Non c’è molto in giro su Johnny Thunders, bisogna ammetterlo. Non è facile trovare una ricostruzione così dettagliata della sua adolescenza, dei suoi primi passi all’interno della scena musicale newyorchese fino alla nascita delle New York Dolls, band leggendaria, che ha gettato le basi per tutto il movimento punk americano.
Ci ha pensato Andrea Valentini, musicista, scrittore, sceneggiatore e giornalista musicale, non nuovo ad approfondimenti sul “garage rock” delle origini. Il libro che vi presentiamo si intitola “L.A.M.F. - La Leggenda di Johnny Thunders”, ma non vuole essere un testo di critica musicale oppure di semplice descrizione cronologica della vita avventurosa e ribelle, sempre “on the edge” di John Anthony Genzale Jr, diventato poi Johnny Thunders. In effetti il libro si sofferma su aneddoti e su racconti di chi all’epoca lo aveva incontrato di persona.
Ma quanti possono dire di averlo conosciuto veramente? Johnny era un personaggio complesso, che parlava solo attraverso la sua musica. Infatti i suoi brani avevano il domo dell’immediatezza così come le pagine di questo libro che si rivela quanto mai autentico e scorrevole. Johnny nasceva nei Queens, quartiere di New York e ha sofferto dell’abbandono paterno quando era ancora in tenera età. Sviluppò un forte interesse per il baseball poi superato soltanto dalla sua insana passione per la musica, che arrivò a conoscere grazie a sua sorella maggiore, che gli fece conosce Elvis Presley, i Beatles e tutte quelle “girl band” in voga nei primi anni Sessanta. Fu però lo zio a regalargli il primo strumento musicale, non è chiaro se fu subito una chitarra oppure un basso. Pare che Johnny, che aveva abbandonato la scuola a 16 anni e non aveva mai studiato musica, fosse affascinato dal basso, perché aveva meno corde da suonare e quindi era più semplice!
La prima band di cui Johnny entrò a fare parte erano i Reign, influenzati dai gruppi della cosiddetta “British Invasion”, tipo Kinks, Yardbirds e Rolling Stones. Ma in seguito Johnny venne fortemente impressionato dai T. Rex di Marc Bolan. Erano questi i segnali del “sound” del genere di musica che poi andò a sviluppare: un “garage rock”, antesignano del punk, che però non metteva mai da parte la melodia. Come nacque poi il “nickname” di Johnny Thunders? Semplice, perché il suono della sua chitarra riproduceva a tutti gli effetti il rumore del tuono. E perché la sua band successiva ebbe a chiamarsi New York Dolls? Perché Sylvain, un membro del gruppo, ricordava di aver visto un negozio di riparazione bambole sulla cui insegna campeggiava la scritta “New York Dolls Hospital”. Informazioni, notizie e curiosità come queste si trovano in abbondanza lungo le pagine di questo libro, un lavoro decisamente ben fatto che prevede box nei quali vengono inserite informazioni lampo: curiosità , aneddoti , foto in bianco e nero e riproduzioni dei luoghi e dei biglietti dei concerti.
Andrea Valentini non manca di sottolineare quanto l’aspetto visuale e la voglia di sorprendere fossero importanti per le New York Dolls: se gli accordi delle chitarre erano, tutto sommato, semplici, c’era invece molta ricercatezza sul modo di vestire e di mostrarsi in pubblico. David Bowie adorava il gruppo, Todd Rundgren si offrì di produrre il loro primo album nel Luglio del 1973, mentre Iggy Pop diventò quasi un parente di Johnny Thunders, dato che all’epoca usciva con Corel Shields, sorella di quella Sable Shields che era la ragazza di Johnny.
Le New York Dolls erano diventate ormai “the next big thing” della scena “garage” e proto-punk newyorchese, ma il successo non durò poi molto. Gli esiti non proprio soddisfacenti di “Too Much Too Soon” il loro secondo album, che uscì nel Maggio del 1974 segnarono il declino del gruppo. Nonostante l’avvento di Malcom McLaren, chiamato a sollevare le sorti di una band difficile da gestire, il gruppo si sciolse nel 1976. Dopo di allora, fra mille difficoltà, iniziò una nuova avventura, quella come Johnny Thunders & The Heartbreakers che pubblicarono “L.A.M.F.“ (Like a Mother Fucker”) nel 1977.
Un album fantastico che Valentini correttamente ha scelto come titolo del libro. Nonostante il grande disco, diverse incomprensioni all’interno del gruppo e l’abuso di eroina, segnarono la fine prematura di questa nuova dimensione. Un ultimo slancio, un nuovo capolavoro “So Alone”, un album del 1978 e poi - a metà anni Ottanta - un tour europeo che lo porterà anche in Italia per una serie di concerti organizzati da Paolo Bedini e che vennero aperti dai Not Moving. Andrea Valentini si sofferma anche su questo periodo, prima di affrontare la fase più triste, quella del declino, fra il 1987 e il 1990. Johnny Thunders fu trovato morto in un hotel di New Orleans nel 1991, in circostanze ancora poco chiare. Forse per overdose, ma forse no.
L’epilogo tragico nulla toglie al passaggio sulla Terra di Johnny, etichettato come un perdente, è vero, ma da quanti non hanno capito cosa conta davvero nella vita. Il libro si chiude con trenta pagine di interviste effettuate ad amici, parenti e conoscenti, più delle considerazioni finali scritte di getto da Valentini, sul percorso lastricato di difficoltà che ha dovuto affrontare per portare a termine questo suo nuovo lavoro.
Un libro lucido, essenziale, un crescendo rock and roll che si legge con passione e che vi raccomandiamo caldamente.
Articolo del
19/07/2024 -
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