Non è stato facile convincere Peter Rundel a tornare a dirigere “The Yellow Shark”, l’ultima opera di Frank Zappa, dopo il 1993, anno della morte del geniale compositore americano. E nessuno ha mai osato fare altrettanto, anche perché quel concerto eseguito dal vivo a Francoforte, Berlino e Vienna nel mese di Settembre del lontano 1992, era stato pensato esclusivamente per l’Ensemble Modern. Ma alla fine il maestro tedesco ha accettato la sfida e venticinque anni dopo la scomparsa di Zappa è tornato a lavorare con l’Ensemble Bernasconi dell’Accademia Teatro alla Scala, un’orchestra composta da giovani musicisti di talento, disposti a provare per lungo tempo, a mettersi in gioco, a divertirsi, ma anche a rischiare.
Sono state escluse dalla nuova rappresentazione di “The Yellow Shark” le parti recitate e cantate, non essendoci più i protagonisti di allora. Sappiamo tutti che Zappa era un perfezionista, ma lo stesso Rundel, intervistato sul palco prima del concerto, si è detto sicuro che Frank sarebbe stato fiero di questo tributo, sia nella modalità proposta che nei contenuti musicali. Il concerto che segue è ricco di sorprese, di momenti ora meditativi ora esaltanti, una summa del genio creativo di Zappa, unico a saper mescolare stilemi tipici del pop con la musica classica, o anche una chitarra elettrica hard rock con la musica contemporanea.
Si comincia con le nuove versioni preparate da Zappa per due vecchi classici come “Dog Breath Variations” e “Uncle Meat”, si prosegue senza un attimo di pausa con “Outrage at Valdez”, su uno dei primi disastri ambientali procurato all’epoca dalla petroliera Valdez, con la diverte e ironica “Questi Cazzo di Piccioni (These fucking pigeons)”, in ricordo di una visita a Venezia “una città senza alberi ma con tanti piccioni che ti cacano addosso da tutte le parti (F.Zappa)” fino al momento dell’attesa esplosione finale con la travolgente “G-Spot Tornado”. I giovani musicisti del Bernasconi Ensemble sono molto attenti alle partiture musicali, ma al tempo stesso sono estremamente coinvolti ed entusiasti, riescono così ad assumere anche gli atteggiamenti ironici di Zappa, come quando impugnano delle pistole elettriche che scaricano verso il pubblico. In totale oltre un’ora di musica in cui sono evidenti sia le influenze di compositori come Stravinsky e Varese sia la scelta della stravaganza come codice artistico che ha dato la libertà a Zappa di decodificare le strutture della stessa avanguardia, aggiungendo dosi massicce di ritmo alle singole partiture.
Peter Rundel e il Bernasconi Ensemble tornano sul palco per ringraziare il pubblico (non c’era un posto libero in platea) e per eseguire a sorpresa delle versioni di “Uncle Remus”, da “Apostrophe” del 1974 e di “Inca Roads”, da “One Size Fits All” del 1975. Un omaggio a Zappa commovente e sentito che ha ricevuto l’apprezzamento e tanti consensi da tutti gli spettatori che non volevano più abbandonare la sala.
SET LIST: Intro Dog Breath Variations Uncle Meat Outrage at Valdez Times Beach II III Revised The Girl in the Magnesium Dress Be Bop Tango Ruth Is Sleeping None of the Above Pentagon Afternoon Questi Cazzo di Piccioni Times Beach III Food Gathering in Post Industrial America Welcome to the United States Pound for a Brown Exercise n°4 Get Whitey G-Spot Tornado
Encore Uncle Remus Inca Roads
Articolo del
11/10/2018 -
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