Con trent’anni di ritardo decido di dare lustro ai miei anni ’80 con i redivivi Spandau Ballet di nuovo in tour dopo anni di silenzio. Bisognava però uscire di casa consapevoli dell’assenza di Tony Hadley, icona della band per la sua voce e la sua personalità indiscussa. Con queste premesse mi sono avviata verso l’Atlantico, con tutta l’intenzione di godermi il concerto senza preconcetti.
Ammetto che a guardarmi intorno in attesa dell’inizio del concerto, ho avuto l’impressione che avrei potuto ritrovarmi accanto qualche ex compagna di classe, anche perché (come dubitarlo?) la platea era colma di ex adolescenti, alcune fornite di poster di Ciao 2001 e memorabilia simile. Un’ondata di entusiasmo e di revival per quattro (su cinque) ex ragazzi idolo delle teenager di quella volta. E gli “idoli” hanno sicuramente risvegliato molti animi. Si vedeva lontano miglia che i signorotti sul palco si divertono ancora e non sentono proprio il peso degli anni sulle spalle.
La scaletta, evidentemente, non presenta sorprese (quella inserita in calce è del live a Milano il giorno prima ma, fatto salvo un ordine diverso, contiene tutti i brani eseguiti a Roma). L’overture è tutta dedicata alla formazione storica in 4/5: salgono sul palco e si posizionano uno ad uno Gary, Martin, Steve e John, salutati da un pubblico già cotto a puntino (qualche urletto s’è sentito, dai!) mentre parte l’intro di Gold che resta tale staccando col botto e con un’esplosione luminosa. I quattro sorridono e sono visibilmente contenti (in Italia, lo diranno più volte anche dopo, l’affetto non gli è mai mancato) e l’attacco di Only When You Leave porta all’ingresso del nuovo cantante Ross William Wild, selezionato fra una dozzina di candidati dopo la decisione di Hadley di preferire una carriera solista. Decisione che ha creato non pochi risentimenti – “ciò che Tony ha deciso di fare non ha rubato solo momenti e ricordi speciali alla band" – aveva detto il bassista Martin Kemp - "li ruba anche ai fan” - ma che ha dato l’opportunità della vita a questo trentenne scozzese con un curriculum improntato sul musical (è stato interprete del ruolo di Elvis nel musical 'West End', sul set dove ha conosciuto Martin Kemp). Il giovanotto, va detto se l’è cavata bene. Impostazione vocale ineccepibile, ma lontano – e non solo anagraficamente – dalla verve e dal carisma che gli altri componenti hanno emanato per tutta la durata del live. Ha fatto il suo, ma secondo me si percepiva una certa “distanza” nonostante la sua fisicità e la continua ricerca di contatto con il pubblico.
Il live è quindi scivolato via nel clima prevedibile della nostalgia dei bei vecchi tempi: canzoni cantate a memoria dal pubblico, ammiccamenti, e via così per uno show contenuto in meno di due ore ma sostanzialmente pieno di emozioni. Concerto godibile, divertente, senza intoppi o cali di tensione, dove il repertorio classico e famoso ha dato spazio anche ad alcuni brani forse meno noti (come Virgin cantata sul palco del Live Aid ’85, o Once More inedito inserito nella raccolta del 2009 e This Is The Love altro inedito inserito nella raccolta del 2014), e molto partecipato soprattutto da loro sul palco che non hanno perso occasione per contraccambiare l’affetto che sapevano di trovare ad accoglierli. Affetto che si è manifestato in tutta la sua forma durante il bis composto da due pezzi simbolo: Through The Barricades e Gold. Tutto sommato nessuna delusione e nessuna aspettativa disattesa. Ferma restando la premessa sul nuovo cantante che mai avrebbe potuto aspirare a sostituire l’icona Hadley ma che è stato all’altezza del suo compito, e a dispetto di qualche burlone che li ha definiti “la cover band di se stessi” (se vale per loro deve valere anche per i Queen o The Doors, che alla stessa maniera hanno tentato di proseguire sostituendo frontman altrettanto inarrivabili), gli Spandau Ballet ci hanno offerto uno show ampiamente soddisfacente sia dal punto di vista musicale-strumentale che dal punto di vista emotivo, e non è stato tempo perso andarli a sentire trent’anni dopo.
SETLIST:
Gold (Intro) Chant No. 1 (I Don't Need This Pressure On) Only When You Leave Highly Strung How Many Lies? Virgin This Is the Love Reformation Mandolin Confused The Freeze To Cut a Long Story Short She Loved Like Diamond Once More I'll Fly for You Round and Round Instinction Communication Lifeline True
Encore: Through The Barricades Gold
Articolo del
26/10/2018 -
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