Il numero di pubblicazioni dedicate ad Amy Winehouse disponibili sul mercato in italiano non è certo esiguo; ciò non ha impedito all’autrice Daria Cadalt di cimentarsi nella scrittura di una biografia dell’artista scomparsa nel 2011, con risultati convincenti.
“Back to Amy” ricostruisce la carriera della musicista fornendo al lettore informazioni essenziali e riportando numerosi aneddoti relativi alla sua travagliata vita privata. A patto di essere fan devoti, il carattere aneddotico del libro sarà forse uno dei punti di forza del lavoro svolto dalla Cadalt.
Non stupisce, perché, come sottolinea il testo, l’attività della Winehouse, una volta raggiunto il successo, è stata costantemente accompagnata, e funestata, dalla grancassa mediatica. Più che evidenziarne ed elogiarne il talento indiscutibile, giornali e televisione hanno spesso mostrato più interesse a scoop che portavano sotto i riflettori l’atteggiamento ribelle e autodistruttivo della giovane star.
La Cadalt offre un ritratto accurato e dettagliato della Winehouse. Si sofferma sui gusti musicali (jazz, soul, rhythm and blues, rap, pop; e poi reggae e ska) e sull’evoluzione stilistica che ha attraversato il suo breve percorso artistico; sui rapporti sofferti con la famiglia, e sulle relazioni amorose burrascose (la simbiosi malsana con il partner Blake Fielder-Civil: a detta di molti, motivo principale, o quasi, della fine ingloriosa e drammatica della cantante); sulla dipendenza da droghe e alcol, sull’autolesionismo e sui disturbi del comportamento alimentare; sul peso gravoso della fama e sulle pressioni costanti esercitate dall’industria del disco.
Unico neo: il non adepto del culto della Winehouse potrebbe essere sfiancato dal resoconto minuzioso delle beghe sentimentali e della girandola di locali, pub e alberghi di lusso frequentati e movimentati dai protagonisti della storia. Forse, però, gli appassionati gusteranno anche quelle parti del libro.
Articolo del
22/05/2024 -
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