“Fine anno” fa rima con “tempo di bilanci”. E “tempo di bilanci”, di solito, fa rima, suo malgrado, con le devastanti classifiche degli album migliori dell’anno. Dico “devastanti” perché trovo queste classifiche (che mischiano un maremagno di cose fra di loro slegate, già capite bene quanto siano inutili) assolutamente stupide, e non fanno altro che ridurre la musica ad una questione di tifo più o meno ragionato, molto spesso “meno”.
Proprio per questo motivo, quella che state per leggere non è una classifica, ma più che altro una raccolta di “consigli per gli ascolti”. Un bel po’ di “novidà todali”, come direbbe il buon Richard Benson, di roba (molto eterogenea, ce n’è per tutti) che, a mio avviso, si è distinta per bellezza (che, attenzione, significa anche “particolarità”, unicità della proposta) nel corso di questo 2019. Come detto, l’articolo raccoglie un bel po’ di roba, divisa, ovviamente, per genere. Il mio consiglio è di leggerlo tutto, va da sé, ma se proprio non ve ne fotte niente di un genere e volete subito trovare il vostro (o, caso più probabile, avete una soglia dell’attenzione discretamente bassa), basta scendere un po’, non bisogna necessariamente chiudere l’articolo. C’è da dire, come chiosa a questa introduzione, che sicuramente ci saranno state altre cose degne di nota, ma la lista, come noterete, è già abbastanza corposa, le mie orecchie solamente due, ed il mio tempo spesso limitato (anche perché, qualora non fosse chiaro, per parlare di un album non lo ascoltiamo certo solo una volta). E poi tanti altri colleghi si sono divertiti a fare il mio stesso giochino, con articoli molto interessanti: il pluralismo è una bella cosa, sfruttatelo. E, soprattutto, leggete.
Detto questo, credo che possiamo cominciare. Parto da quattro artisti unici nel nostro panorama, che, al di là del piacere o non piacere, attirano sicuramente l’attenzione, e già non è poco. Si tratta di LIBERATO, con l’album omonimo, dei Coma_Cose, con il loro “Hype_Aura” , della sguaiata provocazione punkeggiante di “1969” di Achille Lauro e di Auroro Borealo (che personalmente considero un genio, ndr), con “Adoro Borealo”. Ad accomunarli è l’originalità complessiva della proposta, caratterizzata da testi banali solo all’apparenza e da un impianto musicale fresco e spregiudicato.
Il filone rap/ trap è sicuramente più esiguo rispetto agli altri, ma è degnamente rappresentato da Marracash, e dall’introspezione di “Persona” , da Izi e la sua “Aletheia” , dalle venature soul di Mahmood e “Gioventù Bruciata” , dallo storytelling di Murubutu, che ha pubblicato “Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli” , dall’impegno civile di Willie Peyote, con “Iodegradabile” e dalla bravura strumentale e compositiva di Lazza, con “Re Mida” , nella sua versione piano solo. A questi album si aggiungono anche i singoli di Anastasio (“Il fattaccio del vicolo del Moro”), Dutch Nazari (“Cambio di stagione”, “Bravi tutti”, “Di me i baristi” e Madame (per quanto mi riguarda, vero talento cristallino, sia nella scrittura delle barre che nel semplice cantarle, che ha pubblicato “17” e “La promessa dell’anno”): se gli album rispettano le aspettative create dai singoli, il prossimo anno ci sarà da divertirsi.
Nell’ambiente folk impossibile prescindere da “Cummedia”, di Cesare Basile, piccolo capolavoro. Così come “Ballate per uomini e bestie”, di quel genio sfavillante che è Vinicio Capossela. Da menzionare sono anche “Lo chiamavano vient’e terra”, di Enzo Gragnaniello, e “Puro desiderio”, di Teresa De Sio, alfieri del “neapolitan power”. Cisco tira fuori “Indiani e cowboy” , album carnoso e pieno di testi importanti, come nel suo stile, mentre invece Tosca, nel suo “Morabeza” , gioca sulla commistione linguistica e sulla ricerca musicale. Il compagno Alessio Lega e Guido Baldoni ci fanno fare un anarchico e meraviglioso viaggio all’interno del canzoniere di Fabrizio de Andrè, tirando fuori “Ribelli, banditi, principesse…- le canzoni di Fabrizio de Andrè per voce e fisarmonica.” Ultima citazione per “Viaggio in Italia- Cantando le nostre radici”, del collettivo AdoRiza, e per “Il cammino dell’anima”, maestosa opera di recupero dell’opera (scusate la ripetizione) della monaca e compositrice Ildegarda di Bingen.
