“The reconstruction will begin. Only when there's nothing left”
Distruggere per ricostruire. Lo sa bene Mark Oliver Everett (aka Mr. E) che, sin dagli esordi, muove i suoi intenti facendo nascere germogli di musica dalle perdite e dai dolori della sua vita. Un personale percorso di autoanalisi il suo che da sempre ha attraversato tutta la produzione degli Eels. The Deconstruction esce a quattro anni di distanza dal precedente The Cautionary Tales of Mark Oliver Everett e custodisce al suo interno una riflessione dolce/amara sull'uomo - e su se stesso -, una visione introspettiva velata da un timido ottimismo nascosto tra i testi e sorretto da un sound, eclettico e tipicamente eelsiano, che alterna malinconiche ballate a melodie leggere.
L'autocritica oscura e severa degli inizi, lascia così il posto a un filosofico realismo, a una sorta di accettazione del reale che, flebile e mesto, guarda al futuro con meno incertezza, sognando il cambiamento e un destino migliore. Il cantautorato di Mr. E, puntellato dalla sua inconfondibile timbrica vocale roca e pastosa, abbraccia in primis la liricità delle chitarre arpeggiate, degli archi, dei fiati e dei cori, senza però disdegnare una sezione ritmica più corposa in momenti più acidi e campionati. Alla scrittura e all' esecuzione dell’album troviamo anche Koool G Murder (co-autore), P-Boo e la The Deconstruction Orchestra & Choir. Mickey Petralia torna alla co-produzione, dopo l'esperienza di Electro-Shock Blues e Daisies Of The Galaxy, portando con sé anche uno stile sonoro avvolgente e profondo, reminiscenza del capolavoro del 1998.
In un alternarsi di introspezione (The Deconstruction, Premonition), miraggi orchestrali (Sweet Scorched Earth, The Epiphany, The Unanswerable, In Our Cathedral) eleganze indie-pop (Today Is The Day) ed esplosioni elettriche (Bone Dry, You Are The Shining Light), i significati più sinceri dell'album sono da ricercare all'interno dei testi, nei chiaroscuri delle parole.
L'esistenzialismo di Mark Oliver Everett, è sopravvissuto alla vita stessa e con The Deconstruction, riflette sul Mondo, sulle paure più autentiche e sui sentimenti più genuini. Il disco diventa un'ammissione del dolore, del passato, dell'esistenza con uno sguardo rivolto all'incanto del vivere
Articolo del
06/06/2018 -
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