Siamo nel mondo del pop d’autore, quello classico e raffinato, quello dolce e sensibile, quello elegante di una personalità forte e decisa. Nessuna violenza dentro le liriche, nessuno strattone alle abitudini, nessuna rivoluzione. Solo una bella canzone d’autore che attinge alle soluzioni classiche e da queste trae la forza e la personalità per essere unico a suo modo. Ivan Francesco Ballerini lo ritroviamo oggi in questa intervista per indagare più da vicino un disco d’amore e di vita come “Ancora libero” pubblicato dalla RadiciMusic, label ormai nota non solo nei circuiti italiani ma anche esteri per la sua diffusione di musica con una forte accezione culturale. E il disco di Ballerini, anche disponibile in vinile con anche una stampa deluxe in edizione limitata contenente un quadro del pittore Romano Ballerini, padre del nostro, è un disco di cultura prima ancora che di estetica melodica, un lavoro di attenzione verso la società e le sue piccole cose che stiamo praticamente lasciando perdere in luogo di una bulimia di macchine e di apparenze. La libertà è un concetto caro al cantautore toscano che ha coccolato con garbo ed eleganza. Ecco: “Ancora libero” è un disco assai elegante
Un bellissimo disco di canzone d’autore. Oggi un dialogo sempre più raro, sempre meno attenzionato. La maturità e l’esperienza dalla tua ma anche quelle emozioni degli esordi, inevitabili. Ti aspettavi un mondo così lontano dalla canzone d’autore? Oggi, come si dice, siamo tutti “indie” Intanto grazie per questo bellissimo e gradito apprezzamento, grazie di cuore. La domanda che mi poni è complessa. Cercherò di rispondere così: “sinceramente non credevo che oggi la musica si fosse così allontanata da quella che tu definisci “canzone d’autore”, davvero non lo immaginavo. Quando ho esordito col disco “Cavallo Pazzo” immaginavo che mi sarei trovato in mezzo a tanti concorrenti che scrivessero cose simili alle mie. Invece, nel bene e nel male, non è andata così. Ascolto molta musica, di tutti i generi, ma quello che viene proposto oggi in Italia faccio fatica ad ascoltarlo. I grandi della musica Italiana scrivono oggi canzoni a volte davvero molto scontate, i più famosi, vedi Ivano Fossati, si sono ritirati dalle scene, i giovani che fanno rap o trap, scrivono testi di cui preferisco non parlare. A volte sono solo una sequela di parole messe in fila senza senso… invece per me il testo di una canzone deve essere una poesia”…
Eppure la nostra tradizione nasce dal pop di Domenico Modugno, dalla canzone impegnata. Secondo te che fine ha fatto e mutazione sta vivendo? Bellissima domanda. Come dice giustamente l’amico Paolo Tocco, i giovani oggi ascoltano cose diverse da quelle che ascoltavamo noi, sono coinvolti da un altro genere di musica. Ed è anche giusto che sia così. Tuttavia, ritengo che una canzone, oltre a divertire, debba lasciare qualcosa… a volte anche solo sensazioni, a volte una storia vera e propria da raccontare e condividere, importante è che non sia una sequela di parole senza significato. Io sto cercando di raccontare storie, attuali o di accadimenti passati, mie o altrui, cercando di contestualizzare il tutto ad oggi. Attribuisco molta importanza alla parte letteraria dei testi, dove cerco di “pesare” ogni singola parola, cercando di dargli, come fa Alberto Checcacci con le note, il giusto peso, cercando di esprimere concetti con frasi possibilmente non banali e facendo un uso molto parco delle rime. Non so dire in che direzione andremo, non so immaginarlo. So soltanto che stiamo vivendo una epoca di transizione, dove tutti cercano di stravolgere tutto, a tutti i costi pur di non essere uguali agli altri. Ma sia chiaro, le cose non vengono per forza, debbono avvenire naturalmente. Rispetto ai grandi stravolgimenti avvenuti in ambito musicale negli anni sessanta e settanta, stiamo vivendo un periodo di stallo, di stasi. Sbaglio?