Fra i gruppi le cose più interessanti arrivano sicuramente dai Massimo Volume e dal lirismo di Emidio Clementi, con “Il Nuotatore”, dai Punkreas e dal loro “Inequilibrio Instabile”, dall’hardcore dei Linea 77, con “Server Sirena” , proseguendo con il pop fresco di “Fuori dall’hype”, dei Pinguini Tattici Nucleari, ed il tuffo nel punk di inizio decade dei Sick Tamburo e del loro “Paura e l’amore” . Chiudono la carrellata i Fast Animals and Slow Kids, con “Animali notturni” , che, in verità, rispetto ai loro lavori precedenti non convince appieno, ma è salvabile, i sorprendenti I Santi Bevitori, con le atmosfere blueseggianti di “Folle la corsa all’ospedale”, ed i Tre Allegri Ragazzi Morti, che, oltre ad un gran album come “Sindacato dei sogni” , sfornano anche il singolo “Lavorare per il male”, in featuring con Pierpaolo Capovilla. Discorso a parte per i Subsonica ed il loro “Microchip Temporale”, omaggio a “Microchip Emozionale” realizzato con i featuring di alcune delle voci più interessanti del panorama musicale italiano, da Elisa a Motta, passando per Ensi e MYSS KETA.
Andiamo al primo dei due filoni più cantautorali, quello femminile. Dove comincio segnalando alcuni esordi molto belli, a partire dalla mia conterranea Giulia Mei, con “Diventeremo Adulti” , continuando con Marta de Lluvia e “Grano” e finendo con l’ep di Francesca Digito,”Acoustic- ep”, e con la verve di Asia Ghergo e dei suoi “Bambini Elettrici” . Altri bei lavori arrivano dalla delicatezza di Margherita Zanin e Giua, rispettivamente con “Distanza in stanza” e “Piovesse sempre così” , dalle venature blues di Serena Brancale e NaElia, con “Vita da artista” e “Vittim e blue” , dall’esuberanza e dalla freschezza di Ylenia Lucisano, con “Punta da un’ape in un campo di papaveri” , dall’eleganza di Ilaria Pilar Patassini e della sua “Luna in ariete” , dalla spregiudicatezza di Irene Ghiotto, con “Superfluo” . Torna Levante, con “Magmamemoria” , per quanto mi riguarda, disco della definitiva consacrazione. Emma si porta appresso la sezione ritmica degli Jamiroquai e firma un gran bell’album come “Fortuna” , mentre la voce profonda di Nada ci ricorda che “E’ un momento difficile, tesoro” .
Last but not least, c’è spazio anche per un duetto stupendo, uno dei migliori album dell’anno per ricercatezza ed intrecci vocali, vale a dire “Ginevra di Marco e Cristina Donà” , evidentemente di Ginevra di Marco e Cristina Donà. A questi album si aggiungono anche i singoli di Gabriella Martinelli e Giulia Ventisette (“Il gigante d’acciaio” e “Il lavoro nobilita l’uomo”) e quelli di una fuoriclasse assoluta come Margherita Vicario (di cui aspetto impazientemente il ritorno, ndr), che si reinventa musicalmente e tira fuori “Romeo”, “Mandela” ed “Abauè- Morte di un trap boy”.
Il versante maschile trova la presenza di Fulminacci e Ruvio, rispettivamente con “La vita veramente” e “Ruvio” , alle prese con il loro (ben riuscito) esordio discografico. Opera prima anche per Paolo Jannacci, che tira fuori un album bellissimo come “Canterò” . Fra i cantautori di prima generazione impossibile non citare “Prezioso” , splendido regalo postumo di Gianmaria Testa, “Alma”, del mitico Enrico “Rouge” Ruggeri, il grande Ernesto Bassignano, con “Il mestiere di vivere” e Paolo Capodacqua con un bell’album come “Ferite e Feritoie” , oltre al ritorno di un certo Fossati, che, in coppia con una certa Mina, ci regala “MinaFossati” . L’ “età di mezzo” è rappresentata da Zucchero, con “D.O.C.” , dai ritorni di Daniele Silvestri e Niccolò Fabi, con i loro rispettivi “La terra sotto i piedi” e “Tradizione e tradimento” , e dalla “quota terrona”, composta da Sergio Cammariere e la sua solita classe, con “La fine di tutti i guai”, da Mario Venuti con “Soyuz10” e da Luca Madonia, che, con “La Piramide” , tira fuori quello che, personalmente, penso sia il miglior album italiano del 2019.
Fra le proposte più indie ci sono un altro siciliano, come Dimartino, con “Afrodite” , le penne raffinate di Giovanni Truppi, che pubblica “Poesia e civiltà” , e di Giorgio Poi, che invece tira fuori “Smog”, la potenza evocativa di Edda, con “Fru Fru” , e quella musicale di Umberto Maria Giardini, con “Forma Mentis” , l’elettronica con echi kraftwerkiani di “Carne Cruda a colazione” di Succi, ed il dilatato e tenebroso ermetismo di Andrea Laszlo de Simone e Dino Fumaretto, con i rispettivi “Immensità” e “Coma” .
