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Louise Lemón
Devil
2020
Icons Creating Evil Art
di
Andrea Salacone
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I non frequentatori di social network potrebbero incontrare qualche difficoltà nel reperire informazioni sulla musicista Louise Lemón. E il telegrafico profilo riportato sul suo sito web oltre a non aiutare granché potrebbe creare qualche perplessità con il riferimento al “genere” Death Gospel (che chi scrive non ha mai trovato nelle testate specializzate), e alla “mescolanza incantevole” – questo, più o meno, il senso del messaggio – di tenerezza e desolazione, dolore, desiderio e disperazione.
Tuttavia, “Devil”, EP in vinile preceduto da un paio di album pubblicati negli ultimi anni, è un disco eccellente; lo ascolti e ricominci da capo (la concisione è uno dei suoi punti forti), mentre affiorano echi e suggestioni, melodie che proiettano nel passato, linee vocali che magari rimandano ad altre artiste, ma senza oscurare un gusto e un talento spiccati, e una vena compositiva dotata di personalità.
Alcuni brani trasudano soul: la lenta “Devil”; “Taurus Woman”, con le sue atmosfere sospese, i richiami alla celebre “The Dark End of the Street” e un crescendo di grande intensità.
In “Bathe In Gold” si respira un’aria più distesa: è l’unico episodio in cui non compaiono sofferenza e amore non ricambiato; la chiusura sembra omaggiare la splendida “Accidentally Like a Martyr” di Warren Zevon.
“Forever Alone” è punteggiata da una chitarra elettrica lievemente distorta che la riveste di una malinconia impalpabile. “All My Tears” affascina con le sue sfumature delicate.
Louise Lemón invita a farsi cullare in questa dolce mestizia; accettiamo di buon grado la sua proposta.
Articolo del
05/02/2021 -
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