Cronaca nera e musica leggera, è il nuovo EP dei Ministri fuori dalla mezzanotte di oggi per Woodworm/Universal, anticipato dalla release del 16 aprile dal titolo Peggio di Niente.
Questa volta i Ministri si fanno attendere. Adulatori del format album per il lancio di nuovi progetti discografici, evitano la mitragliatrice di singoli, che se in un primo momento possano rappresentare la chiave per presidiare la scena musicale, rischiano davvero di avere vita breve. La release di oggi è addirittura un EP che lascia presagire quasi l’urgenza e il bisogno di voler dire la loro, nell’hic et nunc in cui i brani vengono concepiti.
Peraltro, i Ministri non hanno mai badato a certe logiche commerciali, preferendo il concept album al singolo perché il primo, traccia dopo traccia, è dotato della capacità indiscussa di scrivere un racconto. Cronaca nera e musica leggera conta solamente quattro brani: mine esplosive, che non solo vanno a ripristinare il vecchio tessuto sonoro delle pogate facili sotto palco, ma permette loro di raccontare una storia.
La storia attualissima di cui, nell’ultimo anno, il mondo intero è stato l’attore protagonista: da qui, la cronaca nera del titolo insieme allo spossamento, lo smarrimento che li porta a concepire un brano come Peggio di Niente. Basta guardarci indietro per ritenere quanto sin dagli esordi, i Ministri diano voce alla cruda attualità. Fanno ingresso nel panorama dell’alternative rock italiano nel 2006 con lo storico album I soldi sono finiti.
Se è vero, che lancio dopo lancio un artista non possa far altro che crescere sotto un punto di vista professionale, è d’altra parte vero che il primo disco riveli l’essenza che sta dietro al progetto artistico: nel loro caso testi pungenti, suoni distorti e rumori di sottofondo, volutamente registrati. Dal disco d’esordio a Cronaca nera e musica leggera, i Ministri fanno nel bene e nel male parlar di loro; ne è prova la cover del primo disco che ospitava una moneta da €1 simbolo della crisi che l’industria discografica stava attraversando. Li ritroviamo nel 2018 a vestire ancora i panni degli attenti osservatori della nostra società. Questo, l’anno del loro primo EP La Piazza, ispirato ai tragici accadimenti del G8 di Genova.
Poi, il 2010 anno di FUORI per Universal Music Italia, disco fresco del suo decimo compleanno (2020). Al suo interno è contenuto Il Sole (è importante che non ci sia) brano così energico da dar fuoco al disco, e allo stesso tempo incupirlo. Tornando a Cronaca nera e musica leggera, è un progetto con il quale i Ministri trovano ancora una volta il modo di trasmettere contraddizioni e paradossi con la loro musica.
La chicca del progetto è sicuramente quella della scelta grafica di voler omaggiare le due collane einaudiane rese memorabili dalla poliedricità artistica e dal progetto grafico di Bruno Munari: Piccola Biblioteca Einaudi e Nuovo Politecnico. L’estetica viene approvata dalla Casa Editrice in quanto ritenuta utile alla trasmissione di un sapere che possa far avvicinare generazioni così lontane. In fondo, qual è il trionfo per un artista, se non quello di perdurare nel tempo?
Scelte editoriali a parte, il progetto discografico sembra funzionare sotto ogni punto di vista. La produzione è di Ivan Antonio Rossi, padre di alcuni gioielli firmati Baustelle, Zen Circus e tanti altri; per i costumi di scena tornano nelle mani del Rockstar Stylist Nicolò Cerioni, curatore dell’immagine, tra gli altri, di re Achille Lauro.
Cerioni è l’artista che ha reso iconica l’immagine dei Ministri grazie alle celebri giacche, ormai più rock che napoleoniche, che ricordano tanto quelle dei The Libertines nella cover del disco Time For Heroes. Giacche, che una volta tagliate letteralmente a pezzetti, vanno a rimpiazzare l’avanguardistica scelta della moneta di €1, in occasione della ristampa del primissimo disco: da qui In Mille Pezzi Tour. Queste ultime, oramai perdute, portano Cerioni a trasformare i Ministri in aristocratici di epoca elisabettiana con gorgiera e guanti in lattice, rigorosamente da cucina.
Cronaca Nera e musica leggera è l’EP che fa luce su una normalità oramai conforme e avvezza al peggio. Non a caso, la tracklist si apre con Peggio di niente, brano che rivisita gli effetti sull’uomo reduce da un anno di incertezze e lockdown. Peggio di Niente è la risposta alla decantata illusione che dalla pandemia ne saremmo usciti migliori: persone buone, empatiche e solidali.
Invece, se l’individuo chiuso in casa cova al suo interno rabbia e frustrazione, nel sociale si trasforma in un predatore affamato di lode e gloria. Il brano è aperto dall’esplosione di una chitarra e dal simbolico urlo liberatorio. Il rock dei Ministri è borderline. La finezza testuale è onnipresente, nel brano in questione smoderata, con la citazione a De Andrè. Coerenza e accettazione sono temi che interessano, gli altri tre brani.
Nella complessità del presente, la coerenza la vediamo sdraiata drasticamente sui binari. La seconda, Bagnini, parla di tutti coloro che credono di vedere in modo lucido la verità dietro ogni cosa che li interessi. Indossano occhiali da sole, non per avere più carisma e sintomatico mistero, ma per non rischiare di accecarsi guardando il sole ad occhi nudi.
Chiude l’EP un brano potentissimo che parla di un periodo storico, il nostro, in cui la cronaca si colora sempre più di nero e la musica si sempre più leggera: il tema di Cronaca nera è proprio la superficialità sotto la quale l’uomo medio si muove e agisce. Una denuncia alla superficialità della società in cui viviamo, che viaggia su note leggere, anzi leggerissime.
E’ come un funerale a primavera, cronaca nera e musica leggera.
Il che non vuol dire che la musica leggera sia disonorevole, anzi: essenziale e imperativa purché non assuma una forma di censura nei confronti di argomentazioni pesanti come fatti di cronaca e attualità, la cui trattazione viene addirittura evitata nelle canzoni. Crisi del Sapere e verità poco tattili: tutti e quattro i brani fanno luce sulla ricerca di un equilibrio tra la voce interiore e il rumore deprimente e deviante delle voci esterne.
Non temete! C’è pure del sentimentale costruito sul tema della nostalgia, rintracciabile nell’iconografia celebrativa di un momento d’oro della cultura italiana, cioè l’Einaudi degli anni ’60, ’70. Nostalgia di un’epoca che non abbiamo mai vissuto e il paradosso è proprio questo! La fase di crisi che viviamo si realizza in qualche modo in quella nostalgia lì: c’è come un rimpianto, una paura del futuro, una diffidenza nei confronti di una qualche verità unanime.
I nostri genitori potevano contare su un Sapere rivoluzionario, come quello promosso da Einaudi, poiché simbolo di una conoscenza sulla quale poter investire e, in modo concreto, costruire un sogno.
Non a caso, il logo della Casa Editrice è il famoso struzzo accompagnato dalla celebre locuzione latina Spiritus durissima coquit. A tal proposito, Norberto Bobbio amico affiatato di Leone Ginzburg, Vittorio Foa e Cesare Pavese, personalità che hanno costituito la vera anima della Casa Editrice, commentava:
E’ uno struzzo quello di Einaudi, che non ha mai messo la testa sotto la sabbia.
L’EP dei Ministri vuole smuovere le coscienze per creare un momento storico in cui noi potremmo riguardare noi stessi indietro, con nostalgia.
Articolo del
14/05/2021 -
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