Rotten Civetta è il secondo lavoro degli Horseloverfat, registrato nella sala/studio della band con scheda audio 8 canali e computer portatile. Batteria, basso e chitarra sono stati registrati in presa diretta preservando i suoni, e gli effetti, in modo da poterli riproporre fedelmente dal vivo. Al tutto i nostriaggiungono synth, archi elettronici, delay, echo magnetici e chi più ne ha...
Cosa suonano? Una commistione di generi che scomoda vari nomi che non vi anticiperemo. L’unica cosa che dovete sapere, in order to prepare your mind, è che sono capaci di svisate (free) jazz (“Plastic Son”), cavalcate space (“Cosmic Dogget Soup”), psichedelia e minimalismo. Si va dall'ambient a suggestioni esotiche mentre l’intro di Daydreaming richiama i fantasmi di quelli che hanno, più di tutti, influenzato il pop inglese (si quelli la).
Alla scrittura troviamo Nicola Valtancoli (anche batteria e chitarra acustica) e Mirko Monduzzi (voce, chitarra, piano, synth e flauto), dell’esecuzione invece se ne occupano Damiano Missiroli (chitarra, synths), Luca Savorani (basso e percussioni), Marco Stocco (tastiere, batteria) e Matteo Poggi (nastro magnetico, delay, tastiere).
Ritmi danzerecci (“Entering The Sprawl”) si fondono con sci-fi e atmosfere ambient per un caos vitale il cui parto creativo è Rotten Civetta, un disco impossibile da ignorare che, se non vi arriva (anche per vie traverse), dovrete cercare come un detenuto cerca una via di fuga (“In Another World”).
Avendo collaborato con musicisti internazionali del calibro di Steve Wynn, Marc Ribot, Mitchell Froom, Howe Gelb, gli Horseloverfat si sono scrollati di dosso quell’italianità che spesso affligge il songwriting di molte band nazionali maturando una visione molto più ampia che supera di gran lunga i confini delle Alpi.
Capaci di prendervi a calci in culo, ma con il solo intento di farvi muovere, poco prima della chiusura sfornano un’incalzante “Tokio Fist” seguita dalla conclusiva titletrack. Se non l’avete ancora capito, questo è uno dei miglior dischi di psichedelia, sciolta da regole costrittive, capace di buoni spunti pop sapientemente affogati in tutta quella serie d'influenze che la band ha appreso nel corso del tempo. Il voto è altissimo, datevi una mossa pelandroni e ascoltatelo per fuggire dall’insostenibile nulla delle classifiche mainstream
Articolo del
25/11/2019 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|