Alle 21.55 gli Ancestors sono sul palco mentre 2/4 degli Elder, Di Salvo e Matt Couto, sono al merch a vendere dischi, firmare autografi e fare due chiacchiere in tutta tranquillità con i fan che hanno risposto alla chiamata capitolina. Intanto i delicatissimi losangelini, fra mazzate sui denti e bordate soniche che sono la base dura del loro doom-rock progressivo, producono un significativo muro di suono battendo a fuoco e fiamme la venue romana con plumbei stacchi e ripartenze ancor più pesanti delle precedenti. 45 minuti d'inferno rallentato di pure matrice sabbathiana, il sound è rotondo ma non morbido, si richiude come un pianeta imploso la cui energia fra tremare lo stomaco dei presenti. Risultato, un sisma rotatorio, devastante e algido, capace di spazzar via ogni dubbio sulla loro resa dal vivo.
Alle 23.00 gli anziani, si fa per dire, hanno guadagnato il palco. Formazione a quattro, con le due asce in avanti e il batterista dietro e leggermente sinistra di Jack Donovan al basso, posto al centro come un arbitro fra i due chitarristi. Per più di un’ora si perde il conto dei passaggi fra parti progressive, scintillanti segmenti metallici e sezioni psych che sommate vanno a creare un sound corposo, mutuato da Colour Haze e Dungeon sputato a denti stretti dalle sei corde attraverso taglienti assoli di metallo, stop and go e rifferama chirurgico. Scorrono, fra i titoli più conosciuti, The Failing Veil con il suo rifferama circolare e ossessivo figlio dei Re Cremisi e Staving Off Truth che ammorbidisce i toni con i suoi dieci minuti serpeggianti a cui si aggiunge l’ipercinetica Compendium, presa dal precedente 'Lore', seguita da Dead Roots Stirring. Per godere appieno dello show, se non si conoscono a memoria gli snodi fondamentali posti dentro le tracce, c’è un solo modo efficace che è quello di lasciarsi trasportare dai repentini cambiamenti del mood e delle mutevoli atmosfere seguendo la corrente che lentamente vi trascinerà fino al golden core della loro essenza, magnificamente espressa dalla conclusiva Thousand Hands che ricorda, nel canto, Robin Proper-Sheppard dei God Machine.
Articolo del
18/10/2018 -
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