Il Re Cremisi e la sua corte sono di nuovo a Roma per due date, questa volta all’aperto, dopo il concerto all’Auditorium Pio di due anni fa. Il tour si chiama Uncertain Times, titolo a dir poco indovinato, che riflette bene la consapevolezza di una band che - a ben quarantanove anni di distanza dalla sua prima line-up - si muove in un contesto diverso, all’interno del quale sarebbe lecito sentirsi estranei.
Ma i King Crimson sono della materia di cui si compone il granito, sono una macchina del suono in continua evoluzione, che non si è mai interessata alle mode culturali e riescono a ritagliarsi un posto sempre e comunque in ogni luogo, in Europa, in Giappone, negli U.S.A. C’è una grande attesa in città le due date sono praticamente sold out da diversi giorni e si avverte fra il pubblico un fremito, un emozione profonda non appena il double quartet dei King Crimson si presenta sul palco della Cavea dell’Auditorium. Sì, un “ quartetto doppio”, composto da ben otto musicisti sul palco che rispondono ai nomi di Sua Maestà Robert Fripp , chitarra elettrica, Jakko Jakszyk, chitarra e voce, Mel Collins , flauto e sax tenore, Tony Levin , al basso , Pat Mastelotto , percussioni, Gavin Harrison, percussioni, Jeremy Stacey, percussioni e tastiere e Bill Rieflin , mellotron e tastiere. Una vera e propria orchestra, la migliore che possa attualmente schierare una band di Rock Progressivo, genere musicale di cui sono i prototipi, una musica che all’epoca, nel 1969, si chiamava semplicemente underground e che accendeva le menti e accompagnava i sogni di una intera generazione.
Roma, 22 Luglio 2018, ore 21,00
Il concerto si apre con una lunga sezione percussiva semplicemente impressionante di cui si incaricano i tre batteristi presenti in contemporanea sul palco. Seguono brani ripescati da In The Wake of Poseidon e da Lizard, due album che appartengono a un lontano passato, i cui brani non sono mai stati eseguiti dal vivo in tempi recenti. Sorprende il fatto che canzoni come “Cirkus”, “Peace: An End” e “Cadence And Cascade” suonino ancora incredibilmente moderne e attuali. E’ il momento di “Epitaph”, una ballata cadenzata, con quel suo incedere drammatico, con un testo scritto nel 1969 ma che si rivela quanto mai profetico, se solo proviamo a guardarci intorno. C’è molta voglia in Jakko di essere Greg Lake, il paragone è impossibile, ma l’esito è assolutamente pregevole: una melodia malgrado tutto sognante, incorporata in una sezione ritmica rispettosa e attenta a non strafare, pronta ad esplodere poi nel crescendo finale. Il Re Cremisi però cambia subito registro e ordina il diluvio con l’esecuzione di lunghe suite elettriche perforanti e nervose, solo strumentali, ma ricche di ritmo e di passaggi armonici diversi come “Easy Money” e “Larks Tongues In Aspic”. Subito dopo arriva l’incanto di “Moonchild”, una delicata ballata psichedelica entrata nella storia, che sfocia nel suo naturale estuario di “In The Court Of The Crimson King”, da brividi, epica e lancinante, con mellotron e tastiere che inseguono ora la chitarra di Fripp ora il sax di Mel Collins. Dopo circa venti minuti di pausa, i King Crimson tornano sulla scena per la seconda parte dello show, impreziosita da una esecuzione di “Starless” assolutamente magnifica, che mette in evidenza il dialogo incessante fra due strumenti solisti come il sax di Mel Collins e la chitarra di Robert Fripp. Il finale è riservato ad una lacerante versione di “21st Century Schizoid Man”, l’inno generazionale della band, che fu allora il primo punto di incontro fra gli stilemi di un Rock ancora nascente e l’improvvisazione tipica del “free jazz”
SET LIST Hell Hounds of Krim ( 'Drum Sons go Rome') Neurotica Cirkus Lizard (Bolero, The Peacock’s Tale) Epitaph Easy Money Larks' Tongues in Aspic, Part Two Peace: An End Pictures of a City Cadence and Cascade Moonchild The Court of the Crimson King Second Set Devil Dogs of Tessellation Row Discipline Indiscipline Radical Action (To Unseat the Hold of Monkey Mind) Radical Action II Level Five Suitable Grounds for the Blues Starless Encore 21st Century Schizoid Man
Roma, 23 Luglio 2018 , ore 21,00
La macchina del suono ha oliato i suoi ingranaggi e si ripresenta in scena ancora più determinata e potente. I King Crimson entrano subito nel vivo del discorso con la ritmica ventrale del basso di Tony Levin e le chitarre frenetiche di Fripp e di Jakko in evidenza, mentre il suono percussivo , in controtempo, delle batterie non fa altro che marchiare a fuoco i passaggi armonici inquieti di “Larks Tongues in Aspic”. Se ieri sera “Lizard” e “In The Wake Of Poseidon” erano stati gli album oggetto di studio e di nuova proposta, questa sera tocca a Red, un album troppo spesso sottovalutato, e a Island, meraviglia delle meraviglie. Le note sospese, così maledettamente nervose, e il lungo fraseggio incessante fra chitarre e sax che caratterizza “One More Red Nightmare” riempiono la prima parte dello show. Indovinata anche l’esecuzione di una ballata onirica e struggente come “Fallen Angel”, rimasta troppo tempo fuori scaletta negli ultimi live dei King Crimson, un brano che precede una versione capolavoro di “Islands”, ultimativa, sofisticata, magnetica, affidata al sax di Mel Collins, che diffonde in cielo note rarefatte mentre il pubblico ascolta in un silenzio assoluto, che è frutto di una profonda emozione. Il brano dura oltre i 12 minuti e sul finale lascia spazio alle percussioni e la chiave ritmica comincia a pretendere un suo spazio che si mette in relazione dinamica con il “refrain” melodico del brano che riemerge di continuo nella notte. Un assoluto, una leggenda, accolta dagli applausi di quanti si alzano in piedi, rispettosi e commossi. “Altro che lo show di Roger Waters” esclama Ottavio, seduto accanto a me “Questi sono signori musicisti, che non ingannano la gente con fasci di luce, video ed effetti speciali, ma sanno suonare!”. Seguono le improvvisazioni frenetiche di “Indiscipline” e di “Level Five” prima di tornare nuovamente ai classici, e mi riferisco al binomio “Moonchild” e “In The Cort Of the Crimson King”, seguito nel finale da quella ballata notturna che prende il nome di “Starless”, che ci permette ancora una volta di mettere sulla stessa frequenza l’impalpabilità dell’anima e le esigenze della mente
SET LIST Larks' Tongues in Aspic, Part One Cirkus Lizard Epitaph One More Red Nightmare Red Fallen Angel Islands Larks' Tongues in Aspic, Part Two Second Set Drum Sons of the Unconditioned Realms Indiscipline Moonchild The Court of the Crimson King Radical Action (To Unseat the Hold of Monkey Mind) Radical Action III Level Five Peace: An End Starless Encore 21st Century Schizoid Man
Articolo del
24/07/2018 -
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