Sono passati ben quarantacinque anni da quando ho visto per la prima volta dal vivo gli Stranglers, che erano fra i pionieri del punk inglese. Mi trovavo nel fossato di Castel Sant’Angelo a Roma (un luogo incredibile tanto è vero che da lì a poco non sarebbe stato mai più destinato ai concerti rock) e un enorme corvo nero emergeva alle spalle del gruppo con i torrioni del castello come sfondo. Era il 1980 e l’anno prima era stato pubblicato “The Raven”, il quarto album del gruppo guidato da Hugh Cornwell, compositore geniale e poeta oscuro, che aveva una visione tutta particolare del movimento “punk”, che lui era riuscito a trasformare in una sorta di rock d’avanguardia, sacrificando l’apporto delle chitarre elettriche che venivano sostituite dal suono delle tastiere. Un assurdo per quei tempi, una contraddizione in termini! Forse, ma non per lui, intenzionato soltanto a seguire la sua strada, non certo i cliché o i luoghi comuni.
A causa di insanabili contrasti con Jean-Jacques Burnel, l’altro elemento di spicco della band, Hugh Cornwell lasciò il gruppo nel 1990 e diede vita ad una lunga carriera solista che continua fino ad oggi. “All The Fun Of The Fair” è il suo ultimo album, un disco doppio dal vivo che conferma l’ottima riuscita di “Moments of Madness”, uscito nel 2022. Ma il marchio Stranglers resta comunque all’interno del suo repertorio da solista e anche stasera Hugh Cornwell, 76 anni compiuti, accompagnato da una sezione ritmica robusta ed incalzante, ha offerto uno show dove le sue composizioni, decisamente interessanti e tratte un po' da tutti i suoi dischi, venivano alternate a vecchi brani degli Stranglers, come l’immancabile “Golden Brown”, eseguita in una versione più scarna, ma comunque efficace, come “Nice And Sleazy”, e ancora “Tank”, “Nuclear Device” e la formidabile “Duchess”.
Fra le sue canzoni ricordiamo quelle tratte da “Monster”, in particolare “Mr Leather”, dedicata a Lou Reed, e un’altra intitolata “Pure Evel”, scritta per ricordare Evel Knievel, un motociclista degli anni Settanta, uno dei primi “stuntman” nel mondo del cinema. Hugh si è soffermato sul fatto che non è mai riuscito ad incontrare Lou Reed di persona, neanche quando si trovava a New York, nel 2013, e aveva un appuntamento con lui per cena, ma sono stati bloccati entrambi da attacchi di febbre alta. Poco tempo dopo Lou Reed venne a mancare e Hugh rimase con il profondo dispiacere di non averlo mai conosciuto di persona.
Da segnalare inoltre le esecuzioni di “Dead Loss Angeles”, che sottolinea i vizi della società americana, di “Bad Vibrations” e di “Delightful Nightmare”, in una sorta di “dark cabaret”, scarno, oscuro e ribelle. Il finale è ancora più esaltante con il recupero di “Big Bug” tratta da “Nosferatu” (che suonerà interamente dal vivo a Novembre a Londra) , di “Strange Little Girl” degli Stranglers, della divertente “Lasagna” e della straordinaria “Goodbye Toulouse”, un pezzo fantastico, che ancora ricordo , perché quando ero in un pub di Londra, un certo James, amico di amici, conosciuto sul posto, mi spiegò che la città di Tolosa in Francia non c’entrava un bel niente.
Era solo un gioco di parole per dire “too loose” (troppo sciolto), frase ben rappresentativa dell’etica comportamentale punk.
SET LIST
Coming Out Of The Wilderness Too Much Trash Nice And Sleazy Wrong Side of The Tracks Delightful Nightmare Golden Brown Totem And Taboo Bad Vibrations Dead Loss Angeles Moments Of Madness When I Was A Young Man Tank Pure Evel Mr Leather Nuclear Device Another Kind Of Love Duchess Live It And Breathe It
Encore:
Big Bug Strange Little Girl Lasagna Goodbye Toulouse
Articolo del
02/05/2025 -
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