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Nodo Prusik
Parlando di questo “Transeunte”
di
Domenico Capitani
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One man band diremmo subito. Una produzione velenosa, acida, ruvida ai bordi… sa di ferro con spine roventi, tracce di sangue sul pavimento e dentro l’ego di ognuno di noi. Elias Goddi diviene l’intero progetto Nodo Prusik e, parafrasando un poco il riferimento di questo moniker, canta la rinascita o comunque la ribellione, l’energia che cresce quando siamo sconfitti. “Transeunte” è un disco da ascoltare a stomaco pieno e senza maschere per i perbenisti. Un pop difforme, nichilista, accuse e critiche sfacciate anche in un linguaggio che sfoggia rabbia e irriverenza. Explicit direbbe Spotify. Non la manda a dire… e mi stupisce scoprire da lui che tutto è estremamente acustico o estremamente elettronico. Come nel concept: forse non esistono vie di mezzo.
Siamo tutti in procinto di un fallimento personale? Oppure abbiamo già fallito… dobbiamo solo prenderne consapevolezza? "Il fallimento vi è proprio al centro" come canto in una strofa. Che successo vogliamo conquistare? In questo periodo storico soprattutto, dove tutto passa alla velocità della luce ed già vecchio al momento della nascita. Sarebbe meglio esserne consapevoli della nostra fallibilità invece che correre come cani levrieri nel coursing, inseguendo uno zimbello che non raggiungeremo mai.
“Cambia il vento” per me è uno dei pezzi più forti del disco. Ha molte radici con il post punk degli anni ’90. Cosa ne pensi? Come ti rapporti a quel periodo fatto di Marlene e centri sociali? Sai che quel pezzo è nato senza riferimenti così diretti? Quando l'ho scritto non avevo appigli di generi e così è stato poi prodotto in fase finale. Per quanto riguarda la tua ultima domanda, diciamo che non mi rapporto. Come molti della mia generazione ho ascoltato da ragazzo quella roba là e molta mi è piaciuta, ma ho subito preso un'altra strada e non ne ho mai fatto parte.
“Il punto di vista di Dio” è forse la bandiera politica di tutto l’ascolto. Mi fa pensare alla versione underground e acida di "The Revolution Will Not Be Televised” di Gill Scott Heron. Possiamo pensarla così secondo te? Madonna che complimento, ti ringrazio! È anche troppo. Comunque avevo più in testa il Pop Group quando l'ho scritta.
E perché una chiusa come “Quattro haiku”? Qui invece c’è l’ombra di Claudio Rocchi… non trovi? Che tipo di rottura cercavi? Sai che sei la seconda persona che me lo dice? Grazie, è un altro gran bel complimento. Quattro haiku arriva dopo l'uragano perché serve per prendere fiato e rifugiarsi in qualcosa che conta davvero, i ricordi non sono solo ricordi, costruiscono un'esistenza. Soprattutto se sono condivisi con la persona con la quale sei cresciuto e hai costruito una famiglia.
Pensi di avere una soluzione contro la mediocrità della vita “Casa - Lavoro - Casa - Lavoro”? E pensi che la soluzione abbia il suono di questo disco? No, purtroppo non ho una soluzione. In realtà ognuno è quello che è, e quasi tutti, chi più chi meno, soffrono questa condizione. Il suono del mio disco invece riflette un momento preciso: quello della consapevolezza.
Che proprio per tornare a “Sfondamento delle linee di difesa” sono assai affascinanti i feedback di chitarra elettrica che hai splittato sui side… un misto tra The Prodige e certi momenti rock dei R.E.M. anche… vero? Ti confesso una cosa: in questo disco non c'è una sola chitarra elettrica. È tutto estremamente acustico o estremamente elettronico, il tutto poi è stato trattato. Mi hanno sempre affascinato gli estremi.
Articolo del
09/12/2025 -
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