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Alèm
Alèm: "Sogni virtuali", sogni, virtù e ali
di
Domenico Capitani
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Dobbiamo dirlo: Alessandro Minichino, ovvero Alèm, è tutt’altro che ad un esordio come ci vuol far credere la critica discografia. Dalla sua altre incisioni nel corso di una carriera che forse ha i natali 6 anni fa. Giovanissima certamente ma già ricca di una forma che sembra solida e ben delineate. E nello scorrere dentro queste 14 tracce ci accorgiamo di come il cantautore rap-digitale di Maratea, sa bene come prendersi poco sul serio e prendere assai poco sul serio l’estetica dei suoni e delle sue forme. È un complimenti che difficilmente mi viene spontaneo da fare. Eccolo “Sogni virtuali”, ecco la sua personale denuncia ad una vita ormai devota alle macchine e al mondo fluido (e non di genere) fatto di estetica e pochissimo altro. Non la manda a dire e sa anche come divertire spaziando dentro il rap tout court, il pop, il punk anche (visto che anche questo è un ingrediente delle sue origini). Si peschi a bandiera “Ak-toio” dentro cui ci sento l’America di Eminem. E come la giustifichiamo se non con istrionico genio creativo/i> questa invettiva socialmente utile che è “Poveri” che si appoggia poi ad una sua elaborazione urban di quella “No tengo dinero” dei Righeira. In “Demodè” gioca con una versione assai glam di flow, ripescando i fasti accesi de Il Barone Lamberto e stili simili. Le featuring della splendida Angelae e a seguire del flow di Ryuma, danno a “Silenzio” una connotazione decisamente internazionale: ecco ancora un altro fuori pista di questo disco. Soltanto a centro della tracklist ritroviamo un suo vecchio brano “200 all’ora”, ritroviamo quel rock che se non fosse così glitterato di elettronica sarebbe degno apripista all’esordio dei Brucherò nei Pascoli. E dal suo passato ritroviamo anche “Solo” qui in forma Remix a cura di Ale ice. E gioca con sapori estivi nel singolo “Chissenefrega” e ancora denota gusto “teatrale” nelle coralità di “Mercoledì” che a pensarci bene la voce di Jannacci e quel certo modo di fare lamentevole non ci starebbe affatto male. Quanti cambi di programma, quanti fuori pista lungo questo disco: ma ripensandoci, ognuno di questi tratturi sghembi sono l’ennesima dimostrazione di come Além sia uno e centomila di queste varianze.
Articolo del
13/05/2024 -
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