Tracce
1. Spring Frost 2. Burnt Umber 3. Celeste 4. Wintergreen 5. Obsidian 6. Blonde 7. Dark Sienna 8. Verdigris 9. Snow 10. Rose Quartz 11. Quicksilver 12. Ultramarine 13. Iris 14. Cinnabar 15. Desert Sand 16. Deep Saffron 17. Cerulean Blue 18. Slow Movement – Sand
Non poteva uscire in un momento migliore di quello che stiamo vivendo, l’album di Brian e Roger Eno, una sorta di raccolta di brani meditativi che, varcando i confini spazio-temporali, confonde l’anima come sfumature di colori su una tavolozza di pittura. Mixing Colours inizia a vedere la luce nel 2005 e, nonostante i due abbiano già lavorato insieme nel 1983 su “Apollo: Atmospheres and Soundtracks” questo è, in assoluto, il loro primo album insieme, una rinfrescante antitesi dei tempi difficili e accelerati di oggi.
18 tracce che prendono il nome di colori, ognuna con un significato preciso e un proprio linguaggio fatto di composizioni evocative; un caleidoscopio di suoni, melodie minimaliste e trame ultraterrene. La maggior parte delle 18 canzoni si basa su campionamenti synth e riverberi di piano trattato, una miscela raffinata che mette in secondo piano la ridondanza sonora. L'elegante apertura dell'album "Spring Frost" ha il potere di trasportare l’ascoltatore su una nuvola di contemplazione e consolazione, sembra quasi di guardare con la lente d’ingrandimento la combinazione cromatica di un dipinto ben bilanciato, le note lunghe danno l'illusione che tutto si possa dissolvere in un momento. Il “viaggio” continua con “Obsidian” dove l’atmosfera è decisamente spirituale grazie al suono solenne di un organo da chiesa che genera un'atmosfera malinconica, tenuta insieme da una tonalità bassa e profonda.
"Burnt Umber" presenta inaspettatamente tintinnii di campanelli carichi di riverbero che riecheggiano a lungo nello spazio acustico. Insieme a un basso ostinato sequenziato, la traccia trasmette un umore inquietante, incomprensibile. Dai toni cupi si passa a quelli eterei di "Wintergreen" e “Rose Quartz” e qui, il “tocco ambient” di Brian si fa più evidente, l’elettronica scivola dolcemente su melodie allungate per deformarle come onde. Brillanti i pezzi solisti di pianoforte "Blonde", "Dark Sienna", "Snow" e "Iris" (l'unico brano che non si riferisce ad un colore), esempi eccezionali del minimalismo di Roger che oscilla tra lo stile melodico inquieto di Schubert e la lentezza romantica di Satie. Se c'è un brano che racchiude tutta l’amorevolezza dell'album è la commovente "Celeste".
L’armonia delicata avvolge l’ascoltatore come il più morbido dei tessuti, come a volerlo proteggere dalla brutalità del mondo che lo circonda. In Mixing Colours ogni nota è scelta con cura, la sua capacità di provocare stati d'animo - che vanno dalla malinconia alla gioia delicata - è notevole. La presenza di Brian aggiunge elementi unici alla traccia senza alterarla drasticamente. Queste sottili variazioni melodiche comunicano in modi diversi tra loro, come in "Cerulean Blue" dov’è palpabile la presenza di un carillon dalla sonorità divina. Se "Quicksilver" e "Deep Saffron" fossero un colore sonoro, non vi è dubbio alcuno che sarebbe il colore della libertà e della calma mistica.
La melodia si mescola al suono e la musica si modella e rimodella costantemente, senza ottenere mai una forma definita. Come la tempera sulla tavolozza dei colori crea un’infinità di sfumature così, i fratelli Eno, sono riusciti nell’intento di dar vita a composizioni multistrato senza tempo, un viaggio lontano dalla realtà che conosciamo.
Articolo del
22/03/2020 -
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