Di solito, lo sapete, sono uno di quelli che parla solo di ciò che considera grande musica, evitando quanto più possibile le stroncature, che fa introduzioni decisamente prolisse e che è, nella maggior parte dei casi, seppur colorito, anche abbastanza pacato, tutt’al più ironico.
Ecco, ‘sto giro potete anche dimenticarvi un po’ di quanto scritto sopra. Di grande musica, ovviamente, parlerò. Ed è il minimo quando si parla di Giorgio Canali, cosa fra l’altro doverosa visto che se ne parla sempre troppo poco.
C’è un detto, dalle mie parti, che dice “Chianci u’ giustu p’u piccaturi”, tradotto significa che, spesso, è la collettività, seppur innocente, a scontare le colpe del singolo colpevole. In questo caso ribalto tutto e dico che è l’innocente (insomma, mica tanto poi…) ad andarci di mezzo per le colpe- abominevoli- della massa.
Anticipo che ho riflettuto molto prima di scrivere, e mi scuso con i ragazzi de La Mia Generazione e con i fratelli e compagni Sambene per il ritardo nel pubblicare: ho solo preso un po’ di tempo per chiarirmi le idee.
L’ho scritto, sbrocco molto difficilmente, e quando lo faccio spesso recito anche. Questo è uno di quei casi in cui mi è partita sul serio la tramontana.
Poi ho deciso che, certe volte, stroncare è anche un atto di resistenza. E trovo abbastanza indegno il fatto che ad aprire il concerto di uno che andrebbe seriamente studiato per la potenza dei testi venga chiamato un sedicente artista.
Mi sembra chiaro che il concerto in questione sia quello di Giorgio Canali a Recanati. Mi sembra altrettanto chiaro che dell’apertura non sia affatto contento.
Apertura affidata a Mivergogno. E comunque lì ci avrebbe anche preso.
Ora, a parte il fatto che se pretendo di suonare su un palco, devo quantomeno accordare la cazzo di chitarra, altrimenti posso benissimo andare ad accompagnare il coro delle Nonne di Cristo in chiesa alla messa delle otto.
Poi il discorso è che ‘sto tizio è espressione di uno dei punti più bassi della musica italiana del momento: un illustre sconosciuto che si atteggia a poeta della presa a male- espressione che già meriterebbe di per sé sprangate sulle gengive e divieto di scrittura- cantando (e sto esagerando) testi che la famosa scimmia con la matita in culo in confronto apparirebbe Leopardi (giusto per rimanere in tema recanatese) e cercando di ingraziarsi il pubblico con delle paraculate abbastanza fastidiose. Questa pseudo depressione di provincia avrebbe anche un po’ rotto i coglioni, ne siamo pieni e quando scomparirà- e con lei i vari Gazzelle, Comete e devastanti soci- sarà sempre troppo tardi.
In più, postilla per gli organizzatori del festival a cui suonava Giorgio (Memorabilia, ndr): chiamate gente davvero valida ad aprire i concerti, non artisti improvvisati solo perché magari vi fanno risparmiare qualcosa. Altrimenti non chiamate nessuno, che spesso è meglio.
Spero che il mio discorso sia stato abbastanza chiaro. E adesso tornate a studiare, magari proprio da Giorgio Canali.
Adesso torniamo a parlare di cose serie e belle. E perdonatemi la catilinaria.
Conosco Giorgio da circa un annetto, e non ho mai fatto mistero che sia per distacco uno dei miei preferiti. Sono un feticista delle sue schitarrate con Csi e Per Grazia Ricevuta, mi commuove sempre la potenza viva dei suoi testi.
E’ stata la mia prima intervista programmata, e quel giorno (lui stesso mi ha ricordato a fine concerto- che era il 13 di settembre- che era stata esattamente un anno fa) ero felice come un bimbo alla mattina del 24 Dicembre.
Tuttavia non lo avevo mai visto in concerto, mi era sfuggito almeno tre volte. Evidentemente dovevo salire nelle Marche per vederlo. Ma lo perdono, ne è valsa la pena.
Concerto Rossosolo, che vale a dire lui, una chitarra e la sua effettistica, nessuna band di supporto alle spalle.
Si comincia già con un cazzotto come “Mme. et Mr. Curie”, che mette subito in chiaro cosa sarà il concerto: tappeto di chitarra registrato con la loop station e svisature soliste con il contributo di un e-bow.
Poi “Piove, finalmente piove” e quel pezzo meraviglioso che è “Nuvole senza Messico”
Da “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro” ci sono anche “Undici”, “Messaggi a nessuno” e “Fuochi supplementari”.
La potenza di un pezzo come “Falso Bolero” è facilmente intuibile da quel “e quant'è bella giovinezza che fugge tutta via se a fermarla per sempre non è la polizia. e quanti furbi al di là del bene e del male e quanti idioti pronti a credere alla versione ufficiale.” Ed è uno dei tanti motivi per i quali credo che Giorgio Canali sia un artista indispensabile, soprattutto di questi tempi.
Dopo “Ci sarà” ed un'altra piccola perla come “Mostri sotto il letto”, però, arriva il momento che aspettavo da qualche anno: “Nostra Signora della Dinamite. E’ un pezzo di quelli definitivi, sanguinanti e bellissimi, di un lirismo poetico devastante, di una potenza infuocata e necessaria.
Altra menzione speciale per un pezzo che ancora non esiste, che si chiama “Rotolacampo”, e che troveremo nell’album nuovo di Giorgio, di cui so qualcosina, ma non la dico per puro e semplice sadismo.
A “Se viene il lupo” segue un terzetto da paura, che chiude il concerto: la resistenza di “1,2, 3, 1000 Vietnam”, la dissonanza col mondo di “Precipito” (“Precipito. Ammira il mio stile mentre sto scendendo. Precipito. Guarda che precisione la mia rotta di collisione con il mondo”) e la furia rabbiosa di “Lettera del compagno Lazlo al comandante Valerio”, a ricordarci sempre che no, non dovevamo fermarci.
Canali tira fuori un concerto carnale, sanguigno. Nonostante sia in solo riempie il palco alla grande. E, soprattutto, tiene una vera e propria masterclass su come utilizzare alla grande una loop station e dei pedali per gli effetti. La sua voce trascina dentro quelle palle di fuoco che sono i suoi brani, mentre le testate al microfono- fra i pezzi forti del repertorio canaliano- aggiungono l’ennesima venatura punk.
Facciamo che è stato un concerto che mi ha pacificato col mondo dopo lo sbrocco iniziale, ecco. Un concerto che avevo bisogno di vedere.
Salvaci dalle micce corte, Nostra Signora della Dinamite. Amen.
Articolo del
21/09/2020 -
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