Era atteso con entusiasmo il ritorno nella capitale, il 26 ottobre 2024 al Palazzo dello Sport (il giorno dopo il concerto all’Unipol Forum di Milano), della formazione progressive metal statunitense tra le più popolari degli ultimi quattro decenni.
I Dream Theater compiono quarant’anni di carriera e il tour mondiale che ne sta seguendo ha portato con sé un paio di novità. In primis il ritorno dopo 5 album e 15 anni dello storico batterista e membro fondatore Mike Portnoy (ruolo in cui era subentrato Mike Mangini), il cui ultimo contributo era stato nell’album “Black Clouds & Silver Linings” del 2009. In seconda battuta vi è poi stato l’annuncio di un nuovo lavoro discografico, “Parasomnia”, in uscita a febbraio del 2025.
Un preludio di eventi che non potevano che accrescere e amplificare ulteriormente quel pubblico, via via negli anni sempre più eterogeneo sia anagraficamente che nei propri affetti musicali, il quale riempie quasi completamente il palazzetto. Il palco è coperto da un grande telo celebrativo in cui i diversi elementi che compongono gli artwork dei Dream Theater coabitano una distesa, di deserto e d’infinito, al cui centro si ergono monumentali numeri romani a ricordare la longevità raggiunta.
Nessun gruppo spalla, nessun ingresso sommesso. Metropolis Pt. 1: The Miracle and the Sleeper irrompe sulla scena e tra i cuori dei presenti, riconnettendo in un solo giro di spago ricordi ed emozioni nate da uno dei disco più amati della formazione (“Images and Words” del 1992) a quelli di un'altra pietra miliare nella discografia del teatro del sogno (con i due brani successivi in scaletta), quel “Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory” che proprio in questo mese di ottobre ha visto una trasposizione letteraria ad opera dello scrittore Peter Oriullan.
Non è un caso dunque come proprio queste due uscite siano le più rappresentate all’interno di questa serata celebrativa, la quale non manca di rimarcare le indubbie qualità strumentali di ciascuno dei membri, dal solitario e pulsante basso di John Myung, alla funambolica chitarra di John Petrucci, le tastiere liquide e mobili di Jordan Rudess, la carismatica voce di James Labrie gravata dal peso degli anni (soverchiata a volte dalla sovrapposizione audio delle altre “voci” in campo) eppure ancora straordinariamente efficace nel coniugare potenza e melodia.
Giunge ultimo e al contempo primo il ruolo alla batteria di Mike Portnoy, come un cerchio perfetto la sezione ritmica abbraccia difatti con esuberanza e creatività ogni tassello del complesso e multiforme mosaico delle lunghe tracce, impersonificando l’Alfa e l’Omega dell’anima sonora dei Dream Theater. Per i presenti sugli spalti e nel parterre è atto spontaneo il sovrapporsi dei cori, delle voci, delle emozioni all’accenno e nello sviluppo di brani come The Mirror, As I Am, Under a Glass Moon, della lunghissima suite (ben 24 minuti) Octavarium o nell’immancabile encore con The Spirit Carries On e Pull Me Under.
Ogni vibrazione sonora riverbera negli schermi sullo sfondo e subito sotto la pedana della batteria attraverso i video proiettati, mini narrazioni che aprono ulteriori spunti riflessivi sulle tematiche trattate nei testi. Nei due atti di questa serata celebrativa a Roma il Teatro del Sogno piega l’angolo di una pagina durata 4 decenni e apre al resto di un volume che non sembra voler propendere per la scrittura in calce della parola fine.
E, agli estimatori vecchi e nuovi, non peserà di certo voltare ancora una pagina, due, o forse più.
SETLIST:
Metropolis Pt. 1: The Miracle and the Sleeper Act I: Scene Two: I. Overture 1928 Act I: Scene Two: II. Strange Déjà Vu The Mirror (with 'Lie' solo outro) Panic Attack Barstool Warrior Hollow Years Constant Motion As I Am Dance of the Dream Man
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Atto II
Night Terror This Is the Life Under a Glass Moon Vacant Stream of Consciousness Octavarium
Encore:
Act II: Scene Six: Home Act II: Scene Eight: The Spirit Carries On Pull Me Under
Articolo del
29/10/2024 -
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