Non è certo la prima né sarà l’ultima biografia dedicata ai Depeche Mode, ma questa di Trevor Baker, giornalista del quotidiano laburista inglese The Guardian, specializzato in musica e viaggi (e già autore di biografie di Thom Yorke e Richard Ashcroft), si distingue per essere concentrata sul frontman, oltre che per una spigliatezza che però non diventa sbrigatività, come dimostrano le oltre 300 pagine che assomma.
Ben scritta, non nasconde molto della vita privata di Dave Gahan, che peraltro ha raccontato moltissimo di suo alla stampa, nella migliore tradizione anglosassone, ma neanche scava nei recessi più morbosi di una vicenda esistenziale che pure ha molto materiale da offrire alle pruderie dei fans assetati di storie di sesso, droga e rock’n’roll. Ad esempio, si cita la sua dichiarazione in cui ricorda di essersi ritrovato più di una volta “con una pistola puntata alla tempia e pure peggio”, mentre vagava per il sottobosco di Los Angeles alla disperata ricerca di una dose, ma tutto resta in superficie, una pennellata che arricchisce il quadro. Insomma, il taglio è quello del miglior giornalismo da quotidiano, quello che da noi non si vede molto spesso, anzi, quasi mai, e quindi questa non è una critica, ma una constatazione.
La biografia prende ovviamente le mosse da infanzia e adolescenza passate a Basildon, luogo natale della band. Le burrascose imprese del giovane teppista, orfano a 10 anni del padre putativo (scoprirà di essere figlio del primo marito della madre), condite da una colonna sonora fortemente black, sono risolte in poche pagine, dopo le quali entra in scena la band che stava muovendo i primi passi dall’altra parte della ferrovia che taglia in due la città: i Composition of Sound di Vince Clarke, Martin Gore e Andy Fletcher, di cui Gahan diviene per caso il cantante. Sarà lui a trovare il nuovo nome dell gruppo, il cui successo tra i pubescenti ne decreterà a lungo una scarsa considerazione della critica patria. Non contribuirà a intaccarla il fatto che la band si manterrà estranea tanto alla scena new romantic, pur avendo sfiorato il giro del Blitz, quanto a quella gotica. E tutto mentre i Depeche Mode, dopo l’uscita di Clarke, prendevano una strada sempre più cupa che li avrebbe portati a essere adorati da legioni di dark in Germania e nell’Europa dell’Est: una delle ragioni del trasferimento della band a Berlino.
Baker evidenzia come Gahan si sia trovato a essere l’interprete perfetto dei testi di Gore, pur senza che tra i membri del gruppo si sia sviluppata un’amicizia, ma anzi abbiano sempre conservato una sorta di distacco lavorativo tra loro, almeno fino agli anni ’90. La crescita del successo mondiale, specie negli States, e la conseguente adrenalina da palco avrebbero interferito negativamente nella vita privata di ciascuno dei Depeche Mode: senza neanche rendersene conto, si ritrovarono a essere diventati come le rockstar degli anni ’70 di cui si prendevano gioco ai loro esordi.
È qui che comincia il dramma di Gahan: le droghe, le groupies, il divorzio dalla prima moglie con cui aveva avuto un figlio, la fascinazione per Keith Richards e il suo stile di vita, la trasformazione pure nel look, piratesco ma stiloso, a colpi di tatuaggi e piercing autoinflitti per testare la propria capacità di resistere al dolore. E, tuttavia, una serie di dischi sempre migliori e di crescente successo, MUSIC FOR THE MASSES, VIOLATOR, SONGS OF FAITH AND DEVOTION, in cui la componente chitarristica di marca blues e le melodie di stampo gospel inspessiscono il sound della band e danno sfogo ai tormenti tanto di Dave quanto di Martin.
L’uscita dall’abisso, dopo essere tecnicamente morto per overdose, passerà per il primo disco solista e una conquistata autorialità all’interno della band madre. Baker si ferma al 2009, anno in cui è uscita la versione originale di questa biografia: gli ultimi 15 anni sono perciò coperti da un capitolo extra firmato da Federico Falco, che prosegue nello stile dell’autore inglese. Punto di merito per entrambi, l’essersi concentrati sull’intreccio di vita e musica, con l’accettazione della vecchiaia e della propria mortalità, senza scadere nella rassegna dei riconoscimenti tributati ai protagonisti del racconto, come accade purtroppo spesso di leggere. Un altro motivo per apprezzare una biografia agile e mai tirata via di fretta. .
Articolo del
09/01/2025 -
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