Livorno e la Calabria diventano una regione dell’anima grazie a Piero Ciampi, uno dei pochi in Italia che sulla carta d’identità aveva scritto professione poeta.
Livornese di nascita e di temperamento, Ciampi frequentò a lungo la Calabria dove incontrò una certa Lilly e Pino Pavone, studente di giurisprudenza destinato a fare l’avvocato e a divenire il collaboratore del più anarchico dei cantautori. Ora, a quarant’anni dal giorno in cui Piero andò a cenare sulle stelle, un altro cantautore calabrese, Peppe Fonte, ex calciatore del Catanzaro nella serie B, anch’egli avvocato, ha rivisitato una manciata di canzoni di Ciampi. Il risultato è un CD pubblicato dalle edizioni Squilibri nella consueta raffinata veste che contempla un disco e un booklet.
Sono dieci tracce di cui due inediti rielaborati sulla base di alcuni scritti di Ciampi. Non sono state scelte le canzoni più irridenti e anarchiche ma alcune perle del canzoniere di chi, nato arrabbiato, ha descritto senza infingimenti la propria angoscia di vivere. Con la faccia e l’anima ogni giorno più ferita, Ciampi prese il lungo treno del Sud per andare a suonare a Catanzaro ma sbagliò stazione e scese a Cosenza. “La Calabria è un’isola”, amava ripetere Ciampi che nel locale in cui doveva esibirsi per diverse sere aveva conosciuto Lilly, amica stretta di Pino Pavone al quale propose un insano patto: “Dato che la sera mi tocca suonare”, gli disse, “ti propongo un accordo: tu la frequenti la sera e io di mattina”.
Forse era il sistema per diventare amici e, del resto, un identico meccanismo aveva generato l’amicizia tra Fabrizio e Tenco. In quel caso, accadde che Luigi venne a sapere di un ragazzo che si vantava di aver scritto “Quando”, un brano di successo. Tenco volle spiegazioni: “Perché dici di aver scritto la mia canzone”? Fabrizio rispose candidamente: “Per prendere figa”, e gli offrì un whisky un riparatore. Al di là del patto, peraltro non rispettato, Pino Pavone ha firmato con Ciampi cinque canzoni riprodotte in questo CD intitolato non casualmente “Avvocati Pavone-Ciampi” perché c’è da aggiungere che Pino condivise il suo studio legale a Roma col fratello avvocato di Piero. Inevitabilmente il disco di Fonte s’inizia con “In un palazzo di giustizia”, dove in modo crudo Ciampi parla di una causa di divorzio, la sua: “Siamo seduti in una stanza di un palazzo di giustizia, ci guardiamo di sfuggita, io ti sparo, tu mi spari”.
Peppe Fonte opta per un arrangiamento jazz dove domina il sax di Vito Procopio e il piano di Riccardo Biseo che ha curato anche gli arrangiamenti del disco in cui suonano Silvio Ariotta al contrabbasso, Franco Catricalà al basso elettrico e Ismaele Rocca alla batteria. La registrazione e il missaggio sono stati fatti negli studi della Yara Records a Catanzaro. Con voce ruvida, sulle note del contrabbasso, Peppe Fonte attacca poi la struggente “Tu no”, la canzone autobiografica che Piero scrisse per Gabriella, uno dei suoi due grandi amori. Tu no è la canzone che Cristiano De André ha interpretato quest’anno quando a Livorno gli è stato assegnato il Premio Ciampi: è uno dei brani che il livornese scrisse adoperando le unghie per scavare a fondo e il sangue delle sue ferite.
Ne è la prova il verso “Ti ricordi via Macrobio? Qualche volta eri felice”, lasciando intendere, per contrarietà, una vita davvero triste e infelice. Il lavoro di Peppe Fonte, nonostante lo stravolgimento degli arrangiamenti in chiave jazz, è comunque rispettoso dell’opera di Ciampi come risulta cristallino il suono, (il fonico è Lucio Ranieri). Gli arrangiamenti che a suo tempo fecero Marchetti e Reverberi sono alle spalle ma le armonie jazz ci riportano comunque all’essenzialità del poeta livornese. Certo non è facile misurarsi con un artista che scriveva mettendosi a nudo e che se si esibiva dal vivo si limitava a essere se stesso, addirittura scegliendo l’improvvisazione. In “Maledetti amici”, Peppe Fonte rivisita il Ciampi che “ha perso di vista anche una moglie”, che abita in una casa di Roma dove l’energia elettrica arriva a giorni alterni e sembra una galera.
Non c’è più la musica della provincia, Livorno e la Calabria sono lontane perché Fonte sceglie come riferimento Parigi e New Orleans. Poi le note del pianoforte con un tempo rallentato accompagnano “A passeggio con mia figlia”; ancora un pezzo autobiografico su un padre separato in rapporto alla difficoltà di incontrare la propria bambina. “Figlia di mare” è, invece, un brano inedito composto dal duo Fonte-Pavone in base a un manoscritto trovato in una valigia che Ciampi lasciò in casa dell’amico Pino prima di morire. Nel booklet di Squilibri sono pubblicati alcuni di questi manoscritti, una testimonianza preziosa per capire il modo di comporre di Ciampi che partiva da un’idea e procedeva per immagini e suggestioni.
“Il Natale è il 24”, composto dal livornese con la consueta discontinuità metrica, viene colorata dal sax e dalla batteria per sottolineare lo stato d’animo di chi “beve un litro molto amaro” e ha “la folle tentazione di fermarsi a una stazione” senza amici perché “anche Pino è separato”, scrive Ciampi riferendosi proprio a Pavone. “Questi poeti” è un altro inedito composto dal duo che firmano il CD ed è tratto da un manoscritto di Ciampi. È un tributo che i due amici hanno rivolto alla memoria del livornese ricordandone l’appartenenza a una schiera di uomini che “non portano segni visibili né sorrisi facili e non conoscono regole né linguaggi fioriti”. Poeti malinconici, testardi, un incrocio delle stelle. Poeti dai sentimenti forti, vivi anche se non ci sono più. In precedenza, Peppe Fonte aveva inciso tre dischi tra cui “Io non ci sono più”, sempre con un imprinting ciampiano. “Non potrei scrivere su cose che accadono lontano da me”, spiega Peppe Fonte, “Ciampi è il mio punto di riferimento.
Lo conobbi quando avevo dodici anni: entrò nel giardino e si mise parlare con mia nonna”. Quel giorno lasciò due dischi che segnarono i gusti musicali di Peppe. Avvocati è un CD diretto a chi ha elaborato racconti melodici legati alla poesia; a chi sa riconoscere la pienezza di poche note lontani dal suono industriale. Piero Ciampi scavava nella verità come fanno i poeti veri ed è anche per questo che Livorno e Genova si sono gemellate per l’organizzazione del premio che ogni anno tiene viva la memoria dell’autore di “Andare, camminare, lavorare”.
È chiaro a tutti gli amanti della poesia in musica che da Via del Campo a Genova sino al lungomare di Livorno, il vino vince sempre contro il petrolio.
Articolo del
13/10/2020 -
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