Del tutto inaspettato, anche per lui, che aveva dichiarato tre anni fa di non essere più disposto ad affrontare una nuova fatica discografica, esce Free, il nuovo album di Iggy Pop, the Man from Detroit, ex leader dei leggendari Stooges, icona del rock più incorruttibile ed estremo.
Non aspettatevi però nulla che appartenga al lontano passato dell’Iguana o anche alla più recente collaborazione con Josh Homme e con gli altri Queens Of The Stone Age. L’album piuttosto sembra la continuazione logica dell’eccellente Preliminaires del 2009, un disco carico di atmosfera, ricco di ballate acustiche e di riferimenti alla musica minimalista e al jazz. Per l’occasione Iggy ha coinvolto nel progetto Leron Thomas, un trombettista jazz di chiara fama e la chitarrista americana Sarah Lipstate, più conosciuta come Noveller, nota per il suo contributo alla musica d’ambiente. Sono loro che hanno creato la struttura musicale dei dieci brani inseriti su Free, composizioni affidate poi all’interpretazione di Iggy Pop.
L’idea dell’album arriva al termine del Post Pop Depression Tour, quando Iggy avverte la necessità di liberarsi da quelle insicurezze che ancora lo condizionano e vuole provare ad essere finalmente libero (anche se lui stesso ammette che è una illusione). L’Iguana cerca di dare spazio allora all’unica cosa che conta per davvero: quello che sente dentro se stesso. Non soltanto sentimenti, quali la felicità e l’amore, ma anche la voglia di una libertà che possa essere vera, completa. Nasce così “Free”, un disco decisamente oscuro e contemplativo in cui Iggy lascia, seppure solo in parte, ad altri la stesura dei testi dei brani e si dedica quasi interamente all’interpretazione.
“Free”, la title track, è una sorta di breve intro di natura ambient che riflette l’immagine della copertina dell’album: Iggy che - al calar della sera – si incammina verso le acque oscure e profonde del mare. Una metafora sull’esito finale del nostro passaggio sulla Terra? Una ricerca di quella pace interiore che raramente è riuscito a trovare in precedenza? Riflessioni spezzate dalle note di basso di quello che è il brano musicalmente più centrato dell’intero disco: “Loves Missing”, una ballata dalle reminiscenze rock, dotata di un crescendo drammatico micidiale, sul quale si innesta l’incredibile voce dell’Iguana, intensa e profonda come mai. Segue “Sonali”, una composizione dal carattere ipnotico , con una melodia che disegna echi lontani nello spazio e nel tempo.
L’incanto è interrotto da “James Bond”, di certo il brano più divertente del disco, dominato da linee di basso molto accattivanti che sono supporto ideale alla voce da “crooner” di Iggy; sul finale però è la tromba di Leron Thomas che prende il sopravvento, in modo colorito e ficcante. “Dirty Sanchez” è un brano atipico: la voce di Iggy sembra più giovane, la tonalità torna ad essere aggressiva ed incalzante su una base musicale volutamente sconclusionata e furente, con un “up-tempo” pazzesco.
“Glow In The Dark” invece è territorio assoluto delle incursioni jazz della tromba di Leron Thomas, che si insinua con una fantastica progressione dopo lo spoken word di Iggy. “Page” è una ballata lenta, che permette alla voce di Iggy di rievocare con intensità e una certa nostalgia l’atmosfera di jazz standard del passato. Un brano che non passa inosservato è “We Are The People”, nuovo arrangiamento di natura “ambient” di una poesia scritta da Lou Reed (artista che Iggy ha sempre ammirato) nel 1970. Il testo cerca di dare voce a quanti ne sono sprovvisti, in una America che è diventata - per dirla con Iggy - “sempre più ostile e con sempre meno cultura”. Un capolavoro assoluto di “Free” è l’interpretazione di “Do Not Go Gentle Into That Good Night”, una poesia di Dylan Thomas arrangiata su misura per lo spoken word dell’Iguana che grida il suo ostinato attaccamento alla vita in opposizione a quel destino inevitabile che porta invece alla morte.
L’album si chiude con “The Dawn”, una poesia scritta da Iggy che ha come oggetto non tanto l’alba in sé, ma le sofferenze e le lacerazioni a cui andiamo incontro di notte: niente può risolvere l’eterno problema del buio, né l’amore né il sesso. Hanno collaborato alla realizzazione dell’album in sala di incisione musicisti come Faith Vern, delle Pins, alla voce, Robin Sherman, al basso, Ari Teitel, alla chitarra e Thomas Glass, alla batteria.
Un disco come “Free” si colloca esattamente a metà strada fra la poetica decadente di “Preliminaires” e il percorso iniziato con “Loneliness Road”, album di alternative jazz del 2017, realizzato dall’Iguana in collaborazione con il trio Saft, Previte e Swallow. Un percorso nuovo, coraggioso e sperimentale che evoca poesia e musica, che ci offre ancora una volta la dimensione artistica ed esistenziale di un uomo come Jimmy Osterberg, in arte Iggy Pop, che a 72 anni compiuti, non smette ancora di porsi delle domande e di cercare
Articolo del
06/09/2019 -
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