Uscito a maggio 2025 per “La nave di Teseo” il libro “Vincente o perdente” scritto da Ornella Vanoni insieme a Pacifico (all’anagrafe Luigi De Crescenzo, musicista, autore, cantautore e scrittore).
Non si tratta della classica autobiografia, ma di uno sguardo a tutto campo all’interno della vita di una persona, Ornella Vanoni, estremamente interessante e conosciuta ai più solamente, e riduttivamente, per la sua attività di cantante.
Un libro scritto molto bene, chiaro, semplice, che va diretto oltre che alla mente anche al cuore del lettore, e che mette in luce i tratti di grande umanità di quella che è una delle cantanti più importanti della musica italiana, ma non solo, perché spesso ci si scorda che prima che cantante Ornella Vanoni era una brava attrice.
Venticinque piccoli capitoli che da subito procurano un forte avvicinamento al lettore nel descrivere come la famiglia, il luogo nel quale ognuno inizia la propria vita, possa essere a volte un luogo di sofferenza, con l’affermazione: “Chiunque stia leggendo lo sa, e avrà le sue pene”.
Si passa da alcune riflessioni sulla morte, che percorrono un po’ tutto il libro denotando come davanti alla morte alla fine siamo tutti impreparati, a quelle sulla solitudine e la depressione della quale Ornella Vanoni dichiara di aver sofferto e che, a più riprese, si è ripresentata.
Una vita molto intensa quella di Ornella Vanoni, anche per i tanti personaggi che ha frequentato, fra cui Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Mia Martini, Sergio Bardotti, Toquinho, Aznavour, Pino Daniele, Caetano Veloso, Hugo Pratt, e per quelli che ha incontrato fugacemente come Jorge Luis Borges e David Bowie, che hanno comunque lasciato un profondo ricordo nell’artista.
Un intero capitolo è dedicato alla relazione sentimentale con Giorgio Strehler, con la descrizione dei tratti caratteriali del grande regista, riportando anche una serie di simpatici aneddoti che ben descrivono il complesso rapporto fra Strehler e la Vanoni.
Un libro snello, ma denso e profondo, in alcuni punti commovente, toccante, come quando ricorda suo padre e il topolino bianco che lui salva e che, non sapendo forse dove andare, torna a cercarlo storia che rivela anche l’estrema attenzione della grande cantante per gli indifesi, come lei stessa dice, “umani o animali che siano”, rendendola così un’anima nobile.
Nel testo Ornella Vanoni descrive molto bene il rapporto dell’artista con il pubblico, un rapporto nel quale si è costretti a ostentare grande sicurezza al momento dello spettacolo, a indossare una sorta di armatura che però lascia indifesi quando lo spettacolo termina e l’artista si chiede come è andata, dubitando così tanto del proprio valore quanto dell’amore del pubblico nei suoi confronti.
Tenuto conto della provenienza di Ornella Vanoni dal teatro, non stupisce che la stessa dia così tanta importanza alle parole, asserendo che le parole possono divenire un vero e proprio carcere: “Ci sono parole e frasi dette dagli altri che sono veri e propri istituti carcerari, dove si può restare confinati per sempre”.
“In amore, mi ritengo una perdente” scrive la cantante, ma in realtà non è così: è una persona che ha avuto una miriade di relazioni, alcune durature, altre fuggevoli, una persona che non ha perso come lei stessa dice, ma ha solo vissuto in modo non totalizzante e soffocante il rapporto con l’altro, comunque sempre amando e, solo alla fine, riuscendo ad amare anche se stessa, cosa che all’inizio della propria vita le risultava problematica.
Ed è verso la fine del volume che Ornella Vanoni si rivede ragazzina, con il problema di nascondere la cicatrice al collo che la condizionerà per tanto tempo, a preconizzare quella che sarà poi effettivamente la propria vita futura, parlando solamente delle emozioni, dei cambiamenti, dell’inquietudine, chiudendo il capitolo con “Avrai una vita difficile, dolorosa. E bella, bellissima. E gioiosa. Avrai tutto”.
Il libro termina con due capitoli, ambedue intitolati “Eternità”, il primo con il sottotitolo “(dalla platea)”, il secondo “(dal palco)”, due punti di visione dello stesso spettacolo, e un capitolo finale scritto da Pacifico, “Vincente o perdente (?)”, sorta di title track dell’intero lavoro letterario.
“Vincente o perdente” è un libro da leggersi tutto d’un fiato e da rileggere all’infinito
Articolo del
03/07/2025 -
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