Sono in quattro, di stanza a Boston (Massachusetts), e dal 2006 a oggi hanno prodotto 5 full-length. Dopo lo split Elder/Queen, intitolato Elephantine (2006) e la presenza al Roadburn Festival nel 2013, gli Elder immettono sul mercato Omens, via Stickman Records, registrato e mixato da Peter Deimel (Shellac, dEUS, Motorpsycho).
Si parte da Embers, concept sullo sviluppo di una civiltà, la nostra ovviamente, votata esclusivamente al profitto a danno delle nostre stesse vite e dell'ambiente in cui viviamo. Gli intrecci chitarristici, sul modello Motorpsycho, costruiscono un brano atipico, rispetto al classico songwriting della band, alterato da Fabio Cuomo (Liquido Di Morte, LOG, Eremite, Cambrian), capace d’espandere il sound fornendo maggiore profondità attraverso rhodes, pianoforte, mellotron e sintetizzatori, dal chitarrista Michael Risberg e dal batterista George Edert. Largamente influenzati da Colour Haze e Dungen, producono un heavy rock strumentale che si concede scappatelle verso lidi progressivi (In Procession).
Su tutte svetta Halcyon, monster track di quasi 13 minuti, sospinta da sezione ritmica incalzante e aperture melodiche prodotte da riff circolari in cui il fantasma dei Motorpsycho si riaffaccia di prepotenza, rievocato dal giro di basso distorto.
A sigillare il tutto ci pensa la conclusiva One Light Retreating, summa di quanto detto e suonato finora. Undici minuti maestosi e progressivi, lenti e in costante ascesa, nella transition posta a fine corsa.
Omens è un disco diverso che potrebbe deludere i fan di vecchia data per attirarne di nuovi, ammaliati da questa significativa virata.
Articolo del
20/05/2020 -
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