Un set molto breve, della durata di appena 65 minuti, ma un impatto live davvero poderoso, che lascia il segno. C’era molta gente ad assistere al ritorno in concerto di Anna Calvi, musicista e cantante inglese ma di origini italiane, nata in un sobborgo di Londra trentotto anni fa.
La Calvi presenta Hunter, il suo terzo lavoro discografico, un gran bel disco, non c’è che dire, impregnato nelle foto di copertina di un colore rosso molto acceso, lo stesso del suo rossetto, lo stesso del sipario e dei fasci di luce che illuminano la coreografia - peraltro piuttosto scarna ed essenziale - del suo show. Accanto a lei due turnisti: una ragazza bionda alla tastiera, e un batterista. Ma gran parte del lavoro è affidato alla sua Telecaster, una chitarra elettrica che impugna con avidità, con voglia e dalla quale fuorescono note ruvide e altisonanti, distorsioni letali, passaggi di natura psichedelica o sferzate di heavy blues che non hanno nulla da invidiare al primo Jimi Hendrix, che d’altra parte è il suo mito, continua fonte di ispirazione.
Si parte con “Hunter” seguita da “Swimming Pool”, da “As A Man” e via via da tutti i nuovi brani, in un diluvio di note ben assestate, che si avvalgono di una “performance” vocale appassionata e forte. Non è molto alta, la Calvi, ma ha il dono di una personalità molto determinata e di una presenza scenica “breath-taking”, da togliere il respiro. La traduzione di “Hunter” è “Cacciatrice”, la nuova immagine di sé, pronta a raccogliere la sfida, a vivere la sua nuova storia sentimentale, con un’altra ragazza. Sta diventando un’icona lesbo, ma controvoglia: non lo accetta, è per la libertà sessuale, non le piacciono le definizioni.
Preferisce far tuonare la sua voce, far risuonare la sua chitarra, come su “Wish”, infarcita di sferragliate punk rock. Molto bella anche l’esecuzione di “Chain”, una ballata elettrica raffinata e molto ben costruita, con quelle grida disperate che quasi si sovrappongono alle note della chitarra e ci dicono della possibilità di scambiarsi i ruoli in amore : “I’ll be the boy/ you’ll be the girl”.
Ma è con l’esecuzione di “Don’t Beat The Girl Out Of My Boy” , il primo singolo tratto dal disco, un brano molto “catchy” . che l’intero pubblico di Largo Venue comincia a muoversi e a danzare. Un brano molto seduttivo, molto “dance” in evidente contrasto con l’afflato punk delle canzoni precedenti. Ma lei, Anna Calvi, è fatta così: adora sorprendere, non si muove su un’unica tonalità, passa dall’indie punk a citazioni dance o ancora a una timbrica vocale operistica, ma è sempre in totale controllo della situazione. Un vero animale da palco, sfrontata, con liriche quanto mai dirette, che arrivano subito a centrare il bersaglio. Un rock d’avanguardia, ben calibrato e potente.
Dopo l’esecuzione di “Desire”, tratta dal suo album di debutto, la serata si chiude con una “cover”, quella Ghost Rider, resa celebre dai Suicide di Alan Vega e Martin Rev. Un pezzo nervoso, elettrico, dove la chitarra della Calvi disegna delle traiettorie difficili, ma di alta classe. Note strabordanti, tirate a lungo in un diluvio di “feedback” e distorsioni, zona fertile per la genialità coraggiosa e ribelle di una grande artista
SET LIST - Hunter - Swimming Pool - As a Man - Indies or Paradise - Wish - Away - Rider to the Sea - Sing to Me - Suzanne & I - I'll Be Your Man - Don't Beat the Girl Out of My Boy - Alpha Encore - Desire - Ghost Rider (Suicide cover)
Articolo del
25/11/2018 -
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