuramente su questa crisi, pesano una serie di clamorosi errori del recente passato, testimoniati dalla grande anarchia di contenuti che ha caratterizzato l’ultimo periodo di Mtv, soprattutto sui canali del digitale terrestre.
E’ vero che ormai l’importanza del videoclip nell’ambito musicale è notevolmente calata, ma un network che aveva il primato assoluto in termini di fornitore di anteprime e di cultura musicale, non può pensare di mantenere il suo pubblico con un palinsesto che propone programmi a metà tra il Grande Fratello e le inchieste della Gabanelli. Difficile dare consigli in un marasma cosi complesso come quello dell’offerta televisiva, ma a questo punto le uniche scelte possibili per Mtv sono quelle o di ritornare ad essere l’ammiraglia dei contenuti musicali o cambiare completamente pelle per competere con quei canali, tipo Italia 1, che ogni tanto inseriscono in mezzo alle pubblicità, qualche programma ad uso e consumo del famigerato targer giovanile.
(f.b.)
|
|
-
Amnistia in salsa Russa
21/12/2013 13.12.28
E dopo tanto inutile clamore, chi ha riportato in libertà le Pussy Riot sono gli stessi che le avevano messe alle sbarre nel marzo del 2012. Il caso si risolve per un’amnistia concessa dal presidente Putin in occasione dei vent’anni della Duma e in vista di possibili proteste ai Giochi Olimpici di Sochi del 2014.
Non ci poteva essere finale più deprimente per il caso scottante delle Pussy Riot, le tre musiciste russe arrestate con l'accusa di "teppismo e istigazione all'odio religioso" per aver osato mettere in scena, durante una celebrazione religiosa nella Cattedrale di Cristo Salvatore, un'esibizione non autorizzata contro il Presidente Russo Vladimir Putin.
Dopo un fugace processo, Nadia Tolokonnikova, Maria Alyokhina e Katia Samutsevich furono condannate a due anni di reclusione e ora vengono amnistiate con quella clemenza tipica dei grandi dittatori che per festeggiare un evento nazionale e per evitare contestazioni da parte della comunità internazionale, si alleggeriscono la coscienza attraverso concessioni munifiche. In realtà il provvedimento di amnistia anticiperà solo di qualche mese la scarcerazione delle due Pussy Riot che ancora erano detenute (Katia Samutsevich era uscita dopo un anno con la condizionale) visto che la pena si sarebbe esaurita nel marzo del 2014.
Tutta questa storia puzza di bruciato e si inserisce in un quadro di diplomazia preventiva in vista dei Giochi Olimpici che la Russia ospitera a Sochi dal 7 al 23 febbraio. Ma l’amnistia non cancellerà di certo l’immagine di questa Madre Russia sempre troppo indietro sui temi della libertà di opinione e dei diritti individuali.
E allora tanto di cappello al Presidente Obama che di tutta risposta ha scelto che a rappresentare gli Stati Uniti alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali sarà Billie Jean King, la campionessa di tennis icona del movimento gay.
(f.b.)
|
|
-
Il PC è morto
12/12/2013 16.50.35
Fino a qualche giorno fa si poteva accedere alla versione gratuita della piattaforma di musica in streaming di Spotify, solo tramite pc. Chi voleva ascoltare l’enorme libreria musicale presente nel contenitore inventato da Daniel Ek su smartphone o tablet doveva pagare un abbonamento mensile o annuale.
A sorpresa ieri è arrivato l’annuncio, durante una conferenza stampa dello stesso Ek a New York, che le stime per il 2013 registrano un sensibile calo (oltre il 10%) dei fruitori del servizio gratuito via PC. E questo significa che la battaglia feroce sul segmento streaming, che vedrà presto in campo anche Google, si giocherà tutta sui tablet e gli smartphone.
Ed ecco perché a breve, sarà disponibile su cellulari, ipad e simili un servizio gratuito (anche se limitato) che permetterà di assaggiare le delizie offerte da Spotify senza la limitazione delle dieci ore di ascolto mensili, e con musica intervallata da spot o da messaggi vari.
Attualmente gli utenti della piattaforma in streaming “svedese” sono circa 20 milioni e di questi 6 milioni sono a pagamento. La notizia vera è che presto saremo interessati ad un progressivo allargamento dell’offerta con il Play Music All Access di Google e l’arrivo in Italia di Deezer, la rivale francese di Spotify.
Intanto mentre gli autori e i musicisti stanno a guardare, la vera notizia è che i fruitori di musica digitale si divideranno in due fazioni: quelli che ancora alimentano le proprie librerie di mp3 e di file di ogni estensione e quelli che si aggireranno “leggeri” nel mondo dello streaming.
E poi ci sono ancora quei pochi romantici che accendono l’amplificatore, spostano la puntina e fanno suonare le casse… anche solo per compiacersi che qualche differenza c’è tra analogico e digitale…
(f.b.)
|
|
-
Cambiamento climatico
09/12/2013 17.00.06
La notizia girava da settimane ed era di quelle estreme. Una data ai confini del mondo per i Metallica che, grazie ad un contest organizzato dalla Coca-Cola, si sono esibiti in una stazione scientifica in Antartide per pochi fortunati fans provenienti da mezzo mondo.
Dalle foto, pubblicate sul profilo facebook del gruppo, la temperatura non doveva essere poi cosi rigida, con fans in maniche di maglietta e il gruppo che martellava sotto un bel sole circondato dal calore dei pochi fortunati che hanno subito con gioia una scaletta di dieci pezzi roventi (da Creeping Death a Seek and Destroy).
L’esibizione si è svolta, curiosamente in cuffia ed è probabile che avrà anche un seguito con la pubblicazione di questa session a meno qualche grado e, per stessa ammissione della band si è trattato del concerto più unico che abbiano mai fatto.
La notizia si accompagna all’annuncio ufficiale della data che vedrà i Metallica sul palco di “Rock in Roma” il 1° luglio del 2014… quando si passerà dai meno dieci gradi del polo sud ai cinquanta di Capannelle
(f.b.)
|
|
|
|