Dopo gli splendidi volumi dedicati a Beatles e Paul McCartney, Luca Perasi colpisce ancora, stavolta con la complicità dell’ottimo Alfredo Marziano. Il bersaglio scelto per questa nuova serie di “storie dietro le canzoni” è stavolta Peter Gabriel nella sua carriera solista, dal 1977 di PETER GABRIEL (“CAR”) al 2024 di “I/O”: si tratta dunque di una pubblicazione aggiornatissima e, come al solito, completissima.
Lo schema scelto dai due sodali è quello collaudato: una scheda per canzone che ne racconta la genesi e ne elenca musicisti, tecnici e studi di registrazione coinvolti; il dettaglio della storia della canzone, “le sue fonti di ispirazione, la sua evoluzione nel tempo e quanto avvenuto durante le sedute di registrazione”; le reazioni di pubblico e critica, le performances nelle classifiche e i dati di vendita; i giudizi della stampa; informazioni su tour e concerti. Il tutto condito da aneddoti raccontati in prima persona da chiunque, Gabriel in primis, vi abbia lavorato.
Essendo quindi principalmente una storia orale, le fonti sono innumerevoli: interviste rilasciate dai protagonisti alla stampa o in occasione della redazione di saggi sull’opera dell’ex cantante dei Genesis. Perasi e Marziano contribuiscono in prima persona alla causa, intervistando direttamente Larry Fast, David Lord, Manu Katché, Bill Dillon, Malcolm Burn, Josh Shpak, Steve Hunter, Allan Schwartzberg, Dick Wagner, Todd Cochran e Anton Groenberg.
Ne esce un ritratto completissimo dell’opera di Gabriel. Stavolta, diversamente dall’opera su McCartney, l’impressione, più che di trovarsi in studio coi protagonisti, è quella di essere nella mente di Gabriel, il che non esclude però la prima modalità summenzionata. Il motivo è il particolare metodo di lavoro di Gabriel, estremamente metodico e dispersivo al tempo stesso, come peraltro attestano le attese bibliche di un nuovo album a partire dai tempi di PETER GABRIEL (“SECURITY”) del 1982: 4 anni per avere “SO”, altri 6 per “US”, 10 per “UP” e 14 per “I/O”, escludendo ovviamente colonne sonore, album di cover e di rielaborazioni.
L’allungarsi dei tempi è spiegato innanzitutto dal mutare del metodo di composizione: prima basato su composizioni pianistiche; poi su spunti ritmici; infine sulla rielaborazione continua di spunti registrati e archiviati anche in tempi molto distanti. Altra spiegazione è la poliedricità di Gabriel, che lo porta ad essere impegnato in miriadi di progetti, non solo musicali, contemporaneamente, in un mix tra iperattivismo e ADHD, verrebbe da pensare.
Da qui aneddoti epici: Daniel Lanois che sradica il telefono dello studio e lo getta in un dirupo per impedire a Gabriel di distrarsi; lo stesso Lanois che inchioda la porta di una stanza perché Gabriel non ne esca se non quando abbia finito di scrivere un testo; Gabriel che, nel suo studio casalingo di registrazione (che dalla descrizione sembra uscito da Spazio 1999), interrompe il lavoro perché deve dare da mangiare alle anatre; la scimpanzé bonobo che improvvisa delle frasi al pianoforte e poi chiede, nel linguaggio dei segni; “Ora posso avere le mie gelatine di frutta”?
Meraviglia e terrore sono quindi forse state le emozioni più frequenti nei produttori che hanno lavorato con Gabriel, i cui metodi lo hanno anche progressivamente isolato da ciò che accade nel mondo della musica, dando vita a un universo sicuramente unico e “fuori dal tempo”, per citare qualcuno dei nostri.
Volume imperdibile per i fans.
Articolo del
03/08/2024 -
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