“Ancora libero”… un titolo forte con tantissime chiavi di lettura. Libero dunque di cosa? O meglio: di cosa non siamo affatto liberi oggi? Eh… questa è la domanda cruciale, infatti è proprio nel mezzo di questa chiacchierata. Scrivere un disco intitolato “Ancora Libero” prodotto dalle mani di un impiegato che lavora in una industria chimica da 33 anni è già di per se un paradosso. Mi piacerebbe che tanti leggessero questa mia risposta e la comprendessero sino in fondo. Non sono affatto libero, non lo sono mai stato e soffro questa mancanza di libertà. Non sono libero di disporre del mio tempo, delle mie giornate, costretto a lavorare tante ore al giorno, per poi condensare in pochissime ore tutte le attività che amo e che mi danno gioia, musica in primis. Scrivere un disco di 10/12 inediti, lavorando 10 ore il giorno in una industria, è davvero complicato. Ti deve piacere davvero tanto, altrimenti non si potrebbero fare tutti questi sacrifici. Oggi siamo schiavi di tutto: del lavoro, dei debiti che abbiamo contratto per comprare cose spesso inutili, di cui non siamo più in grado di fare a meno (ecco come è nato il brano Ancora Libero). Dovremmo cercare di liberarci da molti beni materiali, che non ci rendono più felici e che spesso assorbono il poco tempo che abbiamo a disposizione. E ricordo a tutti, e anche a me stesso, che la vita è questione tempo… tempo che vola via, ed è una cosa criminale sprecarlo inutilmente
L’amore per Ivan Francesco Ballerini è anche una scusa buona per fare allegoria e metafora. Cos’è per te l’amore? Che in questo disco si coniuga oltre il semplice rapporto con una donna… L’amore è tutto. L’amore è la vita: sia che si tratti dell’amore per una donna, per una figlia, per una passione. L’amore è il motore che “muove il mondo e le altre stelle” per usare un Dantismo. Senza l’amore troverei davvero ancora più difficile trovare un senso a questa vita
Se dovessi scegliere una foto per questo disco? Che immagine ti verrebbe alla mente? Quando penso a “Ancora Libero”, penso esattamente all’immagine della copertina… mi sembra perfetta per questo disco. La foto, molto bella, è dell’amico fotografo Nedo Baglioni, una garanzia assoluta. Dotato di una bravura e di una sensibilità incredibile, sa cogliere quegli attimi che fanno davvero la differenza. Quando dopo tanti tentativi per riuscire a trovare una immagine di copertina adeguata, ho inviato la foto di Ancora Libero a Paolo Tocco, ho sentito dall’altra parte un sospiro si sollievo, come a dire: “suvvia ce l’abbiamo fatta”
E a proposito di immagine, l’edizione deluxe del vinile contiene un’opera di Romano Ballerini, tuo padre. Come l’avete scelta? Ricordo che anni or sono, recandomi a Manciano, a casa di mio babbo, mi mostrò un suo dipinto davvero molto bello. Nell’occasione gli scattai una foto. Quando Paolo Tocco mi ha suggerito di inserire all’interno di una serie limitata di dischi in Vinile, un quadro di mio babbo, mi è venuto subito in mente il dipinto in questione. L’ho proposto ad Aldo & Stefania della Radici, a Alberto e a Paolo, per sentire anche il loro pensiero. Così, insieme, abbiamo deciso di inserire quest’opera all’interno del Vinile, per dare un valore aggiunto al tutto, quel tocco di magia
E a proposito di scelta: in questo disco convive il passato con il futuro. Mescolando le due cose escono fuori brani dalla lirica potente come la stessa title track o anche “Cambiare vita”. Se dovessi scegliere? Ivan Francesco Ballerini vivrebbe nel passato o nel futuro? Cosa farebbe di questo presente dunque? Bella domanda. Senza dubbio il mio desiderio sarebbe quello di vedere il mondo tra 5 o 6mila anni. Una grande curiosità sapere che fine avrà fatto l’uomo nel futuro. Il passato non mi interessa più di tanto, perché è noto, già scritto. Quello che mi attrae è l’ignoto, ciò che non conosco. Cosa farei di questo presente? Cercherei di dividere in modo netto la politica dall’economia, crescendo una classe politica di persone serie, incorruttibili, che promuovano ed applichino leggi eque, intelligenti, per noi e per il pianeta. Il covid è un segnale chiaro che stiamo andando nella direzione sbagliata. Ci dovrebbe far riflettere su tante cose. Purtroppo le nostre vite, oggi più che mai, sono pilotate dall’alto, da poche persone che comandano il mondo. Se sfuggi da questi meccanismi rischi di essere emarginato, messo al bando, uno scarto della società
E forse, chiudendo parlando di tempo, “Per me sempre sarai” fotografa il tempo contro ogni mutazione. Che rapporto hai con questa canzone? È un brano nato da una poesia molto bella di mio babbo. È una canzone che arriva dritta al cuore, senza passare dal via. Mi ha consentito di coinvolgere mio babbo in questo mio secondo lavoro, un uomo di quasi 85 anni di età. Per me è un successo a prescindere. Tuttavia, non è il brano che prediligo, perché ho dovuto usare un linguaggio che non mi appartiene pienamente, o forse soltanto perché amo volare… volare libero!!!
Articolo del
21/10/2021 -
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