E’ uno dei nostri jazzisti migliori, ma è più conosciuto all’estero che qui da noi. Stiamo parlando di Max Ionata, abruzzese di nascita, padrone assoluto del sax tenore, con una carriera molto lunga alle spalle, che lo ha visto registrare, in proprio o con altri, circa nova dischi.
Questa sera si presenta alla Casa del Jazz con la formula del Max Ionata Hammond Trio, dopo aver scelto - negli ultimi anni - di farsi guidare sia dal vivo che in studio dalle sonorità uniche e affascinanti, tipiche dei primi anni Settanta, di un organo Hammond. Il suo sax tenore quindi, per tutta la serata, ha assecondato piacevolmente i ripetuti inviti e stimoli sonori suggeriti dall’organo Hammond suonato da Gianluca Di Ienno, in un vorticoso succedersi delle partiture soliste, e in tutta una serie di incroci e sovrapposizioni che hanno costituito altrettanti momenti di gioia per il pubblico.
A sostenere le variazioni su tema e le improvvisazioni geniali di Max e di Gianluca, la batteria, sempre puntuale e ficcante di Nicola Angelucci, altro elemento molto valido del Trio. Ci sono piaciute molto le riproposte di composizioni come “The Black Hole” e di “Amsterdam After Dark”, tratte da “Rewind”, un album del 2016, e “Blue Art”, un brano davvero molto intrigante che risale ad “Inspiration” . del 2014. Una serata di jazz di frontiera, capace di passare con disinvoltura all’interno di soluzioni armoniche diverse, ma sempre molto evocative.
Sul finire del concerto, Max Ionata ha chiamato sul palco l’amico di sempre, Gegé Telesforo, il noto polistrumentista e cantante jazz , lanciato tanti anni fa nei programmi televisivi di Renzo Arbore.
Ben supportato dal talento del trio di Max Ionata , Telesforo ha contribuito a rendere ancora più incisiva e vitale la parte conclusiva del “set” facendo ricorso alle sue note abilità vocali, e allo “scat”, una forma assolutamente libera di improvvisazione jazz, basata su vocalizzi tanto travolgenti quanto accattivanti, seppure privi di qualsiasi significato.
Articolo del
30/07/2020 -
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