Il giovane cantautore cremonese, Nicola Lombardo, se ne è uscito il 5 aprile 2019 con i primi due singoli estratti dal suo debut album “Bosco”, in uscita per Bianca Dischi. Classe 1995, Lombardo prospetta, con questo disco, un viaggio nella delicata fase della post adolescenza , attraverso undici tracce che si alternano fra indie e synth-pop. C’è un po’ tutto quello che è stato il nostro mondo dai quindici ai vent’anni. Ci sono le storie d’amore travagliato e sofferente, ci sono i colpi di testa, c’è la temerarietà che è tipica degli adolescenti, c’è la spavalderia, il bullismo, la ricerca di se stessi, disperata, lacerante. La terza traccia, che dà il titolo all’album, è una rivelazione. Delicata, morbida, tenue come solo Brunori Sas o Calcutta, dolce e soave come un orizzonte all’alba, colorata di toni pastello, intrisa di gioia e malinconia al tempo stesso. La strofa numero due canta: “Io mi guardo e spero in qualcosa di meglio/Come se non dipendesse tutto da me/Mi guardo ancora una volta e mi dispero/Ormai s'è fatta notte, è meglio dormirci su/Per non vivere a metà più”.
Un altro brano come La Danza dei Passi Falsi, ci culla nel torpore di quelle mattine in cui ci si alza presto per andare a lavoro, in cui si imburra in fretta un toast e lo si mangia di corsa mentre ci si dirige verso la stazione del treno. Albero è un’altra grande prova d’autore, dove si confondono pugni e carezze. Prima il testo dice “Forse la mia sciarpa non scalda abbastanza/O il cappio attorno al cuore è troppo stretto/Ma il cielo stamattina ha la pelle di pesca”, poi: "Chissà se rinascerò/Come un fiore a primavera, clorofilla nelle vene/O tornerò ad essere un albero/Con l’autunno tra le foglie, e il sole che mi dà serenità”. Un excursus tra tutti i sentimenti possibili e immaginabili, soprattutto quelli legati alla fase più delicata della nostra vita, dove siamo più fragili e più inclini alla sofferenza.
Articolo del
18/04/2019 -
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