Lavorando stabilmente per un giornale ho compreso, nella sua quasi totalità, un aspetto della mia persona di cui ancora non mi ero reso abbastanza conto: quanto io sia vecchio. E, musicalmente, addirittura tendente alla reazione.
Sarà per un ributtante solipsismo, sarà a causa della mia (de) formazione cantautorale, ma certe cose, vendute a peso d'oro come "mirabolanti novità", non riesco proprio a capirle. Intendiamoci, per me <”Siberia" rimane il titolo del capolavoro dei Diaframma, non il nome di uno dei tanti gruppi che navigano in quella valle di lacrime (giunta comunque sempre troppo tardi al suo quasi totale prosciugamento) che è l' itpop.
E Ian Curtis rimane la voce straziante e straziata del punk inglese, non uno che fa magliette (e chi capisce la citazione ha la mia stima imperitura). Né trovo un Aiello, per dire, (o comunque tutti quelli di quel giro, ndr.) un fenomeno: non è originale, scrive come un tredicenne alle soglie delle prime crisi esistenziali, e canta smorfiando Rino Gaetano e Mahmood.
Tutto ciò non lo dico perché voglio fare lo stronzo gratuitamente (potrei anche, ma il mio indirizzo professionale è rivolto altrove), quanto più che altro per demolire una millantata aria di novità, che è in realtà un semplice rimpastare merda fumante, smerciandola però per cioccolato. E, dal momento che la mia età musicale è quella di un allegro quarantenne, sono fermamente convinto che l'innovazione in musica, almeno in Italia, abbia un solo nome: Subsonica.
Se, infatti, vent'anni fa erano già stati pionieri con quel capolavoro che è "Microchip Emozionale", adesso, proprio per celebrare il ventennale di quell'album, se possibile lo sono quasi di più. "Microchip Temporale" è un giusto tributo ad uno degli album che ha influenzato la ricerca musicale ed il modo di fare musica. Per festeggiare degnamente questa ricorrenza, il gruppo torinese ha chiamato a raccolta alcuni fra i nomi di punta del panorama musicale italiano a rifare, insieme a loro, tutti i pezzi di quello storico album.
L'operazione è una di quelle da musicisti veri, di chi, nonostante potrebbe tranquillamente adagiarsi sugli allori di una carriera clamorosa, è alla perenne ricerca di qualcosa di nuovo, di diverso, di una nuova forma. E, se era prevedibile che la vetta toccata da "Microchip Emozionale" non poteva essere eguagliata, è altrettanto vero che il disco è pieno zeppo di cose buone. A cominciare dalle barre di Willie Peyote ( che continua a non sbagliare un colpo) su "Sonde" e di Nitro su "Colpo di pistola".
La versione di "Aurora sogna" con i Coma_Cose (uno dei progetti quantomeno veramente freschi, al momento) e Mamakass l'ho trovata una delle cose migliori dell'album, e la voce di California Come si adatta perfettamente al pezzo. Per "Lasciati" i Subs si affidano ad Elisa, che, con i suoi vocalizzi, regala al pezzo un dimensione quasi onirica. La sua voce si fonde perfettamente con quella di Samuel, in un duetto elegantissimo.
Trame vocali perfette anche in "Tutti i miei sbagli", con ospite Motta. Il rifacimento acustico di uno dei cavalli di battaglia della band torinese è probabilmente la cosa migliore dell'album (a fine articolo spiegherò perché), ed in questa nuova versione molto intima trova una sua nuova e sorprendente identità.
Anche in "Liberi tutti" è stata aggiunta qualche barra rap, mentre il ritornello è cantato da Lo Stato Sociale, perfettamente a suo agio nel pezzo. Anche perché non canta molto.
La versione di "Strade" cantata con Coez risulta un po' più armonizzata rispetto all'originale, più sullo stile di Coez. Nel complesso, la maggiore melensaggine che viene data al pezzo non stona affatto, anzi, finisce per rendere quasi più poetico uno dei pezzi più sottovalutati dell'album.
Altro capolavoro è "Discolabirinto", nella versione con Cosmo. Viene fuori un pezzone di più di sette minuti, che dovrebbe essere preso a modello da tutti quelli che dicono di "suonare" quando fanno i dj.
A proposito di dj, Achille Lauro è l'ospite de "Il mio D.J.". Scelta coraggiosa, ma in linea con lo spirito di vent'anni fa. Allora fu la partecipazione di Claudio Coccoluto a destare scalpore, adesso ci voleva un personaggio altrettanto eversivo. Achille Lauro è quanto di meglio si potesse chiedere. Nel complesso, viene fuori un discreto lavoro.
"Il cielo su Torino" non poteva che essere cantata con un torinese. E, con Willie Peyote già impegnato, tocca ad Ensi portare avanti l'orgoglio sabaudo ed arricchire, con le sue barre, uno dei pezzi più iconici di Samuel&Co.Anche qui, il risultato è sorprendente e le barre sono perfettamente integrate nel testo.
I Fast Animals and Slow Kids cantano il ritornello di "Albe meccaniche", caricando ultimamente il pezzo di una venatura rock. Promossi decisamente anche loro.
"Depre" è il pezzo perfetto per M¥SS KETA, che difatti non delude ed entra alla perfezione nelle meccaniche del pezzo, complice una voce molto suadente, che rende il tutto molto suadente e vorticoso. Come uno psicofarmaco.
L'ultimo pezzo è quello che mi lascia più perplesso, trovo pochi punti in comune fra le barre di Gemitaiz e "Perfezione", ancora meno nell'incastro musicale, tanto che sembra di ascoltare due brani separati. Mah, si poteva fare di meglio.
In tutto questo, oltre ai tanti ospiti, ci sono ovviamente i Subsonica, che tirano fuori una prova praticamente perfetta, con il loro groove inconfondibile e delle sonorità sempre nuove. Menzione speciale per Samuel, che vocalmente è come il vino: l'età che avanza ha riempito di sfumature la sua voce, che adesso suona più calda ed, in certi tratti, graffiata. Spettacolare.
Insomma, se, in potenza, l'idea del disco tributo poteva sembrare una commercialata buona solo per far soldi, in atto si rivela un lavoro ben fatto, che integra perfettamente le varie anime degli artisti coinvolti e che, soprattutto, è un grosso sguardo d'insieme sull'odierno panorama musicale italiano. Il voto finale al disco è un otto e mezzo bello pieno. Non sarà l'originale (né, credo, fosse quello l'intento), ma è un buon modo per farlo conoscere.
Come già detto, il pezzo preferito è "Tutti i miei sbagli" con Motta. E qua mi aspetto la domanda: "Perché non "Discolabirinto" con Cosmo?" Beh, perché se penso ai Subsonica in feat con qualcuno, per di più su "Discolabirinto", il primo artista che mi viene in mente è esattamente Cosmo. Ed è impossibile che non sia così, la può fare solo lui. Motta, al contrario, è l'ultimo artista che pensavo potesse duettare con i Subsonica. Mettiamoci anche che la resa finale è inaspettata tanto quanto l'idea stessa del duetto, ed ecco tutto
Articolo del
26/11/2019 -
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