La perdita Rick Buckler, batterista dei The Jam, potentissimo trio punk-rock è la fine simbolica di una delle formazioni che ha influenzato istintivamente una intera generazione agli inizi degli anni ottanta anche al di fuori dei confini britannici. Scomparso il 17 febbraio a Woking, nel Regno Unito, all’età di 69 anni, Buckler viene ricordato con affetto dai suoi compagni di avventura, Paul Weller e Bruce Foxton, riportando in luce quei meravigliosi sei anni in cui The Jam scossero la scena musicale con un’energia irripetibile
Raccontare la storia dei The Jam è molto semplice. Non altrettanto in sintesi si può risolvere tutto quello che l’effetto di questo trio irripetibile si è trascinato dietro di sé negli anni successivi, dopo la conclusione della loro avventura. The Jam sono un trio (atipico) che nasce nel 1975 a Woking, una piccola cittadina del Surrey a pochi chilometri da Londra. Weller, insieme al bassista Bruce Foxton e al batterista Rick Buckler e al chitarrista Steve Brookes. si avventurano nei loro primi piccoli tour nei sobborghi di Londra, il manager è il padre di Paul ed il primo repertorio è imperniato sulle cover di Chuck Berry e consistenti richiami al repertorio Motown.
La presenza di Steve Brookes nella band di Woking dura pochi mesi. Nel 1976 il trio comincia una vera e propria marcia su Londra, complice il ciclone Sex Pistols. In un assolato pomeriggio di quell’anno, Weller e soci arrivano a Soho Market scaricano gli strumenti dal camioncino e improvvisano una gig.
Il look di Paul Weller, con il suo impeccabile stile, i testi delle canzoni incentrate sulla cultura e l’evoluzione sociale dei kids inglesi della media borghesia, il richiamo a Pete Townshend e a Steve Marriott (degli Small Faces) sono fattori che portano la critica musicale ad associare ai Jam l’immagine della mod band. L’esordio su vinile è del 1977. Il gruppo firma per la Polydor e di lì a poco esce “In the City”, il primo singolo. L'album omonimo è tiratissimo e si richiama senza mezzi termini agli schemi della prima ondata punk. Nel 1978 in Inghilterra si può parlare di un vero e proprio culto per il gruppo che viene adottato soprattutto dai teenagers. Weller è un frontman atipico e non nasconde un certo fastidio rispetto alla ribalta e la notorietà. Nonostante la decisa e contraddittoria dichiarazione di estraneità di Weller al movimento del Mod Revival del 1979, il rapporto tra The Jam ed il pubblico mod britannico è legato a doppio filo. Nei cinque anni di vita della band non c’è mai stata una flessione nello stile e la loro immagine di atipici modernisti.
“La nostra immagine non è un trucco pubblicitario ma va di pari passo con la musica che facciamo. Per noi è naturale suonare quello che piace ai mods, in fondo si tratta di avvicinarsi alla vera cultura giovanile, non a quella inconsistente a cui si rivolgevano gruppi come i Led Zeppelin e gli Yes, ma quella che conosce i dischi del passato e non esita a prendere in mano una chitarra per suonare le sue cover preferite”. E’ questo il taglio netto, se ce ne fosse ancora bisogno, tra The Jam e il resto della musica rock inglese. L’uscita del secondo Lp, This is the Modern World, li avvicina ad una realtà sferzante più vicina al punk. Moder World entra nelle classifiche inglesi. Ma questo è il primo momento di crisi per il leader dei Jam: Weller medita di abbandonare la scena....
Non è facile governare il successo. Ed è forse questo il motivo che porta Paul Weller, nel 1979, alla soglia di un clamoroso abbandono motivato da una vera e propria ripugnanza verso lo status di simbolo del rock. Ma è una crisi passeggera. A vent’anni il Modfather sfodera un concentrato di creatività e potenza racchiuso in un Lp: All Mod Cons. Il clichet è piuttosto simile alle precedenti produzioni, ovvero in perfetto stile Jam. E il linguaggio è sempre quello dell’Inghilterra “minore”. C’è molta anima in All Mod Cons. E questo non fa che accrescere la fedeltà del pubblico verso una band che non sembra sbagliare un colpo. Il grande limite dei Jam è proprio la loro identità con il suolo di sua maestà britannica.
