Un disco ridotto all’osso, dove il silenzio pesa quanto i suoni. Con In This Noise, appena uscito per Beautiful Losers, RosGos abbandona le stratificazioni del passato per abbracciare un avant-folk spoglio, doloroso e desertico. Un album essenziale in cui il silenzio pesa quanto il suono. Con solo la voce, una vecchia chitarra acustica e tessiture scarne e inquietanti, RosGos abbandona gli arrangiamenti stratificati del passato per un avant-folk crudo e desolato. Abbiamo intervistato Maurizio Vaiani, il musicista lombardo che si cela dietro il curioso moniker (ci ha anche spiegato cosa vuol dire!)
Cosa c’è di nuovo in questo tuo ultimo disco? Direi che c’è tantissimo di nuovo, anche se la matrice RosGos credo si senta ancora al 100%. Le grandi differenze sono sostanzialmente tre. La prima: avevo in testa da tanto tempo un album con pochi suoni, dove la ricerca del silenzio fosse stato l’obiettivo. Poche stratificazioni e orpelli inutili. La seconda: dopo parecchi anni ho lavorato personalmente sugli arrangiamenti delle mie canzoni, chiudendomi in sala prove con un fidatissimo amico e musicista, Massimo Valcarenghi. Per mesi abbiamo destrutturato ripetutamente le canzoni fin quando le sentivo vicine a come me le immaginavo. La terza: cambio del produttore. Su questo disco mi sono appoggiato alla conoscenza e alla competenza di Andrea Liuzza, che mi ha dato una mano per vestire al meglio ogni secondo di ogni brano. E cosa invece è rimasto lo stesso? Sostanzialmente la scrittura. Alla fine, tutte le mie canzoni nascono da una chitarra acustica e da una voce che ci improvvisa sopra. Da sempre è così. Quindi sì, posso cambiare vestito ai brani, posso arrangiarli ogni volta in modo diverso, ma credo che la matrice iniziale, ossia la mia scrittura, resti sempre un punto fisso e, a detta di molti, riconoscibile. E questo, ovviamente, mi rende felice e orgoglioso. Raccontaci come e dove l’hai registrato L’arrangiamento dei brani ha preso forma in una saletta prove vicino a casa mia, nel cremasco, tra l’autunno del 2023 e l’estate del 2024. La registrazione vera e propria si è invece svolta a Schio nell’agosto del 2024, sui monti, nello studio della Beautiful Losers di Andrea Liuzza. Tutte le chitarre acustiche e tutte le voci, cori compresi, e buona parete dei mix in cinque intensissimi giorni. E’ stato faticoso perché il tempo era poco e non ci si poteva permettere di perdersi in troppe chiacchiere, ma indubbiamente fruttuoso. Ogni sera ci alzavamo da quella sedia sconvolti, con una gran voglia di silenzio, ma indubbiamente felici e soddisfatti. Sicuramente un tocco magico lo regalava anche il luogo. Il bosco intorno e quei colori intensi che nelle città sono ormai dimenticati. Da parte mia è stata una gran bella esperienza. Il singolo esplora immaginari southern gothic: quali sono i tuoi artisti di riferimento? In ambito musicale sono molto legato ai 16 Horsepower e a Wovenhand, oltre che a Mark Lanegan, Nick Cave, PJ Harvey, Radiohead, Alice In Chains, Exploited, tanto per citarne solo alcuni che nella mia storia ritengo sacri. Qualcuno dirà: ma come è possibile che cita un gruppo punk come gli Exploited insieme a Lanegan? Non ho molte spiegazioni da dare, se non che nella mia testa e nel mio cuore convivono amori diversi senza essere omologato a una moda, ma attratto solo dalle emozioni che provo semplicemente ascoltando. Sono un buon lettore e quindi gioco anche in campo letterario. I miei autori preferiti sono Murakami Haruki, Breat Easton Ellis, Cormac McCarthy, Tiffany McDaniel, tanto per citare i primi nomi che mi sono ricordato e di cui provo ammirazione e amore. Cosa conta, per te, in una canzone? Prima di tutto per me conta la melodia e il mood che si riesce a creare attraverso l’arrangiamento. Se ho in testa che il disco deve avere una certa ambientazione sonora devo puntare lì, e tutto ciò che creo e modifico è fatto con quell’obiettivo. Quindi la musica in primis, molto prima dei testi. A quelli ci lavoro dopo, con calma, ma non sono la priorità quando scrivo un album. Cosa significa RosGos? RosGos in dialetto cremasco è il pettirosso. Il nome è un omaggio a mio padre. Eravamo seduti su una panchina nel giardino della struttura che lo ospitava, ormai malato da molto tempo. Con la poca lucidità che gli restava vide questo pettirosso vicino a noi e alzando un braccio per indicarmelo disse: guarda, un rosgos. Dopo poche settimane ci lasciò e per me fu naturale pensare ad un pettirosso mentre cercavo un nome da dare a questo progetto musicale. Pensi che lo streaming abbia reso la vita migliore o peggiore agli artisti? Domanda impegnativa. Certamente dal punto di vista prettamente economico si può considerare la vera e propria disfatta dell’arte musicale. Solo pochissimi ormai arrotondano bene grazie allo streaming. Penso che per la maggior parte degli artisti sia diventato un grande problema. Ci sono però anche gli artisti come RosGos, talmente piccoli che non si preoccupano dell’aspetto economico, ma sfruttano lo streaming per farsi conoscere con un po’ più di facilità. Il mio progetto è ascoltato in giro per il mondo, è stato accolto in agenzie di sincronizzazioni, è stato accettato in playlist pianificate a migliaia di chilometri di distanza; tutto questo sarebbe impossibile se non avessi a disposizione un modo semplice e veloce per divulgare la mia musica. Consiglia tre tue canzoni a chi non ti conosce, per scoprirti Ogni brano è un figlio, cavoli. Mica è semplice fare delle scelte, mannaggia a voi. Detto questo vi consiglio un brano per ogni album che ho pubblicato: _ Telephone Song dall’album “Lost In The Desert” del 2020 _ Violence dall’album “Circles” del 2022 _ Shelter dall’album “No Place” del 2024 _ In The Dark dell’album “In This Noise” del 2025 Ma se vi fate un giro su YouTube o Spotify potrete conoscere tutti i miei lavori e i video che nel tempo sono stati realizzati. Scopriteli e se vi piacciono condivideteli!
Articolo del
17/10/2025 -
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