È un disco delicatissimo, di quiete, di silenzi. Sono vulcani in eruzione che però portano pace e sospensione. La canzone d’autore si fonde dentro forme liquide, trasparenti, quasi senza forma. La parola trova un posto di delicatissima luce e centralità. Non sono canzoni semplici. Sono manifesti emotivi. Sono suoni e frattali, sono landscape ma anche forme quasi pop. Marco Parente e Cattaneo si uniscono per questo primo progetto di inediti denominato Vulcani in pace. Un disco eponimo uscito per Freecom e che si pregia anche della collaborazione di Jason deCaires Taylor, scultore inglese conosciuto per le sue opere installate sui fondali marini e che qui arricchisce il disco nella parte grafica. E poi gli studi ambientali e le ricerche universitarie e qui cito testualmente: in corso d’opera, e data l’importanza attribuita all’ambiente, Vulcani in Pace è stato affiancato ed appoggiato nel progetto e negli scopi dalla ricerca condotta in sinergia dal team dell’Università di Milano (Dipartimento di Bioscienze), dell’Università di Padova e dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli – ricercatori coinvolti: Camilla Della Torre e Silvia Giorgia Signorini (UniMi ed associati SZN Crocetta), Marco Munari (UniPd) e Fabio Crocetta (SZN). Il tema ambientale trattato sarà una delle conseguenze dei cambiamenti climatici: l’acidificazione delle acque marine.
La quiete si contrappone alle intenzioni. Eppure non esiste un momento di totale rottura: vince la quiete? Non so se mi sono spiegato… La quiete è la direzione che guida le intenzioni, dunque non c'è contrapposizione, bensì un legame sottinteso...non so se mi sono spiegato :)
Come la contrapposizione che vivo in "Fin qua tutto bene" che sembra un grido di dolore o di aiuto nonostante le parole che dice… Fin qua tutto bene è una forma di autocontrollo sul panico quotidiano. È il sottofondo sottinteso nella realtà, il grido non intonato, ma affilato, preso in prestito da Johnny Rotten.
La dimensione liquida è un altro centro di gravità per questo disco. La connessione con le opere di Jason deCaires Taylor è venuta a seguito del master o è stato un target che avete voluto raggiungere direttamente dalla fase di composizione? È arrivata ben dopo, quando in vacanza a Lanzarote m'imbatto in una rivista con alcune immagini di Jason. Stavamo cercando un'estetica che rappresentasse il nostro lavoro che da lì a poco sarebbe diventato Vulcani in pace. Io non avevo dubbi e mandai la foto a Paolo. Ora il problema era capire se Jeson avrebbe concesso l'uso dell'immagine e a che condizioni. Tutto è filato liscio...'ciò che deveva accadere accadde'.
Che umanità c'è attorno a questo disco? Oppure: che umanità vorreste che ci fosse? Tutte le parole usate in questo disco, senza premeditazione parlano non del singolo individuo ma sempre d'un insieme, sia esso una storia di coppia, di un condominio o di una folla sterminata. L'umanità non torna più, anzi forse non è mai arrivata. Io oggi credo all'umanità composta da me mia moglie e mio figlio...il resto a me sembra solo letteratura e retorica. Pubblicamente l'umanità non mi appassiona più.
Un momento "politico" di questo disco per me è "Peace". Un mantra… Tutte le tue domande non sembrano avere dubbi, ma risposte implicite, conclusioni romantiche. E questo mi entusiasma davvero, mi gratifica in un certo senso! “Peace”non è un momento politico è più un gesto politico innocente. Il termine mantra è perfetto. Come mi è già capitato di dire al riguardo: la ripetizione di una parola, rende quella parola possibile.
Che poi la dimensione di mantra è qualcosa che permea tutto il disco o sbaglio? Ancora una volta non sbagli. Ci sono due modi di attirare l'attenzione, uno è urlare(come i politici)l'altro è la ripetizione, ovvero il ribadire, possibilmente con musicalità e educazione. Io opto per il secondo metodo...si confà di più alla mia indole di punk gentile.
Articolo del
11/03/2025 -
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