Nonostante un disco davvero speciale (SAD DOLLS & FURIOUS FLOWERS), coperto da tutti gli addetti ai lavori seguito da un tour sold out in Europa, ci è voluto un anno e una fatica immensa per far scendere i torinesi Dead Cat in a Bag a Roma. Alla fine sono approdati al Big Star, Trastevere, in una tiepida serata di maggio.
Sono le 22.15, Luca e gli altri due criminali passionali sono già sul palco per offrire uno spettacolo davvero unico e intenso, giocato su saliscendi emozionali della scaletta, equilibrata, contenente take del passato e altre nuove fra cui il singolo Thirsty (occhio al video). Il vestito di una donna, appeso come un fantasma stanco della sua condizione fluttuante, torreggia sul palco mentre dietro i tre dietro sudano e si dimenano fra ritmiche balcane e melodie oblique.
Accelerano e rallentano a piacimento, perché maestri del proprio strumento, mentre la voce di Andriolo (impegnato anche al banjo) è una frustata diretta, su ferite aperte, che fa letteralmente balzare dalla sedia i presenti impegnati in scroscianti appalusi.
Sono capaci di accarezzare le corde più intime degli astanti con la fisarmonica e il violino, presente in modo saggio e mai invadente, mentre si va da Tango a Gipsy, passando per Lovers fino all’immancabile The Cat Is Dead.
Se sul disco la bellezza delle composizioni emerge dalla complessità degli arrangiamenti, e degli oltre 30 musicisti impegnati a suonarci su, dal vivo cambia tutto. Il combo spoglia i brani di ogni dettaglio, lasciando le strutture a vista per un approccio molto più asciutto e punk. Puntando all’essenzialità soggetta alla regola del less is more, per scelta e necessità, ottengono un risultato (se possibile) ancora più efficace.
Prima degli encore arriva anche Wanderer’s Curse Le Vent durante cui “Swanz” balla con il vestito d(ell)a donna uscendo dal palco. Poi, dopo un attimo di pausa perchè richiamati con urgenza dal pubblico, rieccoli sul palco con Wither, Venus in Furs, Only The Lonely e Kurt Weill.
Considerando la presenza, nella stessa sera, di due concerti di forte richiamo (The Comet is Coming e Nu Guinea), i Dead Cat in a Bag ne escono quasi illesi perché forti di una performance travolgente, ricca di sfumature e ottime soluzioni per arrangiamenti davvero incisivi, il tutto senza mai perdere quell’umanità che li rende sinceri e credibili
Articolo del
23/05/2019 -
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