All’estero la band non ha lo stesso seguito tra quelle platee di giovanissimi che oltre alla musica dei Jam non possono cogliere il messaggio con la stessa intensità di quelle inglesi. Nel 1978 parte un tour per gli States: i Jam sono l'open act dei concerti dei Blue Oyster Cult, il pubblico americano rimane abbastanza indifferente Nel 1979 arriva il quarto sigillo in studio: Setting Songs. Un disco pieno di spunti che si muove sempre intorno allo schema chitarra, batteria e basso.
Assi portanti del nuovo Lp sono “Eton Rifles”, “Private Hell” e una cover di Martha and the Vandellas, “Heatwave”.
Ma è Going Underground, un vero e proprio inno, a toccare il primo posto in classifica. L’immagine dei Jam è quel Paul Weller che si ostina a rifiutare gli schemi della rockstar affermata. Lo vedi girare per Londra, durante le registrazioni di Sound Affects, mentre prende la metropolitana in solitario per raggiungere lo studio. Forse proprio per questa sua naturalezza a Weller viene conferito, da parte dell’esigente stampa musicale inglese, il titolo di “portavoce di una generazione”. A questo punto Paul Weller sembra accettare con disinvoltura il ruolo di leader carismatico, ed è forse da questa consapevolezza che si produce una prima rottura nel meccanismo del gruppo. Il 1981 è un anno di sostanziale black-out.
Esce il singolo “Funeral Pyre”, ma sembra più un atto dovuto per ottemperare agli obblighi di contratto con la Polydor. Si arriva velocemente al quinto e ultimo anno di vita della band. E’ il 1982: esce The Gift, l’ultimo album in studio dei Jam. L’album è pieno di spunti e rappresenta in positivo un vero e proprio viatico musicale di Weller nella prospettiva di nuovi imminenti progetti artistici. Il sound è arricchito dall’inserimento sostanziale dei fiati. Il disco è apprezzato dal pubblico e tocca punte elevate di vendita e di classifica. “Town Called Malice”, “Beat Surrender” e un improbabile tributo al funky, “Precious”, sono le ultime fiammate dei Jam.
L’addio è sostanzialmente scontato, anzi programmato con un vero e proprio “farewell” alla Wembley Arena di Londra. Alcuni estratti di questo live rimarranno incastonati, insieme ad altre perle raccolte tra il 1977 ed il 1982, in un live: Dig the New Breed. Si chiude così l’intensa e significativa storia di un gruppo nato nell’hinterland londinese che ha irrimediabilmente segnato la storia musicale dell’Inghilterra tatcheriana. Senza fronzoli o perdite di tempo i Jam sono rimasti sulle scene il tempo necessario per non uscire più dai libri della storia della musica che conta e soprattutto dagli scaffali dei kids ormai cinquantenni.
Sei anni in poche ISTANTANEE! Un frenetico e faticoso live al Red Cow Residency: la prima settimana 50 persone, la seconda 100 persone, la terza una lunga coda attorno all’isolato! ISTANTANEA Al Marquee con Shane, Claudio e Adrian, a ballare sulla pedana con i quattro soliti hippie del locale! ISTANTANEA Il primo tour dei Jam, stipati per ore in una Ford Cortina rossa, costretti a rimparare a camminare alla fine di ogni trasferimento! ISTANTANEA Registriamo il primo LP in cinque giorni, alcune parti vocali provate in ascensore! ISTANTANEA Invitati a Top of the Pops! ISTANTANEA Ai Rak Studios a riascoltare le registrazioni di "All Mod Cons" sapendo di aver fatto qualcosa di buono! ISTANTANEA Un concerto dal vivo con cinque paganti ad Hope! ISTANTANEA "All Mod Cons" raggiunge il sesto posto in classifica! ISTANTANEA Scrivere Eton Rifles in un caravan nel Sesley! ISTANTANEA Svegli alle quattro di mattina per completare Sounds Affects! ISTANTANEA Tornare a casa ubriaco dal pub e scrivere “That’s Entarteinment” in 10 minuti, “la più bella canzone di Weller di tutti i tempi” hah! ISTANTANEA Vicino alle lacrime quando “Going Underground” è arrivato in testa alla Classifica! ISTANTANEA Una notte in prigione a Leeds! ISTANTANEA Il tour di Sound Affects! ISTANTANEA L’81 è stato un anno orribile per comporre canzoni! ISTANTANEA Scervellarsi sopra THE GIFT, volevo che fosse perfetto, ma alla fine è stato fatto alla buona! ISTANTANEA Il chiasso che facevano i kids giapponesi, fantastici! ISTANTANEA Il concerto di Chicago! ISTANTANEA Che cosa ho imparato?………Credetemi questo è tutto! (P.W.).
Articolo del
21/02/2025 -
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