Per molti sarà ricordato come il terribile incendio agli Universal Studios di Hollywood, ma grazie ad un’inchiesta del New York Times Magazine stanno emergendo i clamorosi retroscena di un evento che è stato volutamente silenziato dai responsabili della Universal che hanno nascosto al pubblico, e soprattutto ai musicisti e agli artisti coinvolti, la portata del disastro.
Quella notte tra il 31 maggio ed il 1° giugno del 2008 le fiamme si espansero rapidamente in un capannone conosciuto come “edificio 6197” o più semplicemente come magazzino dei video. In quelle ore si stava perpetrando il più grande disastro nella storia dell’industria musicale. Per due terzi il magazzino ospitava videocassette e pellicole; ma quello che emerge oggi dall’inchiesta del magazine americano è che nella parte rimanente, grande poco più di 200 metri quadrati, era stipato in altissimi scaffali una parte dell’archivio musicale della Universal Music Group (UMG), la più grande casa discografica del mondo.
Anche se non ci sono dati ufficiali su quanti master andarono bruciati quella notte dei primi di giugno del 2008, alcune fonti riferiscono di circa 120mila “asset distrutti” (altre arrivano a 175mila) per una stima economica di 150 milioni di dollari di perdite.
Ma quello che si è perso, in realtà è un archivio di registrazioni dal valore incalcolabile, anche perché oltre ai nastri originali dei dischi di artisti e musicisti sotto contratto con la Universal, nel magazzino venivano conservati anche quelli di case discografiche assorbite nel corso degli anni (Decca, Chess, Impulse, Geffen, Interscope)
Ed ecco che vengono fuori le prime indiscrezioni sulle opere originali che sono andate in fumo: i master delle registrazioni di Billie Holiday, quelli di Chuck Berry per Chess , quelli di Muddy Waters, Bo Diddley, Etta James, John Lee Hooker e Buddy Guy. Ma anche i master delle prime registrazioni di Aretha Franklin, altri di Louis Armstrong, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, e di Buddy Holly.
A queste accuse sollevate dall’inchiesta del New York Times Magazine, la Universal ha risposto negando l’incendio sia stato devastante: ”L’incendio non ha mai influito sulla disponibilità della musica distribuita commercialmente, né ha inciso sulle compensazioni degli artisti» ha dichiarato l’ufficio stampa della multinazionale statunitense.
A questo punto si è scatenata sui social una reazione immediata di tutti i gruppi e i musicisti coinvolti: l’ex bassista dei Nirvana Krist Novoselic per esempio ha scritto di ritenere che i master di Nevermind siano andati persi nell’incendio.
Adesso, in via del tutto informale si cerca di fare una “conta” delle registrazioni originali che sono andate in fumo all’alba del primo giugno del 2008. I master bruciati potrebbero appartenere ad una lunga lista di dischi di grandi miti della storia del rock da Ray Charles a Benny Goodman, Cab Calloway, B.B. King, Joan Baez, i Mamas and the Papas, Joni Mitchell, Cat Stevens, Elton John, i Lynyrd Skynyrd, Eric Clapton, gli Eagles, gli Aerosmith, gli Steely Dan, Iggy Pop, i Police, i R.E.M., i Guns N’ Roses, Queen Latifah, Mary J. Blige, i Sonic Youth, i No Doubt, i Nine Inch Nails, Snoop Dogg, i Nirvana, Tupac Shakur, Eminem e molti altri
Articolo del
17/06/2019 -
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