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Beth Gibbons
Lives Outgrown
2024
Domino Recording
di
Fabrizio Biffi
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Alla fine, dopo tanta giustificata attesa, esce il primo album solista di Beth Gibbons. Trent'anni dopo il sensuale capolavoro trip-hop dei Portishead, Dummy (1994), la Gibbons è tornata in solitario con la preziosa collaborazione del produttore James Ford (Blur, Depeche Mode, Arctic Monkeys e Pet Shop Boys). Il suo primo lavoro solista ufficiale “Lives Outgrown”, riprende da dove si era interrotto il suo cammino con l'album dei Portishead del 2008 “Third”.
Beth Gibbons è una sopravvissuta e lo scorrere delle sue liriche è vivo e ci ricorda, in parte, che per quanto fragili siamo e soggetti a imprevedibili ed inevitabili svolte della fortuna. Il modo in cui leggiamo e reagiamo al cambiamento definirà noi e la nostra capacità di godere dell’unico vero dono che può essere portato via in qualsiasi momento: “Tutto ciò che abbiamo… è qui e ora”.
Ogni episodio del disco descrive diverse sfumature di un pop da camera orchestrale ricco di dettagli che accompagna una straordinaria esplorazione dell'invecchiamento e del dolore. Le paure esistenziali della cantante riguardo allo scorrere del tempo e al trattenimento di emozioni e connessioni un tempo vibranti sono tanto accattivanti quanto devastanti.
Lives Outgrown è stato scritto in un momento buio per Gibbons, quando ha dovuto sopportare la perdita dei propri cari e ha dovuto affrontare la mortalità. Temi di perdita e invecchiamento filtrano attraverso paesaggi cinematografici densi di ritmi terreni, archi gonfi e la voce di Gibbon che suona sempre sul punto di rompersi e scomparire nella sua gola.
L'apertura del disco con "Tell Me Who You Are Today" evidenzia immediatamente il tono cupo attraverso la voce dolorosa della Gibbons accompagnata dagli arpeggi di chitarra acustica e il violoncello e il violino di Raven Bush che forniscono tensione sotto la superficie prima di salire drammaticamente verso l'alto in quello che è l’imprinting ineluttabile di tutto Lives Outgrown.
“E’ stato un viaggio lungo e durato più di un decennio e riflette quello che mi sta succedendo internamente, i miei 50 anni hanno portato avanti un orizzonte nuovo ma più vecchio. E’ stato un periodo di addio alla famiglia, agli amici e anche a chi ero prima, i testi rispecchiano le mie ansie e le mie insonni meditazioni notturne, non solo per il modo in cui attraversiamo le transizioni emotive o psicologiche nella nostra vita, ma soprattutto per il momento in cui lasciamo questo pianeta e il nostro movimento all’ignoto. qualcosa che temo, ma che devo solo provare a celebrare mentre un momento si avvicina, donando la capacità di crescere oltre le restrizioni di questo mondo fisico”.
Di tanto in tanto anche la gioia emerge in superficie e la Gibbons è in grado di resuscitare la vitalità della sua giovinezza. "Non fingere di non saperlo/Renditi conto della tenerezza/Apprezza la dolce carezza", ricorda a sé stessa e ad un partner separato in "Lost Changes".
Lives Outgrown è giustamente presentato come “il lavoro più personale fino ad oggi” della Gibbons, che tratta di esperienze di dolore, cambiamento e disperazione. In realtà è una raccolta esistenziale e musicalmente intensa che aiuta a ridimensionare alcune cose grazie alla sua visione della vita e il riconoscimento della obiettiva indifferenza del mondo naturale e del tempo nei confronti della sofferenza umana
Articolo del
18/05/2024 -
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