Il sensazionalismo, si sa, è il jolly mancato nel mazzo di carte dell’informazione. Quello nostrano, poi, ha sempre un che di divertente, per quanto sia esagerato. Forse in virtù della nostra tipica passionalità, che dalle cucine ci portiamo appresso fino agli stadi e, da qualche mese, anche nelle nostre pseudo conoscenze musicali. Si fa presto a gridare al successo, quando è amor di patria a fare da megafono.
E si fa ancor più presto se ad essere presi in considerazione sono i parametri sbagliati. Con i Måneskin la storia si ripete, ma questa volta si avvolge del nostro tricolore. Basti considerare come, improvvisamente, il tasso di apprezzamento di questa giovanissima band sia vertiginosamente cresciuto già in poche settimane, rispetto alla vittoria dell’Eurovision Song Contest 2021. Confesso: anche io ho provato una bella emozione nel vedere questi bei “pischelli” sbaragliare la concorrenza fatta per l’ennesima volta di pop, pop e ancora pop. E poi, dai: quanto può essere affascinante la classica storiella dei ragazzi partiti dal nulla, strimpellanti per le vie del centro di Roma, fino a giungere prima sul palco di Sanremo e poi su quello di Rotterdam Ahoy?*
La rapida ascesa che ne è derivata da quel trascinante “Zitti e buoni”, così incazzoso e gender fluid, ha sicuramente fatto la felicità di buona parte dell’informazione musicale, che si è ritrovata improvvisamente a testimoniare un rinato amore per il rock, o meglio, per il rock di patria. Ed ora, il tetto del mondo, sembra perfino avere il logo di Spotify. Superare i Beatles negli ascolti è il nuovo record di cui andare fieri, sempre che non si tenga conto dell’età media dedita al consumo di musica in streaming e al fatto che “hai voglia a vendere dischi come i Beatles!”.
Sia ben chiaro, nulla da ridire su quanto Måneskin stanno andando a conquistare giorno per giorno, o sugli effetti più o meno a lungo termine che questo loro successo inaspettato avrà. Ma per chi ascolta e chi si propone di fare musica alcuni filtri e istruzioni per l’uso mi sembrano d’uopo. Per qualunque giovane approdato alla scoperta del rock, è bene che si sappia che tutto quello che sta avvenendo adesso è solo un punto d’arrivo, e che andando a ritroso nel tempo potranno solo divertirsi e sorprendersi nelle varie “scoperte” che potranno fare. La qualità di ciò che si ascolta è un fatto parecchio serio, nonostante i colossi del commercio musicale insistano nel volerla depauperare. E questo, a suo modo, è un monito anche per chiunque decidesse (o ha già deciso) di accogliere nella propria vita uno strumento musicale. Sudore, fatica, studio matto, qualche tendinite, vita sociale pressoché limitata: questo comporta la volontà di imparare a suonare uno strumento. Ma quello che troverete alla fine supera qualunque aspettativa di soddisfazione personale.
*Ho volutamente omesso l’esperienza di XFactor, perché al tempo ebbi modo di esprimermi sul conto di Damiano e soci, operando un confronto su quanto invece stesso combinando dall’altra parte del mondo i Greeta Van Fleet. Più che tra le band (la cui bravura può essere direttamente proporzionale alla loro giovane età, lo studio e il background culturale), la questione era più legata alla percezione che qui in Italia si ha (ancora) del concetto di qualità musicale: i Måneskin, infatti, fecero scalpore più per i loro atteggiamenti provocatori (fra trucco, corpi nudi e pol dance), ma a chiederlo in giro ben poco sembra essere rimasto nella memoria di quanto produssero di lì a poco
Articolo del
07/07/2021 -
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