Eccolo il nuovo singolo di Emiliano Mazzoni, figura del cantautorato contemporaneo assai capace di rendersi “outsider” in senso alto del termine. Anima e artista di lungo corso torna dopo due anni dal disco “Baci andati”, torna a lavorare con Luca Rossi e sforna un solo singolo che dichiara di averne “rapinato” senso e ispirazione alla bellissima poesia di Gianni Rodari. Si intitola “Il cielo è di tutti” è una sospensione, una fotografia, un video semplice e potentissimo in rete: è tutti questo cielo, significa tantissimo.
Quanta sospensione c'è in questo singolo? Quanto bisogno di lentezza? Ciao! Innanzi tutto devo dire che casa mia è a quasi 1300 metri ed anche se sono preso da mille cose, il mondo attorno ha un ritmo particolare, più sospeso che lento per come lo sento io. Questo singolo, o come preferisco "brano solitario", ha un po' la pretesa di innescare sospensione nel considerare l'unicità del cielo come un abbraccio che ci comprende, sia nel senso di globalità che nel senso di comprensione, facendoci sentire meno soli e più capiti. Se guardiamo una formica nel suo darsi da fare possiamo tra le altre cose notare una veloce operosità, ma se osserviamo il formicaio probabilmente la sensazione che abbiamo si sposta verso una missione comune ed un obiettivo, e mi pare che il tempo rallenti in quest'ottica.
E ancora: quanta accettazione? Ho come l'impressione che ora il tuo posto sia quello di attesa, di consapevolezza, di accettazione... o sbaglio? Che bello! Guarda io spero che non ti sbagli. I fattori che muovono verso questo tipo di percorso sono tantissimi, forse anche l'età, che fa mutare il significato di quel che vedi. A volte ti accorgi che quel significato esiste grazie a te, ma non perché ha perso il significato che aveva in precedenza, c'è un'idea di percorso che rimane e si sparge nel mondo mescolandosi con le altre storie; credo che abbia bisogno dei nostri percorsi per essere considerato quello che è il nostro formicaio e che una delle strade per superare l'odio innato ed animale che ognuno ha in sé per forza, sia seguire il bisogno delle storie di tutti.
Bello il video... molto semplice. La forza della semplicità non è qualcosa che si raggiunge subito... anzi... quanta fatica ci vuole? Grazie, sono felice di questo, avevo un po' paura che fosse fin troppo semplice, e per certi versi lo è, ma a consolarmi c'era l'idea. È tutto vero quello che dici, la semplicità non è certo dietro l'angolo nella crescita, in ogni tipo di crescita, e crescere è faticoso. Se vogliamo però possiamo vedere questa cosa anche in un'ottica più naturale e considerare che crescere è certamente faticoso, ma è anche inevitabile e naturale se il percorso è sano. Come naturale è, al venire del tempo, deperire e fermarsi. Un altro aspetto significativo però è che l'idea ti semplifica molto la vita, è un po' un premio diciamo. Stiamo dando per scontato che ci sia una crescita e che l'idea sia buona, con un po' di sorriso naïf ecco.
E tu che rapporto hai con il cielo? Domanda che sono sicuro di affidare a chi non la valuta scontata… Il cielo è un po' una casa, non gli vuoi mai male, nemmeno se si manifesta in modo da far tribolare. Te la prendi sempre col vento, ah quanto vento a casa mia, con la pioggia, la grandine, la neve, il freddo od il caldo... be devo dire che sempre meno mi turba il meteo per fortuna, e comunque è in qualche modo una manifestazione del cielo nell'immaginario. Ma mai te la prendi col cielo, il cielo che è lì intendo, non la divinità che sì qualche volta oppure spesso (cit.:) ci fa da parafulmine, ma il cielo è come se fosse dentro oltre che lassù, e più in là e più in là... ad un certo punto, perde di senso la distanza ed è come se sgorgasse nel cuore, nel sangue ed è anche un po' eccitante.
E il suono invece? Sai che assomiglia poco al cielo o alla dimensione contemplativa di questa canzone? Che scelte hai fatto? Una delle cose che volevo era che rimanesse una dimensione "canterina" nella canzone. Mi è sgorgata fuori in modo naturale, tre semplici, e sempre quelli, accordi ed una variazione per respirare. Mi sembrava che le parole fossero la scala sulla quale arrampicarsi, e che servisse un accompagnamento e basta. Poi lavorando assieme a Luca (A.Rossi) è uscita una collocazione sintetica che in qualche modo aiutava la spazialità senza perdere la contabilità dei soliti tre accordi. Non si canta più ormai, nelle case, nelle fiere, nei bar... il cielo ne ha bisogno, ma non di canzoni, di noi che cantiamo.
Stai pensando al prossimo singolo? Continuerà questa fase di saggia consapevolezza? Sì sì, anzi ho già 7 o 8 brani solitari senza filo logico tra loro e mi voglio divertire nelle versione che capiterà di fare! O magari ne farò dei nuovi e questi finiranno nel cestino chi lo sa. Mi piacerebbe che ogni volta ci fossero alcune idee a confortare, cose da raccontare, ispirazioni da citare, entrare in profondità delle canzoni, cosa che in un disco io, che sono una caccola, non avrei l'energia e forse l'attenzione di proporre per ogni brano. La fase continuerà fino a che avrà salute, spero per molto ma non posso guardare troppo avanti se no non ha più senso. Grazie per le splendide domande!
Articolo del
19/05/2025 -
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