Ogni grande storia che si rispetti ha bisogno di un alone di mistero che ne amplifichi l’epicità, magari con una serie di avvenimenti sinistri e coincidenze fin troppo strane. Anche la storia della musica, d’altro canto, è sempre stata accompagnata dalla sua buona dose di fatti particolarmente arcani, più o meno veritieri. E la storia del Club 27 è proprio uno di questi. “Prima regola del Fight Club: Non parlare mai del Fight Club” recitava Brad Pitt nella famosa pellicola di David Fincher. Se dovessimo parafrasare questa frase in contesto musicale potrebbe diventare: “Prima regola del Club 27: sii un grande musicista” Si tratta di un gruppo di musicisti ognuno deceduto per cause misteriose o mai confermate all’età dei 27 anni. Particolarità abbastanza agghiacciante che è durata per diversi anni è anche che ognuno di questi musicisti avesse una J nel nome o nel cognome, tanto da farlo divenire noto anche come “J – Club 27” . Lo sfortunato fondatore del club è uno dei primi bluesman moderni, sicuramente uno dei più famosi degli States degli anni 30: Robert Johnson. Morto a Greenwood nell’agosto del 1938, Bob Johnson si dice sia passato a miglior vita per mano di Satana in persona. Colui che anni prima gli aveva donato il talento e l’estro per poter incantare tutto il panorama musicale con il suo Delta Blues, gli ha anche rubato l’anima alla fatidica età dei 27 anni. Il club non è però stato istituito proprio con lui, ci si è resi conto di quanto fosse sfortunato un musicista ad avere 27 anni quando in poco più di due anni ci lasciano quattro grandissimi della musica degli anni 70, casualmente tutti con la lettera J all’interno del nome: Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison.
Dai The Rolling Stones ai The Doors, la maledizione del 27 non ha risparmiato nessuno portandoci via anche una delle migliori voci femminili della storia della musica e uno dei più rivoluzionari e talentuosi chitarristi di sempre; questi ultimi due a poco più di un anno dalla loro performance al Festival di Woodstock. Brian Jones fu un polistrumentista e co-fondatore, insieme a Ian Stewart, Mick Jagger e Keith Richards dei leggendari The Rolling Stones. È stato trovato morto sul fondo della piscina della sua villa nel Sussex il 3 luglio del 1969 ma non sarebbe stata una morte degna del club 27 se non avesse avuto la sua buona dose di mistero: la sua allora fidanzata dichiarò che fu assassinato da un costruttore intento a rinnovargli la casa ma nessuno ha mai abbandonato la pista che fosse stato assassinato a seguito di vari problemi con la droga, in quanto ledeva l’immagine del gruppo che sempre di più aveva bisogno di buona pubblicità. La sua morte scosse molto gli Stones che gli dedicarono anche una parte del loro tragico concerto all’Altamont Raceway Park del 1969.
Inutile negare che l’uso di droghe, spesso l’abuso, sia stato tema centrale delle vite private degli artisti rock divenendo spesso anche la prima delle cause conclamate delle morti di molti di loro, così come successo per Janis Joplin, Jimi Hendrix e Jim Morrison, il quale si dice sia in realtà vivo in una qualche isola sperduta nel Pacifico, probabilmente con Elvis. Janis Joplin è stata una delle più talentuose voci femminili degli anni ’60 che ha spaziato dal blues al soul e ha culminato la sua carriera con l’esibizione a Woodstock nell’agosto del ’69. Quattro album in studio di cui due con i The Big Brothers and the Holding Company, è stata uno dei personaggi più amati della musica del suo tempo. Morta per una “presunta” overdose di eroina in un Hotel a Hollywood, fu trovata immobile in una pozza di sangue tra il letto e il comodino della sua stanza il 4 ottobre 1970. In tanti hanno ipotizzato all’omicidio, ma la dinamica della morte è stata chiara fin da subito: cadendo dal letto non ha avuto i riflessi tali da poter evitare l’impatto con comodino, il quale le ha procurato una larga ferita alla testa.
Così come il povero Jimi Hendrix il quale però riuscì ad esibirsi anche nell’Isola di Wight a quasi un anno esatto da Woodstock. Anche lui morto per una dose letale di alcool, farmaci e qualche droga in un appartamento di un albergo di Londra il 18 settembre 1970. Hendrix è stato uno dei più straordinari chitarristi della storia, sicuramente il più famoso. Ha spaziato tra il blues ed il rock psichedelico e tra le sue tracce più riuscite si ricordano, tra le altre, Hey Joe e Are You Experienced? accompagnato dalla sua band dei The Jimi Hendrix Experience. Una delle esibizioni più clamorose della sua carriera riguarda l’esecuzione dell’inno americano sul palco di Woodstock, “violandone” la sacralità con la sua immancabile Fender Stratocaster.
