Una prima domanda sorge spontanea: era necessaria l’ennesima celebrazione in un 2025 che verrà ricordato come l’anno per le ‘reunion’ eccellenti? Dopo aver assistito alla prima tappa romana degli Afterhours la risposta è decisamente un sì, perché la loro esibizione non è stata un revival ma un rito collettivo, come un sabba dove sul palco giganteggiava la figura di Manuel Agnelli, vero maestro di cerimonia. Una riaccensione a vent’anni da ”Ballate per piccole iene”, dove la band milanese sceglie di celebrarne il cuore nero e pulsante con un tour che, data dopo data, si trasforma in un vero e proprio atto vitale. La tappa romana del 5 luglio, nella Cavea dell’Auditorium, ne è stata la dimostrazione più luminosa.
Manuel Agnelli ha rimesso insieme la formazione originaria del disco del 2005, scegliendo non solo musicisti ma compagni d’anima: Andrea Viti al basso, Dario Ciffo a violino e chitarra, Giorgio Prette alla batteria, Giacomo Rossetti alle chitarre, tastiere e percussioni. Quando cala il buio sulla Cavea dell’Auditorium, il logo luminoso degli Afterhours brilla sullo sfondo total black mentre sul palco spiccano cinque monitor verticali dove scorrono proiezioni visive fluttuanti tra l’onirico e il disturbante, amplificando il senso di inquietudine che pervade i brani in esecuzione. Si percepisce subito che l’intesa di un tempo tra i componenti della Band è fisica sino a divenire materia e poi suono; tra un brano e l’altro, poche parole, ma si percepiscono gli sguardi d’intesa tra i musicisti: non è una rimpatriata, è un gruppo ritrovato. Il pubblico è intergenerazionale, come più volte Agnelli sottolinea durante l’intero live, e risponde con sudore e abbandono, aiutato dal caldo afoso di quest’estate romana.
Il set si apre proprio con l’esecuzione integrale di “Ballate per piccole iene”, album cardine che segnò la svolta estetica e politica della band. Più oscuro e reattivo rispetto al predecessore “Quello che non c’è”, l’album è qui restituito con furia nera e lucidità chirurgica. Brani come ’Carne fresca’, ‘Ci sono molti modi’, ‘La vedova bianca’ tornano a galla come visioni necessarie, sottolineate da visual potenti che ne amplificano l’impatto sensoriale. Alla fine di questo primo atto che lo stesso Agnelli definisce ‘un tunnellone’ la band si prende qualche minuto di pausa.
La ripresa cambia decisamente il tono della rappresentazione con la dedica a Faber con ’La canzone di Marinella’ che viene interpretata con rispetto e carnalità, esibizione che mi lascia un po' di perplessità, ma il pubblico romano non risparmia anche qui gli applausi. Ma è proprio in questo secondo tempo che la serata vira verso il punk rock. Il frontman provoca: “Preparatevi perché stasera siamo qui per spaccarvi i c…” ed in sequenza scorrono ’Strategie’, ‘Lasciami leccare l’adrenalina’, ‘Germi’, Dea’, ‘La verità che ricordavo’, ‘Male di miele’ mitragliate elettriche che travolgono tutto. È un confronto fisico, collettivo, in cui il rock torna a essere detonatore di senso, il pubblico canta a memoria tutti i pezzi e nel parterre il pogo si accende e Manuel lo alimenta chiedendo un cerchio sotto palco per poi scatenare a comando l’inferno. Agnelli trova anche il tempo, sfuggendo alla retorica, agli schieramenti e alle bandiere, di ricordare la tragedia che si sta consumando in Palestina, chiedendo meno slogan e maggior impegno collettivo per arrivare a un “cessate il fuoco” con urgenza umana. Con la classica ’Quello che non c’è’, intima preghiera laica, si chiude il secondo atto del viaggio celebrativo.
Il terzo atto è un vero e proprio omaggio all’industrial rock con una terna esplosiva ’Non si esce vivi dagli anni 80’, ‘Padania’ e ’Bye Bye Bombay’ dove si esaltano i virtuosismi musicali di Agnelli seguito in maniera compatta dalla band. Doppio finale con i classici: ’Non è per sempre’ – fresco di Disco d’Oro a ventisei anni dall’uscita – e ’Voglio una pelle splendida’ Gli Afterhours del 2025 non sono più quelli di ieri ma dimostrano di essere tornati dai 2000 non solo vivi, ma più consapevoli, più forti, forse più veri. Non sappiamo se questa ‘reunion’ sarà limitata a questa occasione celebrativa ma tornando alla domanda iniziale, sono ancora più convinto che in questo periodo storico c’era bisogno di questa scossa delle coscienze capace di disturbare, smuovere, accendere. E forse anche salvare.
Scaletta del concerto: • La sottile linea bianca • Ballata per la mia piccola iena • È la fine la più importante • Ci sono molti modi • La vedova bianca • Carne fresca • Male in polvere • Chissà com’è • Il sangue di Giuda • Il compleanno di Andrea Encore 1: • La canzone di Marinella (cover De André) • Strategie • Germi • Lasciami leccare l’adrenalina • Dea • La verità che ricordavo • Male di miele • Quello che non c’è Encore 2: • Non si esce vivi dagli anni 80 • Padania • Bye Bye Bombay Encore 3: • Non è per sempre • Voglio una pelle splendida
Articolo del
06/07/2025 -
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