IL GIORNO DOPO
Apro gli occhi su di un cielo terso, è l'alba di un nuovo giorno. Il sonno è arrivato intermittente, dopo una notte interminabile passata ad asciugare le lacrime rimaste, ad aspettare in compagnia che anche l'ultima firma arrivasse a posarsi sui cimeli di una questa mia nuova vita per la musica, e che l'ultima foto fosse catturata a memoria di una serata speciale. Chiudo gli occhi, per rivivere il sogno, per abbracciare di nuovo la bellezza, per respirare ancora le loro canzoni.
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Sono passati 10 anni da quel lontano 2009 quando l'ultimo concerto dei Riverside, dapprima programmato per svolgersi al compianto Circolo degli artisti, fu spostato all'ultimo al CrossRoads Club ad Osteria Nuova. Solo poche decine di spettatori presenziarono a quell'infausta serata, e da allora soltanto per una data, durante il tour di Shrine of New Generation Slaves del 2013, l'Italia fu toccata da una loro esibizione a Veruno.
Da allora altri due magnifici album sono stati dati alle stampe ed un musicista straordinario come Piotr Grudziński si è spento improvvisamente nel 2016, strappato alla vita da un attacco cardiaco. Una perdita così improvvisa ed inaspettata, un dolore intenso per un amico ed un fratello, perchè Piotr non era solo un chitarrista eccezionale, era una delle colonne portanti della poetica musicale nei Riverside. Tanti hanno creduto che quella fosse la fine, o quantomeno il preludio ad una lunga pausa nella loro attività. Ma chi li amava e le loro famiglie ha dato loro la forza di guardare avanti, di trattenere il fiato e rimettersi in cammino sulla strada, onorando la memoria di Grudziński con la sua arte, e con quella che sarebbe stata creata poi. Anche se formalmente un trio, grazie all'apporto in sede live di Maciej Meller, la band ha potuto ripartire ed iniziare un lungo tour a supporto di Wasteland, uscito a settembre del 2018.
Il Largo Venue, sede della data romana del 16 marzo, è stata la scelta perfetta per il loro ritorno in Italia, preludio al secondo appuntamento del 17 marzo al Circolo Magnolia di Milano. Già da prima delle 19 una discreta fila si incanalava nella piccola via d'accesso al locale romano, sentore che i tanti amanti della loro musica erano lì impazienti e sicuri di dover presenziare ad uno spettacolo che per molto tempo avevano solamente sognato o visto attraverso gli scatti e le riprese di qualcun altro.
Ad aprire la serata i Lesoir, band olandese molto affine alla proposta musicale del trio di Varsavia, che nei 45 minuti di presenza sul palco hanno portato ai presenti un progressive rock suadente e d'impatto, con i brani del'ultimo album Latitude, del 2017, a farla da padrone. Una formazione che si è rivelata una vera sorpresa per il sottoscritto e sicuramente meritevole di approfonditi ascolti futuri.
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INTERLUDIO - REALITY DREAM
Sussurri, voci, parole di canzoni come echi distanti. Ricordo l'aria fredda della notte sulla pelle, l'emozione di cercare uno sguardo dietro il sipario, la volontà di riuscire ad incontrare ciascuno di loro, e la gioia di riuscirci ad un soffio dalla fine delle stelle su Roma. Voglio tornare lì, riavvolgere all'infinito l'oscurità e rivedere la luce. Ma gli occhi ora son di nuovo pesanti ed il sogno è ancora lungi dal divenire un ricordo.....
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Quando alle 22.05 le luci di nuovo tornano ad assopirsi nella sala, gli strumenti dei Lesoir hanno lasciato da poco la scena, liberando un ampio spazio al centro del palco, con la batteria di Kozieradzki ad ergersi dall'alto della sua posizione, quasi come fosse una rilucente reliquia, che emana la luce ambrata di un crepuscolo dimenticato. Ed è nelle ombre del Largo Venue, silenziosi come spettri, che i quattro membri dei Riverside, Piotr Kozieradzki, Maciej Meller, Mariusz Duda e Michał Łapaj, arrivano e prendono posto ai rispettivi strumenti, mentre in sottofondo si dilegua pian piano un medley che ricalca il brano d'apertura di Wasteland, The Day After.
Acid Rain irrompe d'improvviso ad aprire la scaletta, equilibrata nel voler dar giusto spazio all'ultima uscita, così come ai pezzi che hanno contribuito a rendere i primi tre album del gruppo una costellazione di note imprescindibile per ogni cultore della bellezza musicale. Certo, molti brani meravigliosi sono stati necessariamente tagliati fuori dalla setlist, ma è il pegno da pagare dopo anni di assenza dai palchi italiani. Dal vivo splendidi brani come Lament o Guardian Angel trasfigurano se stessi per divenire polvere di stelle, ricadendo sulle persone come una soffice coperta contro le avversità.
I testi dei Riverside hanno sempre trattato temi come l'introspezione, la paura, la lotta all'omologazione, e sentire dal vivo quelle parole, vederle danzare insieme alle luci vorticanti in ogni dove, è stato un pò come socchiudere le palpebre per filtrare ogni tenebra, per far propria l'iridescenza di quell'attimo. Il coinvolgimento del pubblico romano è stato poi semplicemente stupendo, facendosi promotore in più occasioni di cori spontanei culminati con il lancio sul palco di una bandiera italiana, orgogliosamente sventolata da Mariusz Duda verso l'affetto che permeava la sala.
In Loose Heart e 02 Panic Room, due delle tracce dove l'intensità di questa partecipazione è stata più sentita, era palpabile la presenza assordante del compianto Piotr Grudziński in ogni singola nota e lacrima versata. La sua arte era lì con loro, era lì con noi. E, quando River Down Below è arrivata a risuonare nei meandri più nascosti delle anime riunite al Largo, la serata era ormai giunta al suo naturale crepuscolo. Difficile il ritorno a casa, il provare a chiudere gli occhi per lasciare assopire la coscienza.....
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LA NOTTE PRIMA
Guardo fuori al di là della finestra nella mia stanza, dove le prime sparute stelle si accendono sulla volta celeste. Dieci anni ad attendere ogni loro uscita, a sperare di poterli vedere, di poterli ringraziare. Un'ultima luna e poi partirò per questo viaggio, per loro e per la loro musica, che ha cambiato la mia vita, che ha assaggiato il mio futuro, che a braccia aperte si è innalzata al di sopra del mio passato. Prima di addormentarmi un ultimo pensiero, al giorno venturo e alla malinconia di memorie che ancora devono nascere: bentornati Riverside.
SETLIST:
Acid Rain
Vale of Tears
Reality Dream I
Lament
Saturate Me (first instrumental part only)
Out of Myself
Second Life Syndrome (first part only)
Left Out
Guardian Angel
Lost (Why Should I Be Frightened By a Hat?)
The Struggle for Survival
Egoist Hedonist (shortened)
Loose Heart
Wasteland (extended intro)
02 Panic Room
River Down Below
Articolo del
19/03/2019 -
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