Vi ricordate dei Guess Who? Sono quelli che nel lontano 1970 hanno inciso ”American Woman”, un brano che in poche settimane ha scalato le classifiche dei dischi in tutto il mondo e che è divento un classico del Rock. Dopo di allora altri singoli di successo come “No Time” e “These Eyes” fino al graduale scioglimento della band nel 1975, seguito da timidi tentativi di riformare il gruppo nel 1978 e da qualche live pubblicato negli anni 2000.
Adesso però il ritorno è ufficiale e la band - sotto la guida di Garry Peterson, voce e batteria, l’unico elemento della line-up originale che ha resistito allo scorrere del tempo - torna a pubblicare un nuovo disco. L’album si intitola The Future Is What It Used To Be, una dichiarazione di intenti, molto chiara, molto precisa, che la dice lunga su come la pensino questi musicisti su quanto bolle in pentola nello show biz attuale. Oltre al sopra citato Peterson, il gruppo risulta composto da D#, chitarra e voce, Will E. , armonica, chitarra e voce, Leonard Shaw, flauto, tastiere e voce, e Rudy Sarzo, (ex Ozzy Osbourne, Ronnie James Dio e Whitesnake), al basso e alla voce. Inoltre come “special guest” nell’occasione torna a far parte della band Jim Kale, membro fondatore del gruppo che - insieme a Michael Devin, Brent Fitz e Tommy Shaw degli Styx - ha preso parte alle registrazioni del disco.
L’album è molto energetico e frizzante: si richiama a strutture armoniche del passato, questo è innegabile, ma non mancano i pezzi trainanti, tutti molto ben congeniati, a cominciare da “Playin’ On The Radio”, il primo singolo, un brano molto catchy e molto radiofonico (ci mancherebbe) che celebra il potere della musica e anche di certe stazioni radio che possono farti star bene, farti cambiare umore o riportati ad un ricordo lontano in soli tre minuti. Per il resto, dopo 40 anni, si avverte ancora lo spirito sano del rock and roll, la spinta del boogie-woogie in brani come “When We Were Young”, “In America” e “Running Blind”.
Non mancano poi bluesy ballad come “Give It A Try”, molto ispirata e corale, e canzoni più melodiche, come la bellissima “Haunted”, che contiene fra l’altro un bellissimo assolo di chitarra, sì proprio come ai vecchi tempi. Da segnalare inoltre il groove interno a ballate acustiche come “Baby Come Around” e “Good Girl” e ancora la canzone struggente che chiude l’album, intitolata “Long Day”, anch’essa dedita alla celebrazione della chitarra elettrica. I Guess Who tornano quindi a far parlare i loro strumenti ed è davvero una gran bella conversazione!
Articolo del
01/08/2018 -
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