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Tinariwen
Live @ Villa Ada Roma Incontra Il Mondo - 3 luglio 2019
03/07/2019
di
Riccardo Rossi
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"Spesso il deserto è l’idea che ce ne facciamo. Lo sogniamo, lo pensiamo, lo desideriamo, lo abbelliamo e un giorno finalmente lo scopriamo e non sappiamo più cosa pensare né dire. Ci intimidisce, obbligandoci al silenzio, a una grande umiltà". (Tahar Ben Jelloun)
In un’estate rovente come quella del 2019 l’arrivo dei Tinariwen a Roma si è rivelato perfetto nell’immergere ancor di più il pubblico in un’atmosfera dal sapore speziato, a metà strada fra il deserto e la giungla urbana. Il collettivo di musicisti proveniente dal Mali, che negli ultimi anni ha raccolto sempre più consensi da parte dei più svariati esponenti della musica mondiale, come Chris Martin dei Coldplay o Robert Plant dei Led Zeppelin, è stato accolto in maniera calorosa dai tanti presenti. Essendo gli unici a suonare si è iniziato un po’ più tardi del previsto, ma in un luogo incantevole come il Laghetto di Villa Ada il tempo ha trovato la sua strada, e l’attesa ingannata attraverso discorsi e sguardi al paesaggio circostante. All’arrivo sul palco dei musicisti, con i loro caratteristici abiti Tuareg, la passione ha illuminato i volti di un’umanità dai mille colori, sprigionando un’onda d’urto emotiva che ha progressivamente coinvolto tutti.
Il loro affascinante connubio tra blues e rock, ammantato com’è da un’immaginario che guarda alle dune e ai tramonti infuocati, si disvela dal vivo come un’esplorazione da fermi, che riesce ad immergere i sensi in un atmosfera ipnotica. Diversi sono stati i brani tratti dal loro ultimo e bellissimo album “Elwan” e dal loro repertorio di pezzi storici, ciascuno dei quali è stato accompagnato da una presenza scenica vivace in cui il corpo era esso stesso uno strumento musicale attraverso cui incanalare note e vibrazioni. Realtà come i Tinariwen sono un’affondo a piene mani tra la sabbia rovente al di sotto di un’orizzonte vibrante, un miraggio dell’uomo al di là dei condizionamenti della società moderna, e proprio per questo patrimonio da ascoltare, da vivere, da tramandare.
Articolo del
06/07/2019 -
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