A questi sono da aggiungere due album live, vale a dire “Motta dal vivo”, evidentemente di Motta, ed “An evening with Manuel Agnelli”, di Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo, due uscite importanti, due sponsor per la potenza della musica dal vivo, due incentivi per cercare di non perderla mai. In aggiunta agli album, sono da menzionare alcuni singoli, tipo “Piccole abitudini”, di Oui the North& Giorgio Canali, o “Canta che ti passa” degli Zen Circus, o i ritorni di Diodato (“Non ti amo più”, “Che vita meravigliosa”), Dente (“Anche se non voglio”, “Adieu”) e Brunori SAS (“Al di là dell’amore”, “Per due che come noi”).
Chiudo con quattro proposte “estreme”, ma che se siete arrivati a leggere fin qui potete ascoltare tranquillamente. Si tratta di quattro album per lo più musicali, sono “Alone II” ed “Alone III” di Gianni Maroccolo, “Jennifer Gentle” dell’omonimo gruppo di Marco Fasolo, e “I hate my village” , del gruppo omonimo, che in realtà è un supergruppo con Fabio Rondanini, Adriano Viterbini, Alberto Ferrari e lo stesso Marco Fasolo: una bomba. Questo è tutto, come fatto per l’articolo sui dischi del 2009, lascio la lista completa alla fine.
All’anno prossimo, che sia pieno di tanta bella musica!
LIBERATO¸ LIBERATO Hype_Aura, Coma_Cose 1969, Achille Lauro Adoro Borealo, Auroro Borealo Persona, Marracash Aletheia, Izi Gioventù Bruciata, Mahmood Tenebra è la notte, Murubutu Iodegradabile, Willie Peyote Re Mida (piano solo)¸ Lazza Cummedia, Cesare Basile Ballate per uomini e bestie, Vinicio Capossela Lo chiamavano Vient’e terra, Enzo Gragnaniello Puro Desiderio, Teresa De Sio Indiani e cowboy, Cisco Morabeza, Tosca Ribelli, banditi, principesse…- le canzoni di Fabrizio de Andrè per fisarmonica e voce, Alessio Lega& Guido Baldoni Il cammino dell’anima¸ Angelo Branduardi Viaggio in Italia- Cantando le nostre radici¸ Collettivo AdoRiza Diventeremo adulti, Giulia Mei Grano, Marta de Lluvia Acoustic- ep, Francesca Digito Bambini elettrici, Asia Ghergo Distanza in stanza, Margherita Zanin Piovesse sempre così, Giua Vita da artista, Serena Brancale Vittim e blue, NaElia Punta da un’ape in un campo di papaveri, Ylenia Lucisano Luna in ariete, Ilaria Pilar Patassini Magmamemoria¸ Levante Fortuna¸ Emma Superfluo¸ Irene Ghiotto E’ un momento difficile, tesoro, Nada Ginevra di Marco- Cristina DonภGinevra di Marco& Cristina Donà Il Nuotatore, Massimo Volume Inequilibrio Instabile, Punkreas Server Sirena, Linea 77 Fuori dall’hype, Pinguini Tattici Nucleari Paura e l’amore, Sick Tamburo Animali Notturni, Fast Animals and Slow Kids Folle la corsa all’ospedale, I Santi Bevitori Sindacato dei sogni, Tre Allegri Ragazzi Morti Microchip temporale, Subsonica La vita veramente¸ Fulminacci Ruvio¸ Ruvio Canterò, Paolo Jannacci Prezioso, Gianmaria Testa Alma, Enrico Ruggeri Il mestiere di vivere, Ernesto Bassignano Ferite e feritoie, Paolo Capodacqua MinaFossati, Ivano Fossati& Mina D.O.C., Zucchero La terra sotto i piedi, Daniele Silvestri Tradizione e tradimento, Niccolò Fabi La fine di tutti i guai, Sergio Cammariere Soyuz10, Mario Venuti La Piramide, Luca Madonia Afrodite, Dimartino Poesia e civiltà, Giovanni Truppi Smog, Giorgio Poi Fru Fru, Edda Forma Mentis, Umberto Maria Giardini Carne cruda a colazione, Giovanni Succi Immensità, Andrea Laszlo de Simone Coma, Dino Fumaretto Motta dal vivo, Francesco Motta An evening with Manuel Agnelli, Manuel Agnelli& Rodrigo D’Erasmo Alone II- Alone III, Gianni Maroccolo I hate my village, I Hate My Village Jennifer Gentle, Jennifer Gentle.
Articolo del
30/12/2019 -
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