27 anni sono stati anche la tragica età del guru-poeta del rock, Jim Morrison. Personaggio controverso, da sempre sopra le righe per tutta la sua tutto sommato breve carriera, la quale segnerà una sorta di declino (almeno dal vivo) con lo scandaloso concerto di Miami del 1969 dove fu arrestato e accusato di vari reati dalla polizia locale. Breve ma non per questo priva di capolavori: nel 1970 i Doors pubblicano l’ultimo lavoro “L.A. Woman”, appena dopo che Jim si ritiri a Parigi con la fidanzata Pamela per dedicarsi esclusivamente alla poesia. Vita comunque travagliata anche lontano dai riflettori quella di Jimbo Morrison; imprigionato dall’utilizzo sconsiderato di alcool, eroina e fumo di vario genere, fu trovato morto alle 8 di mattina del 3 luglio 1971 nella vasca di casa sua in Rue Beautreillis 17.
Alle strane e maledette morti del J-Club si aggiungerà solo 23 anni dopo quella dell’ultimo baluardo della musica del XX secolo, tanto da aver ribattezzato il giorno della sua morte come “The Day The Music Die”, come Buddy Holly nel 1958: Kurt Cobain. Anche lui personaggio molto particolare da appena 3 album con i Nirvana che hanno comunque fatto da colonna sonora ai nuovi e tecnologici anni 90.
Kurt era una persona molto fragile che ha lottato tutta la vita con la sua sanità mentale e l’utilizzo di droghe non l’ha certo aiutato, ma gli facilitavano l’evasione da quel mondo tanto crudele con lui. Neanche la relazione con Courtney Love e l’arrivo della figlia Frances Bean riuscirono a farlo uscire dal famoso tunnel. Tanto difficile la vita quanto misteriosa la morte: la versione ufficiale dice che il frontman della band grunge originaria di Seattle si sia sparato in bocca con un fucile a pompa nella sua casa il 5 aprile del 1994, gli esami tossicologici evidenzieranno anche quantità folli di eroina nel sangue misto a Valium. Altri medici valuteranno come sia fisicamente impossibile per un essere umano anche solo pensare di poter alzarsi, prendere un fucile, caricarlo e spararsi con quella quantità di droga nel sangue, il che ha amplificato ancora di più il mistero sulla sua prematura dipartita facendo prendere piede, anche in questo caso, alla strada dell’omicidio, ovviamente mai confermato da nessuno.
L’ultimo membro del club non è una delle cantanti più famose della musica, ma che ha avuto anche lei il suo spazio tra i misteri delle morti a 27 anni. Amy Jade Winehouse nasce a Londra nel 1983 ed è la cantante di questo elenco ad avere forse la morte più misteriosa di tutte. Nella parte finale della sua carriera ha avuto diversi problemi ai polmoni ed è rimasta in cura per diverso tempo; anche al Rock in Rio del 2008 si presentò sul palco praticamente senza voce ma dopo varie cure, riuscite, si ripresenta sul palco in ottima forma, sobria e con tanta voglia di tornare a fare ciò che ama. Si esibisce in qualche piccolo locale, senza troppo pubblico, per testare un po’ la sua voce dopo la riabilitazione: ha tanto materiale da portare in studio di registrazione e anche il padre dichiarerà che “non vede l’ora di tornare in tour”. Esegue 5 tappe in tutta l’America per il “The return of Amy Winehouse tour” che si concluderà a San Paolo il 15 gennaio del 2011; poco dopo si presenterà per due tappe tra Arabia (Dubai) ed Europa (Belgrado) rispettivamente l’11 febbraio e il 18 giugno.
Straordinaria voce Soul degli anni 2000, Amy è stata trovata morta nel pomeriggio del 23 luglio del 2011. Ma la particolarità della sua morte riguarda ovviamente la causa: sul certificato di morte è indicata come causa l’intossicazione da alcool. Il che potrebbe non sembrare del tutto strano se gli esami tossicologici non avessero evidenziato che nel suo sangue non vi fosse quantità di alcolici tale da procurarne la morte.
Articolo del
27/08/2020